Marchionne riporta gli operai agli anni 50

19 Apr 2015

“Si tratta del compimento di quanto avviato a Pomigliano nel 2010: la fine del contratto nazionale. La replica di Maurizio Landini alla nuova politica retributiva inaugurata dalla Fca di Sergio Marchionne, e sancita ieri con un verbale di intesa siglato con Fim, Uilm, Fismic e Ugl, è netta. Il rischio è il ritorno agli anni 50, con l’aggravante di favorire il contratto aziendale e, di conseguenza, il sindacato aziendale.

“Si tratta del compimento di quanto avviato a Pomigliano nel 2010: la fine
del contratto nazionale”. La replica di Maurizio Landini alla nuova
politica retributiva inaugurata dalla Fca di Sergio Marchionne, e sancita
ieri con un verbale di intesa siglato con Fim, Uilm, Fismic e Ugl, è
netta. Il rischio è il ritorno agli anni 50, con l’’aggravante di favorire
il contratto aziendale e, di conseguenza, il sindacato aziendale. Ieri, i
sindacati che sono d’’accordo con Fca hanno commentato aspramente le
posizioni del segretario Fiom, sostenendo che non è vero che gli aumenti
legati ai risultati siano sostitutivi del salario di base.
Perché l’’accordo che propone Marchionne è per lei così negativo?
Perché è la conferma che è definitivamente cancellato il contratto
nazionale e i due livelli di contrattazione. Si completa il disegno
cominciato nel 2010 e si sancisce che il salario è totalmente variabile e
non incide, come avviene negli aumenti contrattati nazionalmente, sulla
paga base, su Tfr, ferie, scatti. È un bene che finalmente si parli di
possibili aumenti salariali anche in Fca, dove si guadagnano 750 euro
l’’anno in meno rispetto al contratto dei metalmeccanici, mai sindacati che
aderiscono alla proposta di Marchionne devono essere consapevoli che stanno
accompagnando il processo di cancellazione del contratto nazionale.
Perché dice che ci sarà un congelamento del salario di base?
Da quello che abbiamo letto, visto che siamo stati esclusi dal confronto,
la novità assoluta è che il salario è variabile e le cifre sono ipotetiche.
In tutti i contratti ci sono degli aumenti contrattati che vanno a incidere sui vari istituti della retribuzione, come ferie, indennità, Tfr. Questa
proposta, unilaterale, introduce una logica che prima non c’’era: il salario
si contratta da una sola parte, in azienda.
I lavoratori non potrebbero guadagnarci?
La prestazione di chi lavora è fissa, ed è stata aumentata con
l’’abolizione della pausa di dieci minuti e la saturazione dei tempi di
lavoro. In Fca si lavora di più e per più tempo ma alla fine, quell’’ operaio che va a lavorare tutti i giorni, non sa se avrà un aumento o no, perché gli aumenti fissi non ci saranno più. Deve sperare che le cose vadano bene. Se le cose andranno male si dovrà accontentare di 330 euro lordi l’’anno, che sono 25 euro al mese., perché gli aumenti fissi non ci saranno più. Deve sperare che le cose vadano bene.
Se le cose andranno male si dovrà accontentare di 330 euro lordi l’’anno, che sono 25 euro al mese.
Che c’entra Pomigliano?
Per Marchionne si tratta di realizzare oggi quello che voleva fare nel 2010. Già allora c’’era una strategia precisa: uscire da Confindustria,
avere un unico contratto con una politica retributiva coerente. Ha ragione
la Fismic quando dice che finalmente è prevalso il modello Fismic-Fiat
contro quello di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil firmatari di un accordo
in cui si diceva che i livelli contrattuali dovevano restare due: uno
nazionale e uno aziendale.
Cambiano quindi le relazioni sindacali?
Si conferma un dato vero da cento anni a questa parte: quando si muove
qualcosa in Fiat questa ha influenza nel Paese. Vedo che ci sono sindacati
confederali che applaudono alla cancellazione del contratto nazionale.
Allora chiedo: se altre aziende vogliono fare come Fca, cosa gli diranno?
Alla fine degli anni 50, quando alla Fiat nacque il Sida, poi divenuto
Fismic, fu l’allora segretario della Cisl, Giulio Pastore, che disse che la
Cisl non avrebbe mai firmato un contratto aziendale sostitutivo del
contratto nazionale perché altrimenti il principio su cui si era costruito
il sindacato confederale non sarebbe più esistito. Ci vorrebbe quella coerenza.
Sia Confindustria che Federmeccanica plaudono alla proposta Fca.
La Confindustria, nello stesso documento che ha ispirato il Jobs Act di
Renzi, chiedeva che un’’azienda possa scegliere se applicare il contratto
nazionale o aziendale. Come si vede, si erano portati avanti.

Cosa devono fare Cgil, Cisl e Uil?
La Cgil ha dichiarato in modo preciso che c’’è un elemento di
contraddizione nella proposta della Fca. Dovrebbero chiarire cosa pensano
davvero quelli che hanno firmato l’’intesa, cioè Cisl e Uil e che hanno
anche firmato l’’accordo con Confindustria. Hanno deciso che non c’’è più il
contratto nazionale?
In un’intervista al Foglio, Susanna Camusso l’’ha criticata per non aver
firmato  il contratto Fiat dopo il referendum di Pomigliano. Cosa risponde?
Quella è una discussione che abbiamo fatto allora e allora dicemmo che in
quei referendum erano stati messi in discussione dei diritti indisponibili. Trovo singolare che si tirino fuori problemi già discussi con posizioni comuni tra Cgil e Fiom. Quello che è successo in Fiat ha portato tutta la Confindustria a mettere in discussione il contratto
nazionale. Mi sembra si stia avverando quanto la Fiom diceva allora.
Cosa proponete?
Che in Fca ci sia un problema salariale è evidente. Chiederemo quindi che
ci siano gli aumenti certi in paga base a partire dai 750 euro di scarto
con il contratto metalmeccanici. In secondo luogo, bisogna riunificare i
contratti: 280 contratti diversi sono una follia. Servono alcuni grandi
contratti, come l’’industria e fare in modo che i lavoratori possano
liberamente votare. E poi, bisogna chiedere al governo di defiscalizzare
non gli aumenti legati agli utili o alla produttività ma gli aumenti dati a
tutti i lavoratori nei contratti nazionali.
Chiederà un incontro a Marchionne?
L’’ho sempre fatto e lo confermo.

  Il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2015

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