Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po’ mostruosa, nel senso di Frankenstein, lo riconoscono anche i più benevoli: è una miscela di maggioritario e proporzionale, di turno unico e ballottaggio, di preferenze e liste di nominati. Molti però si stanno affannando con cortigiano realismo a spiegare che, benché difettosa, è un “bicchiere mezzo pieno”, soprattutto se confrontata con la sua versione primitiva, che era un modello tra il turco e la pirateria. Ma il fatto che si siano scongiurati ancor più arditi esperimenti in corpore vili non può impedirci di vedere che il mostro non è per nulla mite. Il Porcellum portato alle estreme conseguenze. L’aspetto più velenoso del Porcellum del 2005 non era la presenza dei, pur gravissimi, meccanismi incostituzionali condannati dalla sentenza n° 1/2014 della Consulta (l’abnorme premio di maggioranza e le liste bloccate), ma era il disegno di fondo che mirava a determinare un radicale cambiamento della forma di governo con legge ordinaria, appunto la riforma elettorale, senza formalmente riformare la Carta fondamentale con le garanzie dell’art. 138. Col Porcellum si dava vita di fatto all’elezione diretta del governo e del suo premier, addirittura ostentata con l’obbligo per le coalizioni di indicare un capo politico. Però c’era un baco, dolosamente inserito dai suoi stessi autori con interessata prudenza: la netta differenziazione tra i sistemi maggioritari della Camera e del Senato rendeva assai probabile che il vincitore non arrivasse ad un controllo pieno di entrambi i rami del parlamento, come difatti si è puntualmente verificato sia in questa legislatura sia nelle due precedenti. Il combinato disposto dell’Italicum e della demolizione del bicameralismo, eliminando il baco, porta invece quel disegno al suo pieno compimento e lo fa senza alcuna inibizione, all’insegna del dogma qualunquista per cui la sera delle elezioni si deve sapere chi governerà per i prossimi 5 anni. Il presidenzialismo si attua così nella sua forma più pericolosa e meno funzionale, quella dell’elezione diretta dell’esecutivo in uno con la sua maggioranza parlamentare. Un sistema che non a caso non esiste nelle democrazie occidentali e di cui si ricorda un unico precedente recente: quello attuato in Israele negli anni ’90 e presto rimosso, dopo un paio di travagliate legislature, perché non funzionava. La Costituzione formalmente non viene modificata, ma è manomessa. Il presidente del consiglio ed i ministri non verranno più nominati, se non pro forma, dal presidente della Repubblica, ed il parlamento monocamerale, nel quale una sola lista con la maggioranza relativa avrà in premio il 55 % dei seggi, assumerà inevitabilmente un ruolo servente nei confronti del governo e del suo leader, il quale è anche capo del partito e dominus delle candidature. Chi dice che è più o meno così anche nelle altre democrazie, grazie a sistemi maggioritari o presidenziali, mente sapendo di mentire. Nella grande maggioranza degli stati europei vigono sistemi proporzionali, più o meno corretti. Dove vi sono leggi maggioritarie si vince collegio per collegio, o in un turno unico (Regno Unito) o in due turni (Francia). Nel primo caso, se il primo partito non conquista la maggioranza assoluta dei collegi, si deve formare una coalizione in parlamento. Nel secondo caso i collegi si conquistano solo con la maggioranza assoluta dei voti, al primo turno o al ballottaggio; e se nessuno ottiene la maggioranza assoluta dei collegi anche qui occorre formare una coalizione in parlamento. Nei sistemi presidenziali si sa effettivamente la sera delle elezioni chi governerà per l’intero mandato, ma l’assemblea legislativa è sempre eletta con una separata votazione e non necessariamente la maggioranza parlamentare è dello stesso colore dell’esecutivo. Montesquieu, nel suo Spirito delle leggi (1748) fonda la teoria della separazione dei poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – sull’idea che “chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere”. È saggio rottamare Montesquieu ? Il premio di maggioranza ed il ballottaggio eventuale: incostituzionalità al quadrato. La Corte Costituzionale con la sentenza n° 1/2014 ha cassato il premio di maggioranza previsto dal Porcellum perché “tale da determinare un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.). Esso, infatti, pur non vincolando il legislatore ordinario alla scelta di un determinato sistema, esige comunque che ciascun voto contribuisca potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi”. La sentenza, citando espressamente la giurisprudenza dell’Alta Corte tedesca, sottolinea che “qualora il legislatore adotti il sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del “peso” del voto “in uscita”, ai fini dell’attribuzione dei seggi, che non sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità dell’organo parlamentare”. Su questi presupposti è stata dichiarata l’incostituzionalità del premio di maggioranza perché “determina una compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente”. Giova osservare che in nessuna delle democrazie occidentali esiste un “premio di maggioranza” che, in una elezione su base proporzionale, trasformi la maggioranza relativa in maggioranza assoluta dei seggi. L’unico esempio simile è quello della Grecia, dove però il premio alla lista prima classificata è in misura fissa, 50 seggi, e non necessariamente assegna la maggioranza in parlamento. Tutti gli altri sistemi maggioritari si innestano sui collegi uninominali, ponendo così l’elettore di fronte ad una scelta consapevole che ha in palio esclusivamente l’eletto di quel singolo collegio. La convivenza tra proporzionale e “premio”, prima del Porcellum, ha avuto in Italia due infelici precedenti: la “fascistissima” legge Acerbo del 1923 e la “legge truffa” del 1953, mai di fatto applicata, che rafforzava col premio la coalizione che avesse raggiunto la maggioranza assoluta dei voti. Se quella era una truffa, chissà quale fattispecie del codice penale si dovrebbe usare per il Porcellum e per l’Italicum ! La legge concepita al Nazareno e poi più volte rimaneggiata prevede un premio che varia in misura tale da far ottenere il 55 % dei deputati, ma inserisce la soglia minima del 40 % per l’attribuzione del premio ad una singola lista (non più alla coalizione), prevedendo che in caso di mancato raggiungimento di tale soglia si dia luogo ad un secondo turno di ballottaggio tra le prime due liste. Un caso davvero unico al mondo, che stravolge i principi democratici più elementari. Nelle democrazie conosciute le regole sono semplici. Se si vota con il cosiddetto maggioritario “secco” a un turno, il primo classificato vince anche con la maggioranza relativa (ma sempre nei collegi uninominali, uno per uno). Nel nostro caso, poiché la sentenza della Consulta impone l’adozione di una soglia minima e l’impianto della legge è proporzionale, è chiaro che per rispettare la prescrizione si sarebbe avuta l’attribuzione del premio solo al raggiungimento del quorum, mentre in difetto sarebbe rimasta la ripartizione proporzionale (salvo eventuali sbarramenti). Se invece si vota con un sistema a doppio turno, ovunque nel mondo, dalla Francia al Cile, dal Brasile alla Tunisia, innanzitutto il ballottaggio riguarda solo cariche uninominali e mai l’attribuzione ad un partito della maggioranza parlamentare, e poi c’è una regola-base: se nessuno ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, si deve andare al ballottaggio. Solo in Italia, benché da più di 20 anni pratichiamo il doppio turno per l’elezione dei sindaci e siamo tutti ben consapevoli del fatto che anche il 49,99 % dei voti non basta per vincere al primo turno, proprio quelli che per anni hanno sostenuto il modello del “Sindaco d’Italia” vogliono imporre un’inedita democrazia minoritaria, nella quale con il 40 % (cioè avendo contro il 60 % !) si vince senza dare agli elettori il diritto di scegliere col ballottaggio quale delle minoranze far prevalere. Ergo, al motto “la maggioranza vince” si deve sostituire quello opposto: “la minoranza vince”. Con il che la “compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea”, la “lesione dell’eguale diritto di voto” e la “alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica” che rendevano illegittimo il Porcellum non solo non sono state rimosse, ma per certi aspetti risultano perfino aggravate. Le preferenze come ludi cartacei. L’altro motivo di incostituzionalità del Porcellum statuito dalla sentenza n° 1/2014 riguarda le liste bloccate che, sottraendo all’elettore la facoltà di scegliere l’eletto, violano i precetti costituzionali sul voto “libero, personale, diretto” (artt. 48, 56, 58 Cost.). Nella legge Calderoli, osserva la Corte, “tale libertà risulta compromessa, posto che il cittadino è chiamato a determinare l’elezione di tutti i deputati e di tutti senatori, votando un elenco spesso assai lungo (nelle circoscrizioni più popolose) di candidati, che difficilmente conosce. Questi, invero, sono individuati sulla base di scelte operate dai partiti, che si riflettono nell’ordine di presentazione, sì che anche l’aspettativa relativa all’elezione in riferimento allo stesso ordine di lista può essere delusa, tenuto conto della possibilità di candidature multiple e della facoltà dell’eletto di optare per altre circoscrizioni sulla base delle indicazioni del partito”. L’Italicum tenta di aggirare l’indicazione della Corte, lasciando “bloccati” solo i capilista delle nuove 100 circoscrizioni e consentendo invece all’elettore di esprimere il voto di preferenza per gli altri candidati. Oltre al danno, la beffa. Infatti, salvo casi del tutto eccezionali, il sistema funziona in modo tale per cui tutte le liste diverse da quella che si vedrà attribuito il premio di maggioranza – il che significa liste che potrebbero avere raccolto complessivamente fino al 60 % del voto popolare, e anche oltre se si è andati al ballottaggio – non avranno altri eletti all’infuori dei capilista. In altre parole, per la maggior parte degli elettori, tutti i deputati eletti con il loro voto saranno quelli individuati sulla base di scelte operate dai partiti; e neppure potranno dire di avere scelto il capolista, essendo rimasta inalterata la possibilità di candidature multiple e della facoltà dell’eletto di optare per altre circoscrizioni sulla base delle indicazioni del partito. Anche in questo caso la situazione, rispetto al Porcellum, è per certi versi addirittura peggiorata perché il meccanismo è ingannevole: milioni di elettori, la maggioranza, saranno chiamati ad esprimere un voto di preferenza del tutto virtuale, privo a priori di ogni possibilità di tradursi in autentica scelta dell’eletto. Così la consultazione elettorale viene degradata a recita, si sprofonda nei “ludi cartacei” di mussoliniana memoria. Le istituzioni di garanzia col trucco contabile. Il presidenzialismo come male minore. Gli inventori dell’Italicum, per ripararsi dalle critiche di chi paventa che dal rischio della classica “dittatura della maggioranza” si scivoli addirittura verso quello della “dittatura della minoranza”, hanno proposto la riforma dell’art. 83 Cost., prevedendo che per l’elezione del Presidente della Repubblica, dopo i primi tre scrutini nei quali è richiesto il quorum dei 2/3, occorra una maggioranza qualificata dei 3/5 (oggi basta la maggioranza assoluta dei grandi elettori). Apparentemente questo dovrebbe impedire alla lista che ottiene il premio di eleggersi da sola anche il Presidente della Repubblica, mantenendo in tal modo a quest’ultimo il ruolo di organo di garanzia. Peccato che ci sia una sorta di trucco contabile che rende ben poco rassicurante la riforma. Infatti, il quorum dei 3/5 (equivalente al 60 %) non si calcola solo sulla Camera, dove la lista vincitrice ha già il 55 %, bensì sul collegio dei grandi elettori che comprende anche il Senato. E qui si capisce l’utilità della curiosa riforma del Senato. La seconda camera, privata ormai del potere di dare la fiducia al Governo e relegata al ruolo di comparsa anche nel processo legislativo, avrebbe potuto essere abolita del tutto per evitare un nuovo organismo senza sostanza, tipo Cnel. Oppure, se proprio la si voleva mantenere, avrebbe potuto essere eletta in modo proporzionale per fungere da “specchio del Paese”, con competenza sulle questioni più delicate, come le leggi costituzionali, le leggi elettorali e, appunto, l’elezione degli organi di garanzia. Invece il Senato riformato, grazie all’elezione di secondo grado da parte dei Consigli Regionali – che a loro volta sono frutto di elezioni a turno unico che assegnano alla coalizione del presidente (con la semplice maggioranza relativa) un premio abnorme – avrà una conformazione ipermaggioritaria. In tal modo vi sono elevate probabilità che quel 5 % mancante perché la lista che domina la Camera arrivi al 60 % complessivo possa essere garantito proprio dall’apporto dei senatori, tra i quali la medesima “maggioranza” potrà essere ulteriormente sovra-rappresentata. A ciò si aggiunge il fatto che nell’ultima versione dell’Italicum il premio non va più alla coalizione bensì alla singola lista; il che rende possibile che chi vince (specie se vincesse solo al ballottaggio, avendo perciò ottenuto al primo turno meno del 40 %) abbia in parlamento altre liste alleate che portino in dote quel 5 % mancante per fare cappotto. Questa elevata probabilità che l’effetto della combinazione tra Italicum e riforma del Senato porti ad un sistema in cui con una sola votazione, di fatto, si prende tutto – parlamento, governo, presidente della repubblica e, a cascata, maggioranza della corte costituzionale, ecc. – dovrebbe indurre a riflettere attentamente sull’opportunità di preferire, al confronto, un sistema di elezione diretta del Capo dello Stato. I critici del presidenzialismo (tra i quali si colloca chi scrive) si sono sempre opposti all’elezione diretta temendo che da essa, in una democrazia fragile come quella italiana ed in presenza di già eccessivi fenomeni di personalizzazione, potessero scaturire degenerazioni plebiscitarie. Oggi però si rischia qualcosa di molto peggio: un presidenzialismo di fatto, ma senza neppure il bagno democratico dell’investitura popolare e senza alcun sistema di checks and balances. Insomma, rispetto al quadro che emergerebbe dalle riforme del Nazareno, il presidenzialismo o meglio ancora il semi-presidenzialismo sarebbe di gran lunga il male minore. Un sano esercizio: immaginare la vittoria degli altri. Il dibattito sulle riforme in commento si sta svolgendo in un contesto di scarsa attenzione, se non di anestesia delle coscienze. La ragione di questo inquietante fenomeno solo in parte può essere individuata nella mitridatizzazione prodotta da anni e anni di demonizzazione del proporzionale, di delegittimazione del parlamento come sede della mediazione politica e di crescita del leaderismo. In una buona parte dell’opinione pubblica solitamente sensibile al tema dei valori costituzionali prevale, oltre alla stanchezza, l’idea che si tratti di riforme fatte su misura, che potranno avvantaggiare solo il PD del 40 % alle europee ed il suo capo; soggetti ritenuti dai più magari criticabili, ma non sospettabili di involuzioni anti-democratiche. Chi scrive non condivide questo pregiudizio favorevole, ma il punto non è questo. In materia elettorale le “leggi-fotografia” sono un grave errore ed il legislatore dovrebbe sempre decidere “dietro il velo dell’ignoranza”, ma ancor più sbagliato sarebbe giudicare le regole come se la situazione data fosse immutabile. Poiché le riforme elettorali ed istituzionali si fanno, tendenzialmente, per sempre, è doveroso interrogarsi sui risultati che produrrebbero in presenza di equilibri politici completamente diversi dagli attuali, nei quali potrebbero prevalere forze che sono le più lontane da noi. Dobbiamo immaginare che possa rivincere, se non Berlusconi in persona, un altro come lui; che possa vincere Salvini con una specie di Front National italiano; o che possa vincere Grillo, magari uscendo da un primo turno molto distaccato e poi raccogliendo al ballottaggio un ampio voto di protesta goliardica e trasversale (come è già accaduto a Parma e a Livorno). Ecco che l’eliminazione di pesi e contrappesi e l’impossibilità di realizzare una convergenza repubblicana per sbarrare la strada in un secondo turno ad una forza eversiva che dovesse arrivare al 40 % (come avvenne in Francia alle presidenziali del 2002 quando anche la sinistra votò per Chirac contro Le Pen) risulterebbero esiziali per le sorti della Repubblica nata dalla Resistenza. Se oggi si prende alla leggera il problema, si rischia di svegliarsi quando il danno è fatto.
Luciano Belli Paci, Avvocato
Da tempo ritengo che il sistema elettorale giusto per il nostro paese si un modello che ricalchi il più possibile la legge elettorale in uso in Germania.
Illustre avvocato Belli Paci,
il suo ampio, approfondito, puntuale, condivisibile e ulteriormente preoccupante, se ci fosse ancora spazio in noi, è carente di una sola cosa, ma fondamentale poichè in giro non se ne vede l’ombra:
del “COME FARE” perchè il mostro non abbia a esprimese la sua “non mitezza”, la sua pessima qualità intrinseca.
Ovvero perchè il “mostro” non possa stravolgere “lo spirito originale ed autentico”, più che la lettera, della Costituzione.
Personalmente nella mia sofferenza, mi sono provato ad elaborare e ho prodotto una bozza in cerca di integrazioni migliorative, di adozione e di autori. Disponibile H24.
UN MITO da SMITIZZARE!!!!
Ormai non si può più far finta di non vedere l’immanente necessità di soluzioni più equilibrate adottando sistemi elettoral-istituzionali che enucleino dinamiche e poteri controbilanciati è ormai divenuto un MUST presente ad ogni latitudine, questo per poter sopperire alla crisi della rappresentanza oltre che a quella economica che sono ormai diventate le ineludibili contingenti prossimità da dover superare! Questo dovrebbe fondamentalmente preoccuparci e spronarci a cambiar effettivamente verso per non ritrovarci prossimamente ESODATI perfino dalla stessa DEMOCRAZIA! Implicita diventa l’urgenza d’addivenire ad un più equilibrato e completo sistema elettorale quanto il SEMIALTERNO si propone estrapolandola dall’evolversi della stessa storia. Essendo le democrazie rappresentative contemporanee l’esito e l’espressione permanente di una lunga serie di lotte cicliche alterne volte a contenere poteri gerarchici fondati su ragioni non estendibili a tutti, e in questo senso arbitrarie, come l’età, il genere, una competenza specifica, la proprietà, la sacralità, la forza militare, ecc. Il processo storico di sviluppo della democrazia è stata una sintesi composita osmotica di principi ed esperienze che si sono consolidati nel corso di secoli. Cominciato da quello “star up” nell’antica Grecia la democrazie è arriva fino a noi, alle nostre democrazie rappresentative frutto di alterni scanditi, innescati eventi con più o meno cruente pulsioni e contrasti fra potenza e potere, che hanno innescato quelle più o meno lunghe estensive o restrittive fluttuazioni, quanto talora cruente! Pertanto, lo studio della democrazia non può essere concepito in una prospettiva antistorica o puramente astratta, giacché i suoi principi hanno una validità che sconfina il tempo nel quale sono stati ideati e sperimentati. Dove, talora pur restando sottotraccia sono stati sempre lì pronti ad emergere dalle più carsiche pieghe della cronistoria per assumerne sempre nuove, diverse ed inedite articolazioni nelle prassi e nei processi specialmente quelli sulle modalità volte alla determinazione delle stesse rappresentanze. Da cui sgorga l’imprescindibile esigenza di ricercare ed acquisire di sempre nuove ed inedite. Specialmente per quanto attenga ai meccanismi elettorali, per trovarne dei nuovi più equilibrati e più completi quanto inediti come col sistema elettorale SEMIALTERNO si propone rispetto agli attuali compassati modelli dal Proporzionale al Maggioritario quanto i loro ibridi derivati dal Mattarellum al Porcellum quanto il prossimo Italicum in quanto strutturalmente limitati e limitanti in altrettanto modo non potranno che esserne i loro risultati!
Pertanto, non possiamo decretare la fine della storia accontentandoci in perpetuo del solito obsoleto esistente! (Fukuyama) In quanto già gli stessi Greci antichi avevano concepito il “ciclo” come l’uovo di Colombo e l’hanno introdotto come criterio dinamico evolvente per praticamente applicarlo nelle prassi dell’esercizio della democrazia, dove sistematicamente il ciclo veniva usato per l’assolvimento delle cariche cosicché, si alternavano nei ruoli e nelle funzioni per meglio poter contrastare rischi di cadere nel dispotismo. Così in altrettanto dinamico alterno modo, praticavano il ciclo, oltre i Greci anche gli stessi Romani, con riferimento perfino anche al loro impianto istituzionale giacché, quando reputavano la loro Repubblica a rischio, la sospendevano per inserirvi un ciclo d’assoluta governabilità attraverso l’elezione di un dictator – dittatore per poi (dopo sei mesi) ritornare alla Repubblica! Questa era la prassi, anche se espressa in modo sbrigativo, permetteva loro di concepire in modo elastico flessibile l’istituzione per mantenerla il più possibile integra incarreggiandola entro quegli evolventi termini alterni fra “Senato e Governatore“!? Pertanto anche da questi soli aspetti se ne dovrebbe evincere quell’insito latente assioma diade che il SEMIALTERNO esprime ed intende sintetizzare nella sua articolazione: “Governabilità e Rappresentatività” ancora dai meccanismi elettorali data la complementarietà di entrambi. Da cui sgorga il sistema elettorale SEMIALTERNO quale dispositivo che si basa su mandate (elettiva) al proporzionale (senza soglia) che verrebbero sostituito da una mandata (elettiva) al maggioritario (con premio di maggioranza) in caso di fine anticipata della legislatura, ma in questa evenienza la legislatura entrante non può modificare la Costituzione dopo la quale comunque, si ritornerà a mandate (elettive) a base proporzionale. Quale modalità per ingenerare e riprodurre quella osmotica fisiologica tensione propulsiva dell’ingenerare un autentico contendibile meritocratico BIPOLARISMO APERTO all’accountability quale pretensione a massimizzare governabilità coniugata alla rappresentatività per far sì che chi governa governi! E, che fa l’opposizione puntualmente controlli! Giacché alcun sistema mai potrebbe “reggersi” restando in equilibrio se si trova obbligato a muoversi nello spazio tempo su una sola induzione centrifuga tipica dei Proporzionali che spinge verso la moltiplicazione opzionale partitica oppure, su quella centripeta tipica dei Maggioritari incardinata sulla governabilità a scapito della rappresentatività quando per reciproca complementarietà devono in un siffatto implicito evolvente modo vicendevolmente richiamarsi per coniugarsi e per compiutezza equilibrarsi. Questa reciproca esigenza auto-equilibratrice autorigenerante che il SEMIALTERNO esprime, la si evince oggigiorno, osservando lo sferzo d’una siffatta sempre più iperbolicamente accelerata globalizzazione che sta intensificando sempre più l’affastellarsi di queste fluttuazioni estensive e riduttive sulle front line. I meccanismi elettorali preposte alla determinazione delle rappresentanze politiche rendendone ancor più assordante il loro echeggiar “indomito” tanto da farle rimbalzare in modo magniloquente perfino fra le democrazie ottriate (Westminster) e quelle filo rivoluzionarie Repubblicane Proporzionaliste così da figurativamente doverle obbligare per “mainstream” confluenze a reciprocamente (schiudersi come un pandora) per reciprocamente correggersi per insita “mainstream” forzata convergente complementarietà!?
Un processo resosi ormai irreversibile dal quale si dovrebbe evincere l’”inedita-atavica-diade” ineluttabile assiomatica complementare coniugazione centripetocentrifuga che si conforma e, si espleta sintetizzandosi nel sistema elettorale SEMIALTERNO che articola vicendevolmente il Proporzionale col Maggioritario in modo evolvente! E’ una siffatta accelerata e cangiante realtà che procedendo ormai a velocità “digitale” porta sempre più palesemente al pettine detti nodi, di siffatte intrinseche palesi magagne presenti nei tradizionali modelli elettorali sin qui conosciuti! Giacché nei confronti di siffatte esigenze detti tradizionali modelli sclerano in presenza d’una realtà che reclama adeguamenti radicali strutturali! Un siffatto epocale momento di cambiamento antropologico, sociale, economico, ecc. reclama ovunque sistemi assemblati in modo più equilibrate anche nei meccanismi elettorali ovvero, che l’articolazione del Proposizionale venga distintamene montata con i suoi integri attributi quanto lo sia per il Maggioritario in altrettanto integro e distinto modo per generare un più equilibrato e completo sistema evolvente come quanto appunto col SEMIALTERNO si propugna! Giacché le novità si ottengono arrangiando in modo inedito le cose del passato! Tant’è che per contestuale conseguenza d’una siffatta accelerata realtà globalizzata come detto, per “mainstream” confluenza tutto fa sempre più ineluttabilmente convergere facendo emergere dette contraddizioni, specialmente e particolarmente sul versante dei meccanismi elettorali che sempre più dimostrano la loro strutturale inadeguatezza dal Proporzionale al Maggioritario ai suoi derivati ibridi misti dal Mattarellum al Porcellum al prossimo Italicum!
Questa esigenza autocorrettiva oltretutto, ce lo sta sempre più evidenziando l’implicita impellente necessità che i Britannici si vedono sempre più dover correggere il loro Westminster Maggioritario con iniezioni al Proporzionale e noi viceversa far il suo contrario! Giacché dopo aver abbandonato il Proporzionale affondandolo con la Prima Repubblica abbiamo intrapreso un’assurda impaludante Odissea avendo doppiato un Mattarellum, riaffondato nuovamente la Seconda con un incostituzionale Porcellum, per rischiare poi, un prossimo limitato e limitante Italicum per sempre più approssimarsi ad un Maggioritario con Premio, con la supposizione di poter risolvere quando andremmo a ritrovarci nelle medesime peste dalle quali i Britannici tenteranno d’uscire. Quando l’intrinseca soluzione per entrambi è la più semplice, equilibrata e pertinente rappresenta da quanto il sistema elettorale SEMIALTERNO esprime!
Pertanto assurdo diventa voler continuare ad insistere famigeratamente a mordere sempre le solite stesse ossa! Quando sarebbe opportuno riflettere che oggigiorno, è il modo con la quale si montano, si strutturano le cose che fa ineludibilmente la differenza del rendere un sistema più competitivo rispetto ad un altro! (Monod) Pertanto, non possiamo a causa di siffatti modelli elettorali limitati e limitanti lasciar ulteriormente incurvare la nostra democrazia su se stessa e soffocandola: già siamo con un astensionismo al 73%! Oltretutto questa cifra esprime quanta scarsa concorrenza politica sussista riprodotta con una siffatta mantenuta obsolescenza elettorale! Quanto deprecabile sarebbe, come considerazione generale, indulgere sull’insoddisfazione della democrazia dal fatto del non avere ormai a livello globale, alcun legittimo concorrente… senza renderci conto che una siffatta “solitudine planetaria” non la potrà mai rendere invulnerabile fintanto che, non la si vorrà rendere lei stessa internamente strutturalmente più contendibile! Conseguentemente, per evolvere, diventa implicito ed inderogabile la necessità del rendere la nostra democrazia strutturalmente competitiva sin dalle sue “front line”, dai meccanismi elettorali per poi ritrovarci coerentemente competitivi nel compendio mondiale per “benchmark democratico”! E’ pertanto che si propone un sistema elettorale SEMIALTERNO quale dispositivo più completo ed equilibrato per potersi costantemente autorigenerarsi verso in un costante processo d’implementazione continuativa di democraticità per una maggiore inclusività ovvero, verso quel futuro che ci appartiene!
Pertanto non possiamo permetterci di lasciare che la nostra democrazia s’assopisca o, la si lasci incantare da siffatte sempre nuove populistiche, demagogiche sirene o, farsi strapazzare dai quei sempre nuovi carismatici incantesimatori di turno “svernati” in quelle assurde propinateci austerità tecnocratiche alla faccia di Keynes o Piketty! E’ pertanto, che la nostra democrazia urge attrezzarla in modo più equilibrato e completo per non lasciarla che s’incagli in quei soliti detti obsoleti modelli dell’anatra zoppa, del compassato: che mai potranno darci buoni performance in governance adeguata! La realtà ce lo sta quotidianamente a testimoniare in quanto, ci ritroviamo con tutti gli indicatori negativi e, reputati di serie BBB- come affidabilità debitoria! Pertanto, urge attrezzare la nostra democrazia con più adeguati equilibrati e completi carburatori – propulsori quanto il meccanismo SEMIALTERNO si propugna per ingenerare quel necessario Bipolarismo Aperto indispensabile a poter contrastare ogni Bipartitismo blindato strutturalmente schierato come quel prossimo Italicum prefigura riprodurre in un assurdo perpetuo opportunistico modo che accentrerebbe il potere nelle mani di una persona, con un Parlamento indebolito! Quanto già risulta esserlo attualmente, questo Parlamento esendo stato parecchie volte bypassato, non ultimo sui licenziamenti collettivi del Job Act! Figuriamoci quando sarà a regime un siffatto Italicum le conseguenze?! E’ pertanto che si propone il SEMIALTERNO per infondere contendibilità per non lasciarci imprigionare in cicli perversi a regimi d’austerity prodromi riproduttori e manutentori del solito carismatico di turno – l’uomo forte del tokenismo rampante! Il SEMIALTERNO serve per ingenerare una più pervasiva maggiore professionalità politica (e non solo ingombri!) indispensabile ad indurre quell’accountability necessaria a contrastare sistematicamente quelle viziose autoreferenzialità sin dagli ingressi – dai meccanismi elettorali per avversare ogni circolo vizioso –partito unico – inciucio! Per poi non ritrovarci ogniqualvolta, dover chiamare in “supplenza” la magistratura in tutti i Cantoni d’Italia! Giacché serve a stroncare quei subdoli rapporti come afferma il Presidente della Corte dei Conti nella sua relazione che la: “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra” che urge drasticamente troncare agendo anche sul fronte dell’anticorruzione introducendo norme che diano la certezza della pena e, non i soliti inefficaci palliativi, pannicelli d’inasprimento delle pene… quando necessitano strategie adeguate per meglio combattere la corruzione secondo l’esigenza dei nostri tempi. Quindi, serve poter inserire l’agente sotto copertura come già avviene per altri reati: mafia, pedofilia, ecc.
Inoltre l’esigenza d’addivenire ad un sistema elettorale più equilibrato e completo quanto col SEMIALTERNO che si propugna, emerge appunto conseguente anche alla reciproca correttiva confluente nella quale risultano ritrovarsi ad affrontare le stesse Democrazie Parlamentari dove, indipendentemente dalla loro radice d’appartenenza la Maggioritario Westminster ed al Proporzionale della nostra Prima Repubblica, entrambe queste Democrazie Parlamentari, si ritrovano costrette a reciprocamente correggersi scambiandosi i modelli elettorali l’una: – la Britannica Westminster-Maggioritaria si ritrova nelle condizioni di dover ricercare soluzioni di ri-equilibrio nel Proporzionale e, – noi, dopo aver abbandonato il Proporzionale stiamo tuttora nel guado annaspando per procedere all’incontrario verso un Italicum Maggioritario con premio in quanto non ancora paghi d’aver intrapreso una siffatta assurda Odissea restiamo coerenti e conseguenti all’italiota virtù dello estendere un arabesco roccocò per collegare due punti… anziché stenderci una semplice… risposta quale il SEMIALTERNO enuclea e propugna!
In ultima analisi molte sono le motivazioni che portano alla necessità d’acquisire il SEMIALTERNO!
Essendo risaputo ed assodato che le novità si ottengono arrangiando in modo inedito le cose del passato, per l’appunto, è da quel “come” si montano le cose che poi, si potrà fare la differenza dell’esser e, del ritrovarsi conseguentemente più strutturalmente competitivi nel compendio mondiale per efficienza ed efficacia rispetto ad altri da cui il sistema il SEMIALTERNO! Essendo oggigiorno la ricerca d’architetture elettoral-istituzionale più equilibrate e complete un imprescindibile MUST! Questo dato dai molti che si sono spesi iniziando da A. Ljphart a G. Sartori e tanti altri ancora che vi si aggiungeranno per continuare in modo appropriato ad indagarne di più nuove ed inedite e più pertinenti forme… Oltretutto il semplice fatto che nella compagine mondiale, molte e diverse sono le modalità dei meccanismi elettorali presenti quanto le democrazie, implicita non può che esserne la sua perfettibilità! Da cui sgorga la ricerca di migliori soluzioni rispetto al contingente senza rischiare di arrenarsi gingillandosi sull’oblio o per scarsa, distorta o distolta quanto disinvolta memoria storica per di soppiatto, giocarvici quell’ITALICUM opportunistica mossa volta a rinforzare una siffatta autoreferenzialità in verso autoritario! Che tenderebbe rinchiuderci dentro un BIPARTITISMO blindato di quei nominati che già ne rappresentano una sinistra premessa! Giacché con l’Italicum, si tenderebbe comprimere forzosamente in un Bipartitismo con soli due partiti inclini a sempre più istituzionalizzarsi per istaurare quell’assoluta deterrenza in campo che impedirebbe quelle più fisiologiche alternative e ricambi che il nostro tempo reclama secondo quanto col SEMIALTERNO si proporrebbe una maggiore contendibilità a tutto tondo ed a tutto campo, senza dover radere a zero sin dallo stato nascente di qualsivoglia diversa alternativa o ricambio!
Pertanto, anche la categoria dei meccanismi elettorali quanto il nostro impianto Istituzionale non possono esimersi dall’essere sottoposti ad una più pertinente rigenerante riformulazione per adeguarsi ad una siffatta sempre più accelerata, cangiante e liquida realtà (Bauman) che impone sostanziosi radicali aggiornamenti! Come quanto oltretutto, già nel mondo reale da tempo è accaduto essendo riuscito a ridurre i propri costi accorciando sempre più le filiere d’intermediazione, grazie ai sempre pervasivi nuove e straordinarie strumentazioni, quanto all’aver saputo confluire per “mainstreaming” convergenza i propri know how” concentrandoli in quelle risorse (asset) e, trasformale in sempre più potenti dispositivi: dagli i-Phone agli i-Pad e quant’altro. Un fruttuoso processo per esternalizzare sempre maggiori potenzialità multifunzionali per nel contempo, facilitarne sempre più l’intuitività nel loro utilizzo. Questo al ritmo del raddoppiarne il loro potenziale (moore’s law) e, simmetricamente permettendone di abbassare in continuazione la soglia in difficoltà del loro utilizzo di siffatti gadget al solo tocco: touch & click for a ping! Strumenti che stanno invadendo e pervadendo ormai ogni ambito e livello!
E’ per l’appunto che anche la POLIS deve muoversi al fine di poter ridurre sintonizzare ad un siffatto procedere per non ritrovarci complessivamente auto esodati dalla democrazia per eccesso d’autoreferenzialità quali nuovi “Pu Yi”! imperatori del nulla!? Allora, urge ovunque ristrutturare affinché le filiere s’accorcino sempre più fra l’elettorato attivo e quello passivo affinché si renda sempre più idealmente interattivo quel rapporto, al fine di sempre più ridurre quei gap, quello spread, quelle discrasie che separano il Mondo Reale dalla Polis: in ultima analisi il Cittadino dalle Istituzioni e viceversa! Giacché al cittadino poca importa che il governo si qualifichi come coalizione di partiti o partito di corrente purché riproduca efficacia ed efficienza! Perché non si possono continuare a sventolare le stesse bandiere del compassato!
Un ulteriore considerazione si potrebbe fare anche sulla nostra Prima Repubblica che s’è sfasciata per effetto del ritrovarsi indirizzata sull’induzione prevalente centrifuga esercitata dal Proporzionale che abbiamo abbandonato. Modello che ha praticamente continuato a far riprodurre sempre nuovi partitini, ago della bilancia; considerati nanetti da Sartori! Quelli che rendevano sempre più difficile il costituirsi di governi stabili, coesi quanto duraturi. Questione che ha contribuito a far collassare la nostra Prima Repubblica, caduta anche per Tangentopoli ed altre concause esogene; tipo l’estinzione dei finanziamenti esterni ai partiti dalla caduta del muro dell’89, ecc. Aspetti senza i quali sarebbe stata fatta collassare prima. Giacché preponderante è stato il fattore strutturale endogeno a farla collassare. Quello rappresentato dall’aver portato all’esaurimento quella spinta propulsiva che la indirizzava perpetuamente, sulla induzione centrifuga del Proporzionale che dava di conseguenza un eccesso proliferativo di partitini ago della bilancia! Pertanto, per detto perpetuato indirizzo centrifugo che apriva a sempre nuove opzioni partitiche, tipico dei proporzionali perpetui e pedissequi a regime, rimetteva a quei partitini un abnorme potere contrattuale, talora iperbolicamente superiore alle loro minime espressioni elettorali. Potere che usavano come ricatto per entrare in coalizione con un’inamovibile Balena Bianca, altrettanto fatta ancorare lì, al centro grazie a quello stesso meccanismo proporzionale centrifugo (perpetuo) che li, le permetteva di comodamente sguazzarci. Appunto, sono i modelli proporzionalisti che permettendo la proliferazione partitica e, per contro concedono riprodurre governi prevalentemente centristi. Appunto, era questo stesso meccanismo proporzionale che dava a tutti questi partitini un siffatto perpetuo potere condizionatore che invece col sistema SEMIALTERNO li sarebbe stato precluso. Giacché è grazie al suo insito meccanismo evolvente del SEMIALTERNO dell’ingenerare un’effettiva contendibilità a tutto tondo ed a tutto campo, li avrebbe fatti sloggiare sia la balena per non continuare a lasciarla sempre al centro quanto avrebbe negato a quei partitini, quel loro assurdo potere ricattatorio superiore alla propria possibile espressioni elettorale. Quindi, sarebbe stato un altro gioco giacché non avrebbero potuto gareggiare in quegli speculativi opportunistici termini e, modi altrettanto, perpetui. In quanto, per la concorrenziale contendibilità che il sistema SEMIALTERNO ingenera ed imprime gli avrebbe tutti ridimensionati relegandoli alle loro effettive consistenze elettorale numeriche! Giacché in presenza del suo meccanismo evolvente alterno si sarebbero potuti costituire governi in coalizione ben più coesi e duraturi dove, ad ogni partito sarebbe stata riconosciuta e valutata la sua effettiva consistenza elettorale e, non superiore alle proprie dimensioni. Appunto i partitini si sarebbero ritrovati impossibilitato a poter ricattare gli altri potenziali suoi partner di coalizione sia nel costituirla quanto al mantenerla come eventuale coalizione governativa, in quanto, se fosse stato elevato od intimato o tentato del volerlo esercitare questo avrebbe potuto interrompere il percorso della legislatura ed anticipandone la scadenza ci si sarebbe rimessi ad una mandata elettorale al Maggioritario con premio. Quindi il ricatto avrebbe creato le condizioni per un fine anticipata della legislatura che conseguentemente, avrebbe potuto mettere a rischio la loro stessa possibile presenza in successivo Parlamento dopo le elezioni con premio al Partito od alla Coalizione vincente. Pertanto i partitini avrebbero potuto scomparire in questa mandata e quindi scomparire. Ovvero, venir spazzati via dal Parlamento alla successiva tornata elettorale! Questa è la potenzialità che s’ingenera applicando il SEMIALTERNO la dinamica auto-ripulente ed autorigenerante insita nello stesso meccanismo che il SEMIALTERNO riprodurrebbe per massimizzare la contendibilità e per conseguentemente agevolare governi coesi e più duraturi, dato dall’automatico evolvente vincolo di governabilità che ingenera coniugata con la rappresentatività! Ovvero, rappresenta il quanto d’ideale ci si dovrebbe aspettare da un sistema elettorale equilibrato e completo! E, non certamente dando un premio di maggioranza al (53-54%) perpetuamente e comunque alla lista che arriva al primo (40%) od al secondo turno col 37% come lo farebbe un “farloccante” Italicum!? Essendo un modello elettorale troppo squilibrato trovandosi incurvato su un autoritarismo rigonfiato con 100 nominati da un manipolo di segretati di partito tesi ad autoperpetuarsi nello spazio tempo! Invece col SEMIALTERNO su ogni legislatura a base proporzionale vigerebbe quella condizionante spada di Damocle che farebbe scattare una mandata incardinata sulla Governabilità-maggioritaria con Premio! Quale criterio condizionatore indispensabile a rendere compiutezza ed equilibrio ad ogni sistema per reputarsi tale! Dinamica evolvente che dovrebbe indispensabilmente enucleare per infondere contendibilità e conseguentemente accountability! Giacché al cittadino poca importa che il governo si costituisca in coalizione di partiti o partito di corrente purché riproduca efficacia ed efficienza attraverso coalizioni più coese e durature! Queste sono le prerogative che il sistema SEMIALTERNO ingenera maggiori rassicurazioni di governabilità coniugata con la rappresentatività ingenerate dalla sua insita evolvente dinamica di reciproca insita nella sua strutturale articolazione: centrifugocentripeta dell’ingenerare e riprodurre contendibilità a tutto tondo ed a tutto campo! Pertanto si potrebbero avere più consecutive legislature sulla sola induzione Proporzionale ma se la legislature terminasse prima dei tempi dovuti automaticamente scatterebbe quella con Premio da cui il temine!
SEMIALTERNO: “the how to play democracy tomorrow!” Metaforicamente corrisponderebbe elementarmente ad un diarchico PING PONG una diade assiomatica!? Giacché il PING rappresenterebbe il- Proporzionale che permane qualificarsi INCLUSIVO giacché improntato sull’induzione centrifuga del massimizzare la RAPPRESENTATIVITA’ invece il PONG corrisponderebbe al Maggioritario con premio di maggioranza prevalentemente incardinato sull’induzione centripeta della massimizzazione della GOVERNABILITA’ e caratterizzandosi per qualità “esclusive essendo tendenzialmente monocratico” Inoltre, il SEMIALTERNO rappresenterebbe anche la modalità per meglio declinare la stessa democrazia essendo, anche per la prof.ssa N. Urbinati, un sistema diarchico basato sui concetti di volontà e opinione. Dove, l’espressione ‘diarchia” vuol significare che in democrazia ci sono due poteri o due sorgenti di autorità e poi che essi non sono in opposizione ma che, pur restando diversi e distinti, sono in permanente relazione l’una è la volontà e l’altra l’opinione!
Quindi, non possiamo restare ad aspettare inermi continuando a muoverci ancora nell’ambiente-tecnica con i tratti tipici dell’uomo pre-tecnologico che agiva con un bagaglio di idee in cui si riconosceva è pertanto che serve munirci di coraggio per rafforzale provvedendo a rimontar più appropriatamene ed adeguatamente l’impianto elettoral-istituzionale e, renderci conto che la tecnica semplicemente “funziona” e dovremmo saper sfruttare al meglio per permetterci di saper cogliere queste opportunità e per rigenerare il nostro impianto come col SEMIALTERNO si propugna!
Passo indispensabile per infondere quella detta contendibilità necessaria a sempre più abbassare sempre più le filiere per così sempre più ridurre quel GAP che distanzia la POLIS da un siffatto il mondo reale e meglio sintonizzarvici! Giacché solo l’innovazione potrebbe permetterci di accorciare sempre più le filiere d’intermediazione se l’impianto elettoral-istituzionale sarà congeniato ed improntato su basi dinamiche inclusive come quanto col SEMIALTERNO si va proponendo essendo strutturato a base proporzionale proteso ad ingenerare ed infondere maggiore ’inclusività indispensabile per potere estendere la democrazia non solo su formale bensì protesa a meglio incarreggiarsi a ad essere insieme formale e sostanziale come quanto già asseriva N. Bobbio! Qual Ping Pong irrinunciabile!?
E’ pertanto, che urgono innovazioni ed aggiornamenti su più fronti e livelli, per far sì, che gli ITALIANI vengano considerati dalla “classe politica” cittadini, secondo quei termini già ribaditi anche dal nostro Presidente all’atto del suo insediamento, del dover intervenire a rimuovere tutti quegli ostacoli che si frappongono e, limitano di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei Cittadini, secondo quanto al il 2°comma dell’art. 3, già sancisce la nostra Costituzione, per evitare che le maggiori disuguaglianze sociali si traduca in disparità di potere politico (T. Piketty)!
Così come occorre, quindi, sostanzialmente meglio attrezzarci acquisendo un impianto elettoral-istituzionale in grado di sistematicamente riprodurre accountability, sia acquisendo un più completo ed equilibrato sistema elettorale, come detto col SEMIALTERNO quale virtuoso agevolatore d’aggregazione governativa per far sì che: chi governa, governa e, chi fa l’opposizione più puntualmente controlli, per una più indotta dinamica e riprodotta conseguente accountability! Quella del dover perseguire contestualmente perseguire obiettivi secondo la “triple botton line” di equità sociale, qualità ambientale e economicità: intesa come prosperità economica! Tutto questo affinché i cittadini non vengano reputati o percepiti dei meri individui da pedagogizzare con melense modalità discenti alla stregua della Prima Repubblica o, da venir ammansiti attraverso inconcludenti imperanti “tokenismi”! Bensì reputati cittadini da mettere nelle condizioni d’esercitare la propria cittadinanza nella sua pienezza ed interezza, adeguandola alle esigenze che un siffatto epocale cambio di paradigma reclama ovvero, poter assolvere più responsabilmente la democrazia integrandola anche con modalità a democrazia diretta introducendo: il referendum propositivo per controbilanciare quello abrogativo! Giacché alcun equilibrio può reggersi soltanto togliendo bensì anche aggiungendovi!! Elementare! Così come eliminare il Quorum ai referendum per sostanzialmente rafforzarli rendendoli così effettivamente competitivi;
Così come servirebbe vedere la nostra Repubblica integrarsi con altri più appropriati nuovi istituti a democrazia diretta acquisendo – il RECALL–ostracismo– quale minimale esigenza per equilibrarsi a “quel…senza vincolo di mandato” dell’art. 67 per ovviare a quei furtivi cambi di casacca sempre proni a passare da un partito all’altro, da uno schieramento all’altro, ecc. Il recall è già presente da un secolo in California ma anche in altri 18 Stati dell’Unione quanto in Canada, Giappone, Svizzera ed altri vari paesi latino-americani.
- il “Write in” – aggiungere l’istituto del “write in” anche per le primarie ovvero, di poter scrivere direttamente sulla scheda elettorale nominativi di cittadini anche quando non sono presenti in alcuna lista; quale modalità per meglio contrastare: cooptazione, lobbismo, nepotismo, clientelismo degli apparati partitocratici e non. Questo per la necessità di tutelare l’indipendenza e il pluralismo del foro pubblico dell’informazione tanto dal potere delle maggioranze politiche quanto da quello dei centri di potere economici. Supposto che venga rafforzato il potere delle specifiche autorità di controllo. Inoltre col
-“TOP TWO” poter istituzionalizzare le primarie di collegio ove tutti possano liberalmente concorrevi ma, non mantenere quelle parziali riferite ad un solo od unico partito, bensì introdurle secondo il criterio aperto della “TOP TWO” (al principio che i primi due vincenti si contendono il collegio) come quanto già fanno in Californiana ed altrove avviene da secoli.