La politica italiana ha un disturbo bipolare

30 Mar 2015

Michele Ainis

Nel 1994 il bipolarismo nasce zoppo. Sia per la presenza di terze forze (il Patto per l’Italia, che si presenta come un polo di centro). Sia perché Berlusconi costruisce due alleanze distinte: il Polo della Libertà (con la Lega) al nord, il Polo del Buon Governo al sud. Ma la creatura – diventando adulta – peggiora il suo difetto fisico, anziché attenuarlo. Diventa un bipolarismo muscolare. Prima conflitti nelle coalizioni, poi conflitti nei partiti, sicché al nemico esterno s’aggiunge il nemico interno (l’area Fitto in Forza Italia o la minoranza del Pd). E dalle forze politiche la contrapposizione s’allarga alle stesse istituzioni: guerre fra potere esecutivo e giudiziario, guerre fra lo Stato e le Regioni, che procurano un gran daffare alla Consulta.

Bipolarismo

Il nostro paese non ama i sistemi con due partiti che si fronteggiano. Piuttosto ne preferisce uno solo. Ed è questo il rischio creato dall’Italicum  Il bipolarismo è il sogno infranto della Seconda Repubblica. Nella Terza, rischia di diventare  un incubo. Eppure i sistemi bipolari custodiscono molteplici virtù. Perché rafforzano il potere  decisionale del governo. Favoriscono l’alternanza. Comprimono la spesa pubblica, insieme alla  pressione fiscale. E soprattutto restituiscono lo scettro ai cittadini, permettendo l’investitura popolare dei governi.

E alle nostre latitudini? Nel 1994 il bipolarismo nasce zoppo. Sia per la presenza di terze forze (il Patto per l’Italia, che si presenta come un polo di centro). Sia perché Berlusconi costruisce due alleanze distinte: il Polo della Libertà (con la Lega) al nord, il Polo del Buon Governo al sud. Ma la creatura – diventando adulta – peggiora il suo difetto fisico, anziché attenuarlo. Diventa un bipolarismo muscolare. Prima conflitti nelle coalizioni, poi conflitti nei partiti, sicché al nemico esterno s’aggiunge il nemico interno (l’area Fitto in Forza Italia o la minoranza del Pd). E dalle forze politiche la contrapposizione s’allarga alle stesse istituzioni: guerre fra potere esecutivo e giudiziario, guerre fra lo Stato e le Regioni, che procurano un gran daffare alla Consulta.

Senza dire del trasformismo: cominciò Bossi con il “ribaltone” del 1994, in questa legislatura sono già quasi 200 i parlamentari che hanno cambiato gruppo. Fenomeno sconosciuto, ai tempi della prima Repubblica; ed è un paradosso che si sia manifestato proprio mentre il bipolarismo prometteva di rafforzare il potere degli elettori sugli eletti.   Morale della favola: stavamo meglio quando stavamo peggio. E il bipolarismo funzionava quando  non c’era ancora. Infatti dal 1946 al 1964 abbiamo registrato un bipolarismo tra Centro e Sinistra.  Dal 1964 in poi l’ingresso del Psi al governo introdusse un bipolarismo tra Centro-Sinistra e  Sinistra. Quindi con il proporzionale il sistema politico s’atteggiava in modo bipolare, con il maggioritario è diventato multipolare. Succede d’altronde anche in Germania, dove il bipolarismo fra Cdu e Spd non è mai stato frenato dal proporzionale. E all’inverso sta succedendo in Gran Bretagna, dove il maggioritario non impedisce la frammentazione, come ha documentato Philip  Stephens nel numero scorso de “l’Espresso”.

Da qui tre conclusioni. Primo: può ben darsi un sistema bipolare pur in presenza di una legge elettorale proporzionale. Secondo: non è la legge elettorale che determina il sistema politico, bensì l’opposto. Terzo: noi italiani tendiamo a sopravvalutare le risorse dell’ingegneria istituzionale. Ma i congegni elettorali non possono plasmare la storia delle nazioni, la loro cultura. E la nostra storia è questa: possiamo accomodarci su un monopartitismo (ci è accaduto nel ventennio fascista), non accetteremo mai un sistema bipartitico. E un sistema davvero bipolare?

Dipenderà dalla riforma costituzionale, più che da quella elettorale. Fin qui abbiamo praticato un bipolarismo imperfetto con un bicameralismo perfetto. Ecco perché dobbiamo sbarazzarcene, se desideriamo un bipolarismo stabile. Non a caso sia i due governi Prodi, sia i vari governi Berlusconi, sia lo stesso esecutivo Renzi hanno sempre vissuto il Senato come una fossa dei leoni. Eliminando la doppia fiducia, s’eliminerebbe al contempo la principale minaccia che ha fin qui incontrato il sistema bipolare.

Tuttavia, se il bipolarismo è figlio legittimo della Costituzione più che della legge elettorale, c’è da aggiungere che quest’ultima è pur sempre in grado d’uccidere il bambino in culla. E l’Italicum?

Quali effetti ne derivano sulle sorti del nostro bipolarismo claudicante? Il rischio è che alla fine della giostra sopravvivano un polo e una poltiglia. Perché la nuova legge premia la maggioranza, ma non incentiva la formazione d’una minoranza forte, né tantomeno coesa. Anzi: con una soglia di sbarramento al 3% la disincentiva. Sicché l’Italicum alleva un sistema monopolare, se non monopartitico. Magari potremmo uscirne fuori confezionando un premio di minoranza (per il partito sconfitto al ballottaggio), oltre al premio di maggioranza. Altrimenti, senza bipolarismo, ci rimarrà soltanto un disturbo bipolare.

Corriere della Sera,   29 Marzo 2015

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