Falso in bilancio, marcia indietro

01 Mar 2015

Liana Milella

ROMA – È già marcia indietro sul falso in bilancio. Oggi il governo — il Guardasigilli Andrea Orlando — presenta in commissione Giustizia al Senato l’ultimo emendamento partorito in via Arenula, frutto delle estenuanti mediazioni con il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e con i tecnici del Mef, il ministero dell’Economia. I risultati si vedono. Se sarà confermata l’ultima bozza che ieri sera i tecnici hanno messo sulla scrivania del ministro della Giustizia, il falso in bilancio già vede calare la pena dagli iniziali 2-6 anni a 1-5 anni per le imprese non quotate in borsa, che ovviamente sono la stragrande maggioranza.

ROMA – È già marcia indietro sul falso in bilancio. Oggi il governo — il Guardasigilli Andrea Orlando — presenta in commissione Giustizia al Senato l’ultimo emendamento partorito in via Arenula, frutto delle estenuanti mediazioni con il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e con i tecnici del Mef, il ministero dell’Economia. I risultati si vedono. Se sarà confermata  l’ultima bozza che ieri sera i tecnici hanno messo sulla scrivania del ministro della Giustizia, il falso  in bilancio già vede calare la pena dagli iniziali 2-6 anni a 1-5 anni per le imprese non quotate in borsa, che ovviamente sono la stragrande maggioranza.

L’effetto della diminuzione di pena, che piace a Ncd e soprattutto a Forza Italia, non è affatto di poco conto. Il falso in bilancio non potrà più essere un reato intercettabile, perché su questo il codice di procedura penale è chiaro. All’articolo 266 infatti stabilisce che il presupposto ineludibile per ottenere gli ascolti è che il reato preveda una «superiore nel massimo a 5 anni». La pena «fino» a 5 anni quindi non è sufficiente.

Anche oggi, grazie alla “cura” di Berlusconi che risale ormai al 2001-2002, il falso in bilancio, punito fino a 2 anni dai 5 originari, non permette ai pm di chiedere le microspie. Proprio questa è stata, dai tempi della riforma, una delle principali critiche dei magistrati impegnati nelle indagini sui reati finanziari. Ci sono decine e decine di dichiarazioni, interviste, saggi su riviste giuridiche che discettano sulla necessità di poter mettere sotto controllo i telefoni di chi viene beccato a falsare i bilanci. A chi sostiene che questo non è necessario perché il reato è documentale, le toghe obiettano che gli ascolti possono far scoprire l’intenzionalità del falso.

Ma su questo reato si è scatenata ormai una vera e propria guerra. Non si contano più nuove versioni e rifacimenti rispetto alla versione approvata in consiglio dei ministri il 29 agosto. Nella testo di quel giorno non c’erano le soglie di non punibilità, dell’1 e del 5%, che poi sono state reintrodotte, giusto le stesse del “falso” in versione Berlusconi; c’era la pena da 3 a 8 anni per le società quotate, che è rimasta; c’era quella da 2 a 6 anni per le non quotate, che si è ristretta a 1-5 anni, dopo l’ultima riunione di tecnici — Giustizia, Mise, Mef — che si è tenuta venerdì scorso. Ma non basta ancora. Ecco, per “salvare” le piccole imprese, un’ulteriore mini-punibilità, 1-3 anni, che dovrebbe restare, ma spesa solo come una sorta di attenuante.

L’ennesima aggiunta riguarda la legge sulla tenuità del fatto, espressamente citata nel testo per evitare che qualcuno possa dimenticarsi che esista. La legge che sarebbe dovuta servire per i casuali furti di mele adesso si dovrà applicare ai falsi in bilancio visto che copre reati «fino a 5 anni». Già, questo spiega la diminuzione della pena originaria, quei 2-6 anni che adesso diventano 1-5 anni.

Tutti i falsi in bilancio delle società non quotate potrebbero rientrare nella legge sulla tenuità e quindi non dar luogo ad alcun processo. Orlando aveva ipotizzato di presentare l’emendamento in aula, dove il ddl anti-corruzione Grasso dovrebbe approdare già da giovedì. Ma l’ostruzionismo di Forza Italia lo sta bloccando in commissione Giustizia, anche per via delle carte ancora coperte sul falso in bilancio. Il rischio è che non si esca dalla commissione, o peggio che il testo vada in aula senza l’attuale relatore, l’avvocato Nico D’Ascola di Ncd, ma “portato” dal presidente della commissione, il forzista Nitto Palma. Per questo Orlando presenta l’emendamento che, per la sua natura, dovrebbe tranquillizzare almeno i berlusconiani. Vedremo come reagirà la sinistra del Pd.

la Repubblica – 03. Febbraio 2015

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.