Renzi non ha bisogno di supporter ma di pensiero, la nostra parola d’’ordine sarà “profondità

21 Feb 2015

«Spero siano presenti da Gennaro Migliore a Andrea Romano nella nostra anticorrente…». Matteo Richetti, renziano non sempre allineato, ha messo in piedi uno “spazio democratico” a cui aderiscono anche Graziano Delrio e il vice segretario dem, Lorenzo Guerini.
Richetti, lei è a capo di una nuova corrente di renziani doc o di renziani critici?
«Innanzitutto non vorrei in nessun modo sentire parlare di correnti. Noi abbiamo l’’ obiettivo proprio di mandare in soffitta le correnti dem».

 «Spero siano presenti da Gennaro Migliore a Andrea Romano nella nostra anticorrente…». Matteo Richetti, renziano non sempre allineato, ha messo in piedi uno “spazio democratico” a cui aderiscono anche Graziano Delrio e il vice segretario dem, Lorenzo Guerini.
 Richetti, lei è a capo di una nuova corrente di renziani doc o di renziani critici?
«Innanzitutto non vorrei in nessun modo sentire parlare di correnti. Noi abbiamo l’’ obiettivo proprio di mandare in soffitta le correnti dem».
Come la chiama, l’’ anti-corrente?
«La chiameremo spazio democratico, perché vuole essere un’ ’opportunità di confronto per tutti».
Per capire meglio, aperta anche a quei dem che stanno nella minoranza del partito?
«Vogliamo mandare in crisi l’’ attuale suddivisione del Pd in correnti. Però con un’’ avvertenza: sarà un sostegno forte a Matteo Renzi al punto che esplicitamente ha tra gli obiettivi quello di coinvolgere in vista della ricandidatura di Renzi a segretario del Pd nel 2017 e a premier 2018».
Il premier-segretario ha quindi bisogno di supporter fedeli tra i parlamentari?
«Penso il contrario: Renzi non ha bisogno di supporter ma di pensiero, e una delle parole d’’ ordine che vogliamo usare è “profondità”. Al Parlamento non compete solo convertire decreti ma restituire agli italiani una nuova idea di paese».
È una critica alla fretta imposta dal governo alle Camere che hanno dovuto procedere nei lavori in una no-stop?
«Renzi ha l’ ’obbligo di portare fino in fondo il percorso delle riforme e quando l’’ ostruzionismo è solo un modo per farle saltare, fa bene Matteo a tirare dritto».
Ma riunite cattolici, ex ulivisti mentre non ci saranno ex diessini?
«Assolutamente no. Il Pd è l’ ’incontro tra culture diverse».
Premete per entrare o restare nel cosiddetto “giglio magico”?
«Non è la prossimità a Renzi il problema, ma appoggiare un cambiamento che veda gli italiani non spettatori ma protagonisti, quindi è un’ iniziativa a servizio del progetto di Renzi».
Tra i renziani sembra esserci una certa competitività?
«Nessuna competizione con altri pro Renzi. L’ ’obiettivo è coinvolgere anche chi nella fase iniziale guardava a Renzi con un certo scetticismo e che oggi invece vuole dare una mano».
Non teme gli opportunisti?
«No, perché possiamo offrire solo lavoro e confronto, non è una spartizione di posti».
Il Pd rischia di diventare come la Dc, con correnti e correntine?
«Non vedo il rischio, né l’ ’ambizione di tornare alla balena bianca. Siamo un partito del 40% e serve un serbatoio di idee».
L’’ appuntamento di mercoledì in cosa consiste?
«Nella sala Berlinguer a Montecitorio parleremo di riforme e inviteremo a un seminario sul progetto di governo, spero ci saranno dall’ ’ex vendoliano Migliore all’’ ex montiano Romano».

(La Repubblica)

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