Landini: noi l’opposizione che preoccupa Renzi

26 Mar 2015

La piazza di Landini vuole parlare il linguaggio della democrazia. È il filo conduttore in questa fase dice il segretario Fiom al Fatto, parlando della manifestazione di sabato 28 marzo a Roma: Nessuno partecipa, nessuno decide più, noi proviamo a farlo.
La democrazia, nell’intenzione di Landini, riguarda le riforme del governo, mai votate da nessuno ma riguarda anche, la possibilità che le persone partecipino davvero in prima persona e qui si parla dei Coalizione sociale. La democrazia serve anche per la riforma in Cgil aggiunge Landini delineando tre questioni diverse ma collegate.

 La piazza di Landini vuole parlare il linguaggio della democrazia. “È il filo conduttore in questa fase” dice il segretario Fiom al Fatto, parlando della manifestazione di sabato 28 marzo a Roma: “Nessuno partecipa, nessuno decide più, noi proviamo a farlo”.
La democrazia, nell’’intenzione di Landini, “riguarda le riforme del governo, mai votate da nessuno” ma riguarda anche, “la possibilità che le persone partecipino davvero in prima persona” e qui si parla di Coalizione sociale. “La democrazia serve anche per la riforma in Cgil” aggiunge Landini delineando tre questioni diverse ma collegate.
La Fiom punta molto sulla giornata con la prenotazione di 300 pullman. Si tratta, del resto, del primo appuntamento di opposizione a Matteo Renzi dopo l’’approvazione del Jobs Act. Cosa non facile, visto il clima che regna nel paese. “Renzi sarà tentato ad accelerare i suoi progetti di riforma in vista delle Regionali” spiega ancora Landini, e quindi ci sarà da impegnarsi.
AD APRIRE la manifestazione saranno i lavoratori di Fincantieri protagonisti di una vertenza che si era presentata con la richiesta agli operai di mezz’’ora di lavoro gratis e proseguita con i microchip dentro gli scarponi dei lavoratori.
La giornata, però, sarà anche l’’occasione per saggiare sul campo i soggetti della Coalizione sociale. Alcuni dei volti della coalizione si vedranno già negli interventi in piazza del Popolo. Ci sarà, ad esempio, Giuseppe De Marzo a nome della campagna di Libera sul “Reddito per la dignità”, una delle proposte in campo che mira a portare un milione di firme in Parlamento per una legge sul reddito minimo. Ci sarà, in collegamento telefonico dalla Sierra Leone, Gino Strada, e ci sarà Stefano Rodotà, una delle “menti” dell’’ipotesi di Coalizione sociale.
Ci sono poi studenti della Rete della conoscenza, gli insegnanti della scuola pubblica, un’’esponente del movimento per la casa romano, operai e delegati. Una prova di alleanza, da parte della Fiom, perché poi la due giorni che dovrà sancire la nascita della Coalizione si terrà ad aprile, probabilmente nei pressi di Roma. Lì si svolgerà un incontro che Landini immagina diverso dai soliti “tavoli” alla Leopolda: “Penso che stavolta tutti devono discutere tutto, fisseremo alcuni temi e li proporremo a tutti”. Il punto più delicato, però, sarà la “carta d’’identità” della Coalizione stessa, “il chi siamo e cosa vogliamo fare” aggiunge il segretario Fiom. Dalla due giorni si deciderà, probabilmente, la formazione di coalizioni territoriali e l’’indizione di un ulteriore approfondimento a maggio.
Il terzo banco di prova è dato dal confronto interno alla Cgil, dove sta per iniziare una nuova disfida. Susanna Camusso ha fatto sapere che sarà in piazza sabato. Ma sembra che non parlerà dal palco. I timori di fischi della base sembrano tornare d’’attualità.
Convocando la manifestazione, Landini è uscito per primo dallo spaesamento provocato dall’’approvazione del Jobs Act e l’’unico, finora, a proporre un’’iniziativa politica nel senso ampio del termine. Quella sconfitta costituisce un punto chiave nel dibattito sotterraneo della Confederazione che deve discutere del proprio futuro e di come uscire dall’’angolo. Non a caso, nel bocciare la Coalizione sociale della Fiom, la segreteria Cgil ha rilanciato l’’alleanza con Cisl e Uil.
LA PROSSIMA settimana saranno licenziati i documenti per la Conferenza d’’organizzazione che potrebbe trasformarsi in una sorta di congresso non dichiarato. Anche perché, tra i temi in discussione, c’’è la riforma delle modalità di elezione del segretario generale. Camusso terminerà il suo mandato tra tre anni e i vari posizionamenti interni sono già cominciati. Non dichiarati ma solo accennati. Così come è tornato d’’attualità il problema del rapporto con il Pd, e con la sua sinistra, a cui guardano dirigenti di rilievo, membri della segreteria nazionale e segretari di importanti categorie. La sinistra Pd, dal canto suo, si farà vedere anche sabato: Rosy Bindi l’’ha già annunciato e Pippo Civati dice al Fatto che “quest’’anno c’’è una ragione in più per partecipare”. Anche Cuperlo “spera di riuscire” a tornare in tempo da Trieste. In ogni caso,  saranno lì ad ascoltare l’’intervento del segretario Fiom che ormai è anche qualcosa in più.

Il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2015

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