Il giglio costituzionale

25 Mar 2015

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Quando non sa che dire o come rispondere alle accuse di autoreferenzialità e di decisionismo, il presidente del Consiglio e segretario del Pd tira su il ponte levatoio e dall’interno della fortezza attacca con l’arma che preferisce: il disprezzo, l’arroganza, la propaganda che distorce e umilia.
Le sue parole diventano cattive; il suo sorriso, beffardo.
Così, nelle ultime ore, ha fatto una lezione agli studenti della Luiss che resterà nella storia delle “democrature” per l’uso che Renzi ha fatto della

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Quando non sa che dire o come rispondere alle accuse di autoreferenzialità e di decisionismo, il presidente del Consiglio e segretario del Pd tira su il ponte levatoio e dall’interno della fortezza attacca con l’arma che preferisce: il disprezzo, l’arroganza, la propaganda che distorce e umilia.
Le sue parole diventano cattive; il suo sorriso, beffardo.
Così, nelle ultime ore, ha fatto una lezione agli studenti della Luiss che resterà nella storia delle “democrature” per l’uso che Renzi ha fatto della Costituzione italiana: distorcendo il significato dell’attuale Carta e imbrogliando le carte su quella che lui vuole.
Ha spiegato a quei giovani che chi parla di “democratura” riferendosi alla situazione italiana attuale (sostanzialmente Scalfari e Zagrebelsky) compie un’operazione “avvilente”, non si ricorda che chi è legittimato a decidere non è un dittatore ma semplicemente uno che cerca di evitare la palude, e se non decidesse sarebbe un traditore. Poi ha adoprato uno dei soliti argomenti che usava così spesso Berlusconi e ha detto: “Pensate che il presidente del consiglio non può nemmeno revocare uno dei suoi ministri”. Coloro che criticano il suo modo di mettere fine al bicameralismo perfetto non hanno letto gli atti della Costituente: si trattò di fare un compromesso tra chi voleva una Camera e chi ne voleva due. Insomma, “decidere significa governare e governare significa essere in democrazia”.
Per finire si è esaltato recitando i pregi della sua legge elettorale, una legge “che sarà copiata da mezza Europa”. Non so cosa abbiano pensato gli studenti della Luiss, ma dalle loro domande mi pare di aver capito che si aspettavano non un pubblicità della riforma, bensì qualcosa di concreto sulle prospettive per il loro futuro. Meno propaganda e più fatti.
Allora ho pensato: ma chi rappresenta questi ragazzi in Parlamento? Se il premier ci dice che è lui che decide e che gli altri sono lì per eseguire, dove finisce il ruolo di rappresentanza dei cittadini che spetta al Parlamento?
Gaetano Azzariti, che di democrazia se ne intende, ha scritto:”Si finisce per scordare che il Parlamento non serve solo a decidere, ma anche a rappresentare. E’ il luogo dove le diverse visioni politiche devono confrontarsi e il dibattito in pubblico, nelle assemblee, è un modo privilegiato di formazione dell’opinione pubblica consapevole”. Ma Renzi ha fatto sua la richiesta contenuta nel documento della J.P.Morgan del giugno del 2013: la costituzioni nate alla fine del fascismo hanno dei limiti politici, e degli “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti”. Forse un giorno si capirà anche il perché sia stato sacrificato (e abbandonato dai “poteri forti”) in maniera tanto sbrigativa il governo Letta, che pur partecipe di una simile proposta di riforma, non avrebbe avuto la forza di smantellare tutta la seconda parte della Costituzione.
Intanto per ora il problema della rappresentanza si fa sempre più caldo. C’è una gran parte d’Italia, non solo quella che parla di “democratura”, che non si sente rappresentata. Sono folle per ora senza voce, che forse non si rendono nemmeno conto di averla perduta. Per questo la “Coalizione sociale” attorno a Maurizio Landini spaventa la politica tradizionale. Chi se ne intende capisce che il linguaggio del leader della Fiom ha qualcosa di inedito e di nuovo e che il suo progetto ha un senso profondo nell’Italia dei nostri giorni: mettersi insieme per fermare la perdita dei diritti, lavorare insieme con proposte e fare pressione affinchè siano ascoltate.
Ma è difficile, molto difficile, nel tempo del pensiero unico, imposto, come è accaduto a Firenze, anche con la forza del potere. Di questo si è trattato quando, nei giorni scorsi, una storica sede della sinistra fiorentina, il circolo Vie Nuove, non ha concesso i propri locali alla Fiom che aveva indetto una conferenza stampa per annunciare il dibattito che si è tenuto ieri sera con Landini, la presidente dell’Arci nazionale, il coordinatore toscano di Libera e rappresentanti degli studenti. Il diniego si è trasformato in una folla straordinaria di cittadini offesi e desiderosi di ascoltare. Il grande teatro Puccini è stato riempito e così la piazza antistante…c’è sempre un momento che, come dice la storica Dalla Porta, si trasforma in momento di non ritorno.

E allora i cittadini si riconoscono oltre le sigle di appartenenza e i lavoratori oltre le loro sigle sindacali, le associazioni oltre il loro campo abituale di operatività e gli studenti si alzano come a una parola d’ordine per cantare “Bella ciao” e applaudire il partigiano Silvano Sarti, la sua storia lunga novant’anni e la forza delle sue parole.

Il Giglio costituzionale della mia città.

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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