Gli abusivi autoritari

Un Parlamento eletto in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte stravolge una Costituzione approvata da un’Assemblea costituente eletta secondo un equo sistema proporzionale che garantiva piena rappresentanza a tutte le forze politiche.

Il che significa che chi non ha potere pienamente legittimo, neppure per legiferare e governare, rovina la Carta fondamentale approvata da un’Assemblea costituente che aveva piena legittimità.

Una Costituzione approvata a larga maggioranza (quasi l’88% dell’Assemblea costituente) dopo lungo, serrato, colto e serio dibattito nelle commissioni e in assemblea plenaria, viene modificata a stretta maggioranza senza seria discussione. Il metodo delle larghe intese, osannato da tanta parte dell’opinione pubblica e apertamente sostenuto dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano vale dunque per formare il governo e legiferare, ma non per riformare la Carta fondamentale che definisce le regole per governare e per legiferare. Nessuna parola, nemmeno un monito da parte del capo dello Stato? E quale sarebbe la necessità impellente di abolire il Senato elettivo per sostituirlo con un Senato di nominati da istanze inferiori, consigli comunali e regionali, con potere di concorrere alla riforma della Costituzione? Nessuna.

Illustri colleghi costituzionalisti di chiara fama affermano che non c’è alcun rischio di svolta autoritaria o antidemocratica. Hanno pienamente ragione. Non esiste alcun rischio in tal senso: la svolta autoritaria c’è già stata e consiste nel metodo usato per riformare la Costituzione. Svolta autoritaria secondo uno dei significati propri del termine: un uomo animato da volontà di dominio scatena contro le istituzioni repubblicane una pletora di servi che dipendono da lui per avere il privilegio di rimanere in Parlamento o di essere rieletti.

Addirittura Renzi si permette di minacciare i recalcitranti che se non passa la sua riforma della Costituzione “si va alle elezioni”, come se avesse il potere di sciogliere le camere!  Dimentica, o fa finta di dimenticare, il dinamico riformatore, che sciogliere le Camere è prerogativa del capo dello Stato. Ma per Renzi questa distinzione, che è fondamento dell’ordinamento repubblicano, è troppo sottile: si sente già capo del governo, capo dello Stato e padrone del Parlamento.

I giuristi del XIV secolo parlavano di tirannide tacita o velata: niente armi, niente proscrizioni, niente esili.  Bastano dei servi tenuti al guinzaglio con la vecchia minaccia di togliere loro i privilegi e con loro dare a un uomo un potere senza limiti. Possibile che i cittadini italiani, tranne piccole minoranze, non si rendano conto dell’inganno messo in atto contro la loro dignità? Pare, purtroppo, che sia così.

Il Fatto Quotidiano, 15 febbraio 2015

7 commenti

  • Illustre prof. Viroli,

    non è che i Cittadiniitaliani non si rendano conto, ma è che nessuno offre loro una “via di scampo”!

    Voi professori, così stimati e ascoltati, sapete produrre tante analisi e teorie, ma neppure l’ombra di un “progetto operativo” percorribile, tale da guidare una Cittadinanza che, come risulta da indagini demoscopiche indipendenti e qualificate, al 97% non nutre più alcuna fiducia e disprezza l’offerta politica, verso un riformismo a misura di Cittadinanza e non di casta.

    Sono lustri che producete documenti forbiti e condivisibili che, accompagnati dalle denunce continue dei misfatti della malapolitica, hanno portato l’indignazione della gente a livelli parossistici.

    Ma senza la possibilità di evolversi in azioni propositive e costruttive, l’indignazione porta solo frustrazione al punto che l’ultimo pifferaio magico, ottiene il successo dovuto solo alla speranza di un cambiamento “purchessia”.

    Avanti dunque! Ci sono nella Società Civile braccia pronte a tradurre i Vostri suggerimenti in azioni di riformismo di qualità!

    Ma non potete limitarvi all’analisi e alla denuncia! Il popolo senza rotta e guida saggia, quando fà, fà solo “casino”! come la storia tramanda!

  • Sì, caro Viroli, solo una esigua minoranza di cittadini si sta rendendo conto di questo inganno che è perpetrato – per lo più – nella indifferenza generale. Non vedo, onestamente, grandi entusiasmi per l’ operato del governo ( che l’ Italicum renderà, più ancora di quanto già non sia attualmente , detentore anche del potere legislativo , del potere di nomina del Presidente della Repubblica, del potere di nomina dei giudici della Consulta, ecc. ecc.) ma, purtroppo, non colgo neppure quella diffusa consapevolezza critica che portò, nel 2006, a respingere l’ analogo progetto smantellatore targato Berlusconi. Urge, perciò, che sia dia vita (o si ri-generi, laddove già esiste ) ad una capillare e ben articolata rete di ‘ comitati per la difesa e l’ attuazione della Costituzione ‘ che promuovano iniziative di sensibilizzazione dell’ opinione pubblica sì da giungere adeguatamente informati e preparati all’ appuntamento con il referendum confermativo ex art.138. Un referendum che, altrimenti, si trasformerà in un plebiscito, fintamente e pigramente unanime, a favore dello status quo.
    Giovanni De Stefanis, LeG Napoli

  • Finalmente un articolo che descrive con lucidità e senza infingimenti l’attuale situazione politico-istituzionale italiana. Un grazie di cuore al prof. Viroli per il suo intervento.

    Ritengo molto pertinente l’osservazione di Giovanni De Stefani sulle misure da adottare per tentare di porre rimedio al declino della vita istituzionale del nostro paese: non è – a mio avviso – colpa dei «Professori» se il paese va a rotoli (come si legge in un commento precedente), bensì dello svuotamento del ruolo centrale dei partiti nella vita politica e istituzionale della nazione, e della completa marginalizzazione della partecipazione popolare. Che fine ha fatto l’opinione pubblica di fronte a scempi tanto gravi ed esecrandi?

    Come dice Giovanni De Stefanis: bisogna ripartire dal basso, ricostruire dal basso, sensibilizzare dal basso; è una questione di cultura civica, altrimenti dopo Berlusconi e Renzi sarà la volta del prossimo ducetto, sia esso scelto dall’establishment, dai poteri forti o dalla pancia del popolo.

    Mai come ora, bisogna fare quadrato attorno alla Carta Costituzionale.

  • Sig. Testa,

    mi dica, se ne ha tempo e voglia, cosa deve fare la Cittadinanza più di affermare di non aver fiducia e di disprezzare l’offerta politica al 97%, più di astenersi dal voto al 50% circa, più di votare il (non) partito del “vaffa” con circa 8 milioni di voti (che per PF D’arcais sono sputi in faccia alla casta), e per il resto votare controvoglia per il meno peggio o per il male minore?

    Cosa deve fare, cosa può fare se i partiti sono caduti così in basso e nessuno le offre “una via di scampo” percorribile?

    Certo che non hanno colpa i professori del declino! Ma li ritengo responsabili di “omissioni” che impediscano l’inversione di tendenza!

    Se non lo fa il ceto “colto e riflessivo” chi lo deve fare? Le masse popolari, la storia lo insegna, esprimo un livello di qualità media piuttosto basso. Se nessuno si propone credibilmente ed efficacemente alle masse di astenuti e di sfiduciati, cosa possono fare oltre il mugugno e l’Aventino?

    “Crescita culturale dal basso”, certo, come no! E chi la può fare se gli strumenti più efficaci sono nella disponibilità del potere costituito, che ha ben altri obiettivi?

    Se i professori lasciano l’iniziativa alla politica d’accatto che il Paese esprime da lustri e decenni, chi potrà far cresce culturalmente la Cittadinanza?

    Chi sig. Testa? Chi? Mi aggiorni per favore…

  • E’ una lucida ricostruzione questa di Maurizio Viroli, anche se molto amara. Sono completamente d’accordo: abbiamo gia’ subito una ‘svolta autoritaria’ e purtroppo pochi sembrano curarsene. Neppure le contraddizioni piu’ evidenti, quali la giustificazione del Patto del Nazareno in virtu’ della necessita’ di “fare le riforme con tutti” e la scelta oscena di votare soli la notte del 13 febbraio, sembrano turbare l’opinione pubblica. Questo disinteresse per la necessita’ di difendere le conquiste democratiche nel processo di cambiamento delle societa’ credo abbia ragioni antiche. Nel 1958, se non sbaglio, Bobbio scriveva che la democrazia ha bisogno di istituzioni adatte, ma non vive se le istituzioni non sono nutrite continuamente dai principi di liberta’ che le hanno ispirate inizialmente. Se i principi vengono meno, le istituzioni si svuotano di significato e rischiano di essere cancellate. Oggi siamo a questo punto, secondo me. Tuttavia, condivido l’idea di ritornare a quei principi e di costituire subito Comitati in difesa della Costituzione per prepararsi alla scadenza referendaria.

  • Gentile signora Danieli,

    davvero non vede che prepararsi alla scadenza referendaria voglia dire prepararsi alla sconfitta e alla incoronazione di Renzi?

    L’abilità comunicativa e propagandistica e gli strumenti mediatici pubblici e privati nella disponibilità dei soci del Nazzareno, ci porteranno inevitabilmente alla sconfitta!

    L’alternativa vincente è la Democrazia Diretta Propositiva con la quale anticipare Renzi nel proporre riforme, anche Costituzionali, a misura di Cittadinanza (secondo il pensiero di Rodotà, Settis, Zagrebelsky) e non di casta o del Nazzareno, salvaguardando con rigore lo “spirito originale ed autentico” della Carta, più che la lettera che sarà convenientemente aggiornata.

    Davvero non coglie la potenza di plagio massmediatico del Nazzareno su una Cittadinanza cmq ansiosa di riforme e quindi facilmente condizionabile ad accettarle per molto buone/ottime nella campagna referendaria?

    Davvero signora Danieli…?

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