Regalo ai grandi evasori, il governo ci riprova

09 Apr 2015

Ora il Fisco ha quattro anni per perseguire gli evasori, ma se c’è una denuncia penale il tempo raddoppia. Nel Def si legge però che questa va presentata entro i quattro anni, altrimenti decade tutto. Una norma che spaventa l’Agenzia, e che il decreto di Natale applicava addirittura ai procedimenti in corso: “Creerà un buco di 15 miliardi”. Questo se si resta allo “spirito originario”.

RegaloRicordate la “salva Silvio”? Sul fisco il governo potrebbe ripartire grosso modo da lì. Dopo mesi di silenzio, ricompare una traccia. Quella infilata in poche righe del Programma nazionale di riforma allegato al Def (Documento di economia e finanza), che delinea il “cronoprogram – ma” dei prossimi mesi. Vi si spiega che la mano da usare con gli evasori non diventerà pesante dopo la clamorosa retromarcia del decreto di Natale anzi, il nuovo testo recupererà “lo spirito originario che lo aveva ispirato”.

BREVE PROMEMORIA. Il 24 dicembre, il governo approva il decreto attuativo della delega fiscale, quello “più importante”, per usare le parole di Matteo Renzi. Il premier in conferenza stampa spiega che gli articoli del testo “sono stati letti uno per uno” in Consiglio dei ministri.   Poi però si scopre che tra questi ce n’è uno che salva chi evade o froda le imposte sotto il 3 per cento del reddito imponibile dichiarato (la “Salva Berlusconi”), insieme a un’altra manciata che  svuota la frode fiscale fatta attraverso strumenti finanziari complessi come i derivati (la “Salva banche”) e cancella il raddoppio dei tempi di accertamento dei provvedimenti, anche quelli in corso (“causerà un buco da 15 miliardi”, denunciò l’Agenzia delle Entrate). Tutta roba che non compariva nella versione originale stilata al Tesoro, che quelle norme le aveva cassate. Il testo è stato poi ritirato subito dopo aver scoperto che avrebbe cancellato la condanna per frode fiscale dell’ex Cavaliere. Entro settembre bisogna vararne uno nuovo.

TORNIAMO al testo. Vi si legge che il governo interverrà nuovamente sulle sanzioni penali, ridefinendo “il rapporto tra gravità dei comportamenti e sanzioni comminate secondo un criterio più stretto di proporzionalità, nello spirito originario che aveva ispirato il decreto”. In quel testo, le soglie massime di non punibilità penale per l’evasione di tasse e Iva venivano triplicate, portandole da 50 a 150 mila euro. Una mossa che avrebbe di fatto cancellato un processo su tre, e portato all’archiviazione di circa ottomila fascicoli aperti presso le Procure. Ma la proporzionalità è anche nella norma del 3%, una soglia “parametrata”sotto il quale evadere o frodare il fisco non è più reato. L’ipotesi più gettonata è che almeno questa rimanga per l’evasione, escludendo il reato di frode. Senza un tetto massimo, però, si rischia un regalo non da poco per i grandi evasori. Dove invece le idee sono chiare è sull’“abuso del diritto”, cioè le operazioni che, pur nel rispetto formale delle norme, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti per le imprese.

Qui il governo mette nero su bianco che verrà “unificato all’elusione fiscale”, sottraendolo di fatto alla rilevanza penale (restano le sanzioni amministrative), proprio come era previsto nel decreto di Natale. Un provvedimento che Confindustria chiede da tempo a tutela delle imprese – specie quelle che provano in ogni modo ad abbattere i costi fiscali – ma che potrebbe essere usata anche dalle multinazionali nei

procedimenti aperti dalle procure, come quelli che riguardano Google e Apple a Milano.   Il procuratore aggiunto Francesco Greco aveva fatto sapere di essere preoccupato dallo schema del decreto per “il contrasto che si potrebbe creare tra frode fiscale e abuso del diritto: perché io non ho mai visto un caso di abuso del diritto che non fosse fraudolento”. Per l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, “depenalizzare le frodi “depenalizzazione completa dell’elusione”: “È come dire che le grandi imprese possono evadere sempre”. Ma il Def è chiaro: “Sarà disciplinato con l’obiettivo di tutelare i diritti del contribuente, non di difendere le pretese di accertamento dell’amministrazione finanziaria”.

L’ALTRO capitolo spinoso è sui tempi d’accertamento. Ora il Fisco ha quattro anni per perseguire gli evasori, ma se c’è una denuncia penale il tempo raddoppia. Nel Def si legge però che questa va presentata entro i quattro anni, altrimenti decade tutto. Una norma che spaventa l’Agenzia, e che il decreto di Natale applicava addirittura ai procedimenti in corso: “Creerà un buco di 15 miliardi”. Questo se si resta allo “spirito originario”.

 

il Fatto Quotidiano,  9 Aprile 2015

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