Riforme, il premier alla Luiss: “Deriva autoritaria? Chi fa questo commento è pigro”

24 Mar 2015

Roma – Una difesa del lavoro fatto dal governo e della validità delle riforme istituzionali intraprese, replicando a chi parla di derive autoritarie e di dittature. E’ un Matteo Renzi a tutto campo quello che nel pomeriggio parla agli studenti della Luiss, scegliendo ancora una volta di andare all’attacco.

“Questo è il luogo in cui ci giochiamo il futuro – ha esordito il premier – Oggi abbiamo bisogno di fare una scommessa in questo settore: c’è bisogno di scuola, è la sfida culturale che dobbiamo vincere al tempo del terrorismo. L’Italia dei prossimi 50-100 anni dipenderà dal modello educativo e universitario.

logo luissRoma – Una difesa del lavoro fatto dal governo e della validità delle riforme istituzionali intraprese, replicando a chi parla di derive autoritarie e di dittature. E’ un Matteo Renzi a tutto campo quello che nel pomeriggio parla agli studenti della Luiss, scegliendo ancora una volta di andare all’attacco.

“Questo è il luogo in cui ci giochiamo il futuro – ha esordito il premier  – Oggi abbiamo bisogno di fare una scommessa in questo settore: c’è bisogno di scuola, è la sfida culturale che dobbiamo vincere al tempo del terrorismo. L’Italia dei prossimi 50-100 anni dipenderà dal modello educativo e universitario. Su questo ci giochiamo una delle chance di essere superpotenza mondiale”. E ha ricordato anche le vittime italiane dell’attentato di Tunisi: “E’ una esperienza che tocca il cuore – ha spiegato – incontrare le persone che hanno perso familiari in Tunisia”.

Deriva autoritaria è lasciare il paese nella palude. Il presidente del Consiglio è poi passato a fare alcune riflessioni sul suo esecutivo e sul modello di governo nel Paese:  “Vorrei togliermi qualche sassolino rispetto a chi parla tutti i giorni di deriva autoritaria a proposito del dibattito sulle riforme. Autorevoli pensatori e professori hanno parlato di ‘democratura’, con una crasi tra democrazia e dittatura. Deriva autoritaria è il nome che tali commentatori un po’ stanchi danno alla loro pigrizia. Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore, ma chi è legittimato a prendere decisioni e non le prende, consegna il Paese alla palude. Tradisce la fiducia chi passa il tempo a vivacchiare e a far scorrere i giorni senza che l’Italia abbia le riforme di cui ha bisogno”. E, parlando dell’Italicum ha lanciato una scommessa: “Tra cinque anni la nostra legge elettorale sarà copiata da mezza Europa”. Concludendo che “sono maturi i tempi per cui l’articolo 49 della Costituzione conosca una seria e sana legge di applicazione”, riferendosi alla norma che regolamenta i partiti e i sindacati.

“Governo ha fatto fatto più di quanto ha detto”. Più avanti ha sottolineato “Appena arrivati siamo già il 28mo governo su 63 per quanto riguarda la durata. Siamo in Europa League”. Poi ha aggiunto: “Passiamo per il governo dei comunicatori ma ritengo che il governo non sia stato bravo a comunicare quello che ha fatto. Rovescio l’assunto: il governo ha fatto molto di più di quello che ha comunicato. E questo lo considero un errore clamoroso”. “Chi fa più di quello che comunica nella politica di oggi sta sbagliando tutto perché comunicazione è il modo di entrare in rapporto con i cittadini che sono i controllori, punto di riferimento fondamentale”.  Per poi affermare: “Il modello delle riforme che noi proponiamo è quello della democrazia decidente. L’Italia come luogo dove le cose si discutono e poi si realizzano”.

Centralità della politica e lotta alla corruzione.  Inevitabile il riferimento alle polemiche degli ultimi giorni relative alle vicende che hanno portato alle dimissioni del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, a quelle che vedono esponenti dell’esecutivo indagati e più in generale ai casi di corruzione: “Chi sciupa la parola ‘politica’ rubando, chi spreca denaro e ricorre alla corruzione, noi li mandiamo a casa”, ha ribadito Renzi. Ma “quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, e perdo voti per questo, sto difendendo il principio di Montesquieu”.

“Se consentiamo di stabilire un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni stai dando per buono il principio per cui qualsiasi giudice può, non emettere una sentenza che sarebbe anche comprensibile, ma iniziare un’indagine e decidere sul potere esecutivo”. Non solo: il presidente del Consiglio ha rivendicato “la centralità della politica”, perchè “siamo un Paese in cui i ministri cambiano di anno in anno e i tecnici restano per sempre. Spesso chi comanda è il tecnico perchè ha le informazioni chiuse nel cassetto. Il capo del gabinetto padrone dell’informazione, può orientare la decisione”.

L’Europa si cambia da dentro, non con gli insulti. Parlando poi dell’Europa, il premier ha affermato: “L’Europa ha un sistema di governance che definire allucinante è fargli un complimento. È un sistema che nasce da una grande intuizione che parte da carbone e acciaio, con il buon senso dei padri fondatori, e ora vede una serie di norme e cavilli, la cui rigida applicazione porterebbe alla paralisi”. E ha aggiunto: “L’Europa non si cambia con gli insulti ma mettendosi dentro e cercando di prendere il volante”.

Expo, la presenza di multinazionali è un valore. Replicando, infine, a una domanda di uno studente che ha ricordato la presenza di stand di multinazionali dell’industria alimentare “come Coca Cola e McDonald’s”, all’esposizione milanese, Renzi ha detto “Io considero un valore che anche le multinazionali del cibo scelgano di stare a Expo come luogo di discussione, poi il consumatore è  libero di scegliere”.

www.repubblica.it 23 marzo 2015

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