Il nostro compito è riempire un vuoto di democrazia

VuotoCaro Landini,

in questi giorni a Torino si svolge una serie d’incontri sui maggiori problemi delle società democratiche. Devo esserci. Desidero dire a te e ai tanti che, invece, saranno a Roma: molto ci si aspetta dal risveglio della nostra società che è stata messa ai margini e oscurata in questi anni di destrutturazione del nostro sistema di relazioni economiche e sociali. Avrete modo di discutere come e perché è avvenuto questo distacco di tanta parte del nostro Paese, la parte più debole e vulnerabile, quella che soprattutto avrebbe bisogno di presenza, visibilità e rappresentanza nelle istituzioni politiche. Tutti noi, di fronte a politiche industriali che esibiscono innovazione e crescita mentre producono disoccupazione e sotto-occupazione; di fronte al dilagare di sistemi di corruzione che svuotano dall’interno la legalità e la democrazia; di fronte alla totale assenza di parole politiche su un futuro di giustizia per la nostra società; di fronte a mutamenti della Costituzione che mirano alla concentrazione del potere in poche mani; tutti noi, dicevo, quante volte ci siamo chiesti e ci siamo sentiti chiedere: che fare? E ci siamo sentiti impotenti.

Questa manifestazione deve dare una prima grande risposta, alla quale altre seguiranno, in un percorso organizzato di partecipazione politica e di risveglio democratico. Moltissimi si aspettano molto. Non fermiamoci e non lasciamo che altri ci fermino. Non dividiamoci sulla questione: coalizione sociale o partito politico. Questa è una mobilitazione delle debolezze che, insieme, vogliono e possono diventare forza e, così, fare breccia nelle oligarchie che dominano il mondo della politica e dell’economia. Chi potrebbe sostenere che un risveglio democratico non sia urgente anche nel nostro Paese? Chi potrebbe sostenere che non c’è necessità di riprendere in mano la nostra politica, espropriata da tecnocrazie irresponsabili nazionali e sovranazionali?

Il nostro compito è riempire un vuoto di democrazia. In un mondo normale, i partiti politici si porrebbero in ascolto, accoglierebbero con favore le voci che chiedono d’essere rappresentate, ne trarrebbero alimento per la loro stessa azione. Non devono servire – secondo la Costituzione – come strumento di partecipazione alla politica nazionale? Non rischiano di essere, invece, strumenti di esclusione? La diffidenza e, talora, l’ostilità con la quale molta parte dell’establishment politico guarda a questa mobilitazione sono la prova più evidente della sua necessità. Tanto più la contrastate – si potrebbe dire – tanto più dimostrate che è necessaria.

Buon lavoro! Unità, studio ed entusiasmo.

Gustavo Zagrebelsky

 

 

13 commenti

  • Quando Zagrebelsky parla della necessità di ‘ riprendere in mano la nostra politica, espropriata da tecnocrazie irresponsabili nazionali e sovranazionali e di riempire un vuoto di democrazia ‘, fa capire che c’è stato – evidentemente – un tempo in cui la politica era nelle nostre mani e la democrazia non accusava lo spaventoso ‘ vuoto ‘ dell’ ultimo scorcio del secolo passato e di questo nichilistico e triste inizio degli anni duemila. Un tempo ‘ pieno ‘ di ideali – anche qui, nazionali e sovranazionali – di progetti, di speranze, di passioni, di partecipazione. Credo, per averlo vissuto, anzi, per esserne stato segnato in modo decisivo, che si sia trattato certamente di un tempo ‘ ideologico ‘, impegnato più nella rivendicazione che nell’ esercizio e nella cura dei diritti, eppure, quella stagione di confronto-scontro tra ideologie ha consentito a molti Paesi, tra i quali il nostro, di fare ‘ l’ esperienza della democrazia ‘ che è , per sua natura, progettuale, includente, progressista. Senza nostalgia alcuna, ma anche senza frettolose archiviazioni di forme associative ( i partiti ) che sono riusciti ad attrarre e mobilitare – non solo come passivi elettori – milioni di persone appartenenti a classi diverse, è più che mai indispensabile che quelle quattro parole con le quali Zagrebelsky conclude il suo saluto a Landini – lavoro, unità, studio ed entusiasmo – tornino ad essere il grande collante per questa nostra società ‘ destrutturata ‘ e ormai priva di una sua precisa identità progettuale . Una società in cui il lavoro e lo studio non sono più diritti nobilitanti ma privilegi che asserviscono e non liberano le minoranze che vi possono accedere. Anzi, le dividono profondamente, al loro interno, privandole di quell’ entusiasmo che può scaturire solo dalla coltivazione dei grandi principi ideali della prima parte della nostra Costituzione e da una coerente, rigorosa, prassi di condivisione solidale.

    Giovanni De Stefanis, LeG Napoli

  • Siamo agli inizi di un possibile risveglio democratico, ma così necessario che sembra quasi che la storia stessa stia bussando alle nostre coscienze per reclamarlo, rivendicando il suo ruolo, che la pubblicità e il conformismo non possono zittire. E’ un’espressione metaforica sì, ma non esagerata: siamo già in un altro capitolo, in movimento, non definito, della nostra storia, che possiamo assecondare, ripensandone ogni aspetto, con mente aperta, libera e, mi si scusi l’ardire, intelligente, con tutto l’ impegno che questo comporta, o subendolo. “Risveglio”, nel significato che aveva il “great awakening” americano del primo Settecento, come i contemporanei e i precedenti revivals spirituali inglesi e tedeschi, voleva dire, oltre all’ ambito religioso in cui si esprimeva, acquisizione di consapevolezza e di conoscenza, certo non per postulare altri partiti, sgranare pallottolieri elettorali, insistere su pretestuosi dilemmi burocratici a fronte delle evidenze clamorose della corruzione, della speculazione, dello sfruttamento cieco di ogni risorsa vitale, adesso come allora (Buffon già denunciava l’immane deforestazione che si stava abbattendo nei paesi europei per gli usi industriali e il riscaldamento domestico), ma per dare linfa a quel epocale movimento che confluirà nella Rivoluzione Americana, Francese, e nella moderna concezione politica.

  • Sono completamente d’accordo. In modo molto modesto ha sostenuto Landini il 26 u. s. con la seguente lettera.
    Caro Landini,

    ai primi del ’900 Francesco Saverio Nitti dichiarò: “Si può affermare in tutta onestà che a Napoli il più grande e più pericoloso camorrista sia sempre stato il Governo”. Il che vuol dire che a quell’epoca i principali responsabili della estesa illegalità pubblica erano le alte autorità dello Stato.
    Poco è cambiato. Uno dei costituenti più illuminati, Giuseppe Dossetti, aveva presentato alla Commissione per la Costituzione la seguente proposta, così formulata nel II comma dell’art. 50 del progetto di Costituzione: “Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”. Benché non approvato dall’Assemblea, ritengo che quel principio sia immanente nella Costituzione.
    Forse prevedendo l’infedeltà del legislatore repubblicano, il presidente dell’Assemblea costituente, Umberto Terracini, il 27.12.1947, con queste parole avvertiva il popolo: “L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore.”
    Il parlamento repubblicano, invece, dopo aver recepito l’ordinamento autoritario monarchico, non dimostrò alcuna intenzione di depurarlo dalle innumerevoli norme incostituzionali, anzi ne immetteva di continuo, al punto che il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, oggi presidente del Senato, dichiarava: “Oggi sembra di assistere alla presenza di una rete criminale in cui c’è uno scambio di favori talmente complicato che non rientra nei nostri modelli giuridici, in particolare nel nostro modello di reato di corruzione”.
    La diffusa illegalità pubblica dei nostri tempi conferma la validità autoritaria del sistema elaborato dai consiglieri giuridici del Re. Nel mio saggio “La Repubblica del privilegio e del malaffare” osservavo:
    “I provvedimenti illegittimi (legislativi ed amministrativi), se non contestati dalla società civile, aprono la strada ad uno stato autoritario e criminale, sia perché i membri dell’oligarchia si alleano, per raggiungere i propri ignobili interessi, con elementi della malavita, sia perché un’amministrazione corrotta è costretta, di fatto, ad abbandonare le istituzioni al controllo della criminalità organizzata. Quel pericolo potrà essere scongiurato soltanto da una società civile perennemente vigile …
    Ma, benché le organizzazioni della società civile in Italia siano circa 86.000, i rapporti con il potere legislativo e con quello esecutivo sono tenuti, nell’interesse della collettività, quasi in via esclusiva dai partiti e, in minor misura, dai sindacati, con esclusione di tutti gli altri movimenti ed organizzazioni. A una maggiore o minore partecipazione dei cittadini alle associazioni della società civile corrisponde una maggiore o…

  • Ancora più spaventoso è il vuoto di giustizia (si vedano le ultime clamorose assoluzioni) di cui questo signore non parla mai. Cioè non parla mai della trave che ha negli occhi…esattamente come fa la casta a cui appartiene.
    E’ tutto dire: sostenuto dai grillettari (i neonazi del XXI secolo), ora si accoda, per disperazione e invidia, al Partito comunista ‘sociale’ di un tal Landini (un altro che non fa mai il suo mestiere e dà la colpa sempre agli altri: l’eterno vizio del sinistrume).

  • Grazie al nostro Presidente Onorario per queste parole che dovrebbero aprire la fase di impegno di ciascuno di noi per portare alla luce, e chiedere che la Coalizione Sociale ne faccia un momento di vera mobilitazione nazionale, i temi sui quali è oggi terribilmente urgente un risveglio E UNA MOBILITAZIONE della cittadinanza.
    Lasciando a voci più autorevoli ed esperte il tema bruciante della più brutta concepibile riforma costituzionale in atto, vorrei chiedere che LeG lanci una grande manifestazione nazionale sul più urgente di questi temi – urgente almeno in relazione all’irreversabilità delle immense dissipazioni e distruzioni in atto sotto i nostri occhi. Ci vuole, contro lo Sblocca-Italia e la continuazione delle Grandi Opere del sistema Incalza e non solo di quello – A ESCLUSIONE SOLO DELL’EXPO su cui almeno c’è stata e c’è una presa di coscienza – un’azione dimostrativa, preparata mediante la documentazione visiva di tutti gli scempi in atto (con convocazione a parlare dei pochi giornalisti che qualcosa hanno detto e mostrato: Gabanelli, Stella, Rizzo, Sansa etc. ) e naturalmente di coloro che da anni si battono su questo, da Settis a Montinari agli altri autori del documento Rottama-Italia, facilmente reperibile in rete. E contestualmente ci vuole un programma alternativo di demolizione di ciò che si può ancora demolire e riscatto di ciò che si può riscattare, recupero, finanziamenti all’agricoltura etc. Ma che oggi si parli della “bellezza” italiana, come se niente fosse, è come assistere a uno stupro di gruppo sanguinoso, brutale, sadico e seriale di una bella donna, e mettersi lì a guardare commentando sulla sua bellezza. E’ un atteggiamento moralmente peggiore di quello dei violentatori.

  • Un intervento profondo ed efficace. L’opinione pubblica ha saputo mobilitarsi anche in tempi abbastanza recenti, come nei referendum del 2011. E proprio questo ha spaventato le oligarchie e i poteri forti. Ritroviamo quel mix di tensione ideale e obiettivi concreti, in un orizzonte di partecipazione popolare. E’ la ricetta giusta.

  • “Ma che oggi si parli della “bellezza” italiana, come se niente fosse, è come assistere a uno stupro di gruppo sanguinoso, brutale, sadico e seriale di una bella donna, e mettersi lì a guardare commentando sulla sua bellezza”.

    Ma una che scrive una frase del genere (“stupro di gruppo sanguinoso, brutale, sadico e seriale”) che cosa ne può mai sapere della ‘bellezza’?
    Non è piuttosto una che ‘vive’ di parole, ‘masticando’ parole, ‘sognando’ parole?
    E’ in realtà solo apologia dell’osceno.
    Cavete a scribis!

  • Gustavo Zagrebelsky e Roberta De Monticelli non hanno certo bisogno di difensori d’ ufficio. E’, comunque, sorprendente che ci sia chi – mostrando una strana predilezione per il sito di Libertà e Giustizia – approfitta dello spazio dedicato ai commenti per insultare, in modo assolutamente gratuito e per nulla arricchente il dibattito, due intellettuali di valore del nostro Paese : presidente onorario, il primo, e membro del consiglio di presidenza di LeG, la seconda. Il sig. Ferretti, il cui eloquio livoroso è a noi tutti ormai ben noto, potrebbe – almeno ogni tanto – lanciare una proposta, darci un contributo qualsivoglia, dirci – per esempio – qual è il suo impegno a favore della bellezza, della legalità, della giustizia sociale, ecc.-In altre parole, cosa fa il sig. Ferretti – oltre a vedere travi altrui – per rimediare ai disastri combinati da ‘ apologhe dell’ osceno ‘ come la De Monticelli, dalla casta’ di cui farebbe parte Zagrebelsky o dal sinistrume di cui farebbe parte Landini ?
    Giovanni De Stefanis, LeG Napoli

  • Per il sig. de stefanis i signori Zagrebelsky e de Monticelli sono come erano i generali sovietici ‘pieni di patacche onorifiche fino all’ombelico’ e simili (ossia ‘intellettuali di valore’, come dice lui).
    Primo: gli ‘intellettuali di valore’ farebbero il loro mestiere, anziché insegnare agli altri che cosa ‘devono’ volere e pensare e come ‘devono’ agire. Cioè, si occuperebbero di ciò di cui capiscono qualcosa o hanno una qualche esperienza ecc.
    Secondo: la de Monticelli ha assistito per caso a uno stupro di gruppo? ha provato per caso l’ebbrezza criminale che descrive? Se sì, è andata a denunciarla nelle debite sedi? Se no, allora di che cosa sta cianfrusagliando? Sta per caso ‘solleticando’ gli ‘istinti bassi’ com’è malcostume diffuso? De Stefanis, che è sicuro di essere uno intelligente, faccia lui stesso le successive ‘deduzioni’: la de Monticelli scrive e parla dappertutto: si studi il suo dizionario… e ne capirà anche i concetti, le vedute, i trattati, i saggi, i volumi, i manifesti, i proclami ecc.
    Terzo: ciò che fanno i giudici (specie quelli della Cassazione) lo sanno tutti, anche le pietre, ma Zagrebelsky and C. non lo sanno, ovvero ‘girano la testa dall’altra parte’ (scientemente) ecc.
    Quarto: io non dico al mio prossimo che cosa deve fare e pensare. Bensì dico continuamente a me stesso: che cosa devo fare? che cosa devo pensare? come devo comportarmi per ‘amare il prossimo mio come me stesso’? ecc.
    Quinto: che la magistratura sia una casta lo sanno anche le pietre, ma non Zagrebelsky and C. (fan compresi: vedi de stefanis)
    Sesto e ultimo: “Pensare”, diceva Pascal, “è la cosa più difficile”: in questo sito sembra invece la cosa più facile. Perciò vi sono intervenuto: per combattere questa idiozia che aumenta il tasso di idiozia nazionale (a cui i guru di turno dànno, come sempre, un contributo determinante). Di Landini mi taccio, non essendo del tutto sicuro che ‘pensi’ realmente quello che dice e fa. Dunque, non mi fido e mi tengo alla larga. Però riconosco/conosco lo ‘stile’.

  • Signor Ferretti, l’inutilità dei suoi interventi è pari solo al tedio che provocano. Deve amare molto rileggersi pensandosi fustigatore del sinistrume. Le auguro, allora, una feconda auto-lettura

  • Illustre prof. Zagrebelsky,

    dal 2009, appena dopo essermi associato a Libertà e Giustizia, che suggerisco in ogni modo consentito, prima sul “forum”, poi sul sito, la via per riportare nelle nostre mani di Cttadini, il destino del Paese.

    Nel tempo, lo stesso prof. Settis trovò ampie assonanze tra il mio suggerimento e il suo libro “Azione Popolare. cittadini per il Bene Comune.”

    Ed è la via che soltanto ora il prof. Rodotà e il sig. Landini ipotizzano: la Coalizione Sociale (io parlavo di Società Civile delle Associazioni più impegnate socialmente).

    Ma a me pare che non sentano l’urgenza dell’azione, pare non avvertano che il tempo lavora a favore del presidente Renzi che, col cambio di ciclo economico vero o presunto, qualche (contro)riforma spacciata come ottimale e l’uso abile e sporegiudicato di ogni strumento mediatico di comunicazione, sposterà consensi a se, al governo e alla maggioranza rendendo sempre più incerto un successo dell’azione di Coalizione Sociale.

    E soprattutto la via in prima battuta non deve essere quella del voto, terreno infido di promesse incerte da campagna elettorale, a cui la Cittadinanza non vuol più credere, dai risultati incerti e conseguenti compromessi obbligati e incoerenti.

    Ma deve essere quella della Democrazia Diretta Propositiva che la Costituzione consente agli artt. 50 e 71, per offrire alla Cittadinanza non promesse, ma progetti di leggi e riforme definiti.

    Ma se vogliamo ottenere risultati, è necessario agire con la massima urgenza! Altrimenti ancora una volta sarà solo testimonianza!

    p.s. sarebbe funzionale un contatore di battute o uno stop alle 3000

  • Questo nostro Paese , ormai indifferente ai gravi mali che lo affliggono , mafie , corruzione , evasione fiscale , perdita della visione del bene comune , subisce la trasformazione in senso presidenzialista di fatto e poco alla volta anche di diritto , stravolgendo i principi a base della Costituzione ; ha perciò un urgente bisogno di risorgere , economicamente , socialmente e moralmente , tramite l’ opera di uomini e donne di buona volontà che con perseveranza contribuiscano a costruire un futuro migliore .

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