La segretaria della Cgil: non possiamo fare politica

19 Mar 2015

«Non possiamo fare politica, non dobbiamo andare oltre la rappresentanza del mondo del lavoro», dice lei. «Se non cambiamo profondamente, il sindacato rischia di non farcela. Dobbiamo allargare la nostra rappresentanza a tutte le forme di lavoro anche quelle autonome. Mi riferisco alle partite iva e ai lavoratori autonomi», replica lui. Lei gli chiede di giurare che la manifestazione romana del 28 marzo avrà esclusivamente carattere sindacale. Lui le risponde che l’avrebbe pure fatto, se lei non avesse sollecitato lunedì una presa di posizione della segreteria Cgil che ha il sapore di una scomunica

landini camusso«Non possiamo fare politica, non dobbiamo andare oltre la rappresentanza del mondo del lavoro», dice lei. «Se non cambiamo profondamente, il sindacato rischia di non farcela. Dobbiamo allargare la nostra rappresentanza a tutte le forme di lavoro anche quelle autonome. Mi riferisco alle partite iva e ai lavoratori autonomi», replica lui. Lei gli chiede di giurare che la manifestazione romana del 28 marzo avrà esclusivamente carattere sindacale. Lui le risponde che l’avrebbe pure fatto, se lei non avesse sollecitato lunedì una presa di posizione della segreteria Cgil che ha il sapore di una scomunica. Il duello tra Maurizio Landini e Susanna Camusso andrà avanti per molti mesi. Ieri è partito la mattina presto, con un polemico incontro nella sede di Corso d’Italia, ed è finito solo in tarda serata, con interviste su un quotidiano e a «Ballarò». Interviste da cui si capisce che nessuno dei due contendenti intende fare marcia indietro.
Sarà una guerra senza esclusione di colpi, visto il carattere dei protagonisti. Ma anche un po’ un gioco delle parti: il leader della Fiom a piacimento può qualificarsi come sindacalista oppure come leader politico de facto.La segretaria generale della Cgil può giurare impunemente di non saper nulla della «coalizione sociale», anche se da settimane Landini le aveva spiegato il suo progetto (facendola peraltro molto arrabbiare).
In mattinata Camusso ha ricevuto Landini in Cgil, e gli ha chiesto conto della manifestazione nazionale del 28, indetta dalla Fiom ma «poi offerta» alla «coalizione sociale». Per Landini, «sarebbe utile che la Cgil insieme alla Fiom si attivasse per costruire una coalizione sociale, a partire dall’interesse e dalla disponibilità espressa dai partecipanti alla discussione dello scorso sabato». Per Camusso, invece, «bisogna cancellare qualsiasi ambiguità: è necessario che Landini dica quello che pensa tutta la Cgil, e cioè che noi non diventiamo né i sostituti né i costruttori di nuovi movimenti politici». L’accusa è grave: «il bisogno di politica di Landini non può stravolgere la natura della Cgil». E Camusso chiede a Landini di firmare un documento comune Cgil-Fiom in cui si chiarisce che la manifestazione del 28 marzo a Roma ha «natura sindacale e non politica».
Una nota della segreteria della Fiom – in cui si ribadisce che nessuna struttura sindacale può promuovere formazioni politiche o loro componenti – è il massimo della concessione cui è disposto il leader dei metalmeccanici. Ma la lettera di abiura sul corteo del 28 non è disposto a firmarla. Dalle telecamere di «Ballarò», Landini replica duramente all’accusa di Camusso. «Io non ho nessunissimo bisogno di fare politica – afferma – sto facendo una battaglia per la difesa dei diritti e alla luce del sole. Non voglio fare un partito, ma dare voce a chi non è rappresentato. Faccio quello in cui credo e andrò in fondo» Infine, «la coalizione sociale è per unire il mondo del lavoro in senso ampio, non per fare un partito o per sostituirci alla politica».
Gli replica (indirettamente) Camusso. «Chiedo alla Fiom – spiega ai suoi la leader Cgil – di sciogliere l’ambiguità sulla coalizione sociale. C’è una questione di autonomia del sindacato dalla politica; e poi non si è più sindacato se si punta a rappresentare qualcosa di diverso rispetto al mondo del lavoro», chiamando in causa altri settori sociali. Questo sul versante del programma. Sul versante interno, Camusso dice che il rinnovamento serve. Ma boccia seccamente sia le «primarie sindacali» per eleggere i segretari generali, che la richiesta di Landini di far votare i delegati. Il duello per conquistare la Cgil è solo all’inizio.

La Stampa 18 marzo 2015

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