TSIPRAS PORTA IL CASO GRECIA A PALAZZO GHIGI

03 Feb 2015

Non è proprio questione di unire il Sud dell’euro contro il Nord. Verso la Grecia non sono teneri nemmeno gli attuali governi di Spagna e Portogallo, entrambi a rischio di essere bocciati dal voto nella seconda metà dell’anno. E se il 68% dei tedeschi è contrario a fare sconti sul debito ad Atene, lo è anche il 59% degli italiani, informano due recentissimi sondaggi. Tuttavia, l’ascesa al potere di Alexis Tsipras ha segnato una svolta per l’intero continente. Si può definirlo «incubo» o «terrore» dell’Europa, come accade per lo più in Germania, si può considerarlo una speranza, come accade altrove, non soltanto tra i simpatizzanti dell’estrema sinistra. Nell’una come nell’altra versione, scompiglia le carte di una partita

Non è proprio questione di unire il Sud dell’euro contro il Nord. Verso la Grecia non sono teneri nemmeno gli attuali governi di Spagna e Portogallo, entrambi a rischio di essere bocciati dal voto nella seconda metà dell’anno. E se il 68% dei tedeschi è contrario a fare sconti sul debito ad Atene, lo è anche il 59% degli italiani, informano due recentissimi sondaggi. Tuttavia, l’ascesa al potere di Alexis Tsipras ha segnato una svolta per l’intero continente. Si può definirlo «incubo» o «terrore» dell’Europa, come accade per lo più in Germania, si può considerarlo una speranza, come accade altrove, non soltanto tra i simpatizzanti dell’estrema sinistra. Nell’una come nell’altra versione, scompiglia le carte di una partita bloccata. Nell’immediato, il caso greco è del tutto a sé, e va risolto al più tardi entro questo meseAggiungi un appuntamento per questo mese. Rischiava di diventare irrisolvibile nel giro di qualche giorno se frasi azzardate dei neo-ministri non fossero state corrette tra domenica e ieri. Lo scopo principale dell’incontro di oggi Aggiungi un appuntamento per oggi tra due coetanei (Tsipras ha sei mesi più di Matteo Renzi) è di esplorare un percorso di negoziato europeo. Scontando che non sarà possibile definire in breve l’intera controversia, occorre che le parti mostrino l’intenzione di venirsi incontro. Il ministro dell’Economia Yannis Varoufakis fra una posa teatrale e un’altra ha affermato che non intende azzerare l’attivo di bilancio al netto degli interessi (necessario a restituire il debito), solo ridurlo; promette di ripagare per intero Fmi e Bce. Occorre ora che Atene smetta di impuntarsi sul condono di una parte del debito; mentre a Bruxelles e a Berlino devono magari implicitamente ammettere che la disoccupazione al 25% in Grecia è colpa anche loro. Una volta avviata la trattativa, sarà possibile prolungare l’assistenza europea senza la quale a marzo o il Tesoro ellenico o le banche si troveranno con le casse vuote. Sui dettagli tecnici già circolano ipotesi di intesa (in sostanza, ulteriori dilazioni nei pagamenti del debito). L’ostacolo è politico, e sarà arduo da superare. Da come lo si supererà dipendono i vantaggi per l’Italia e per gli altri Paesi a cui le regole attuali dell’unione monetaria non vanno bene. Un aiuto lo danno i consigli giunti da Londra e da Washington, chiaramente indirizzati alla Germania. Non è più sostenibile – danneggia l’Europa ed il mondo intero – un assetto dell’euro in cui tutto il peso dell’aggiustamento ricade sui Paesi deboli in disavanzo, nulla sui Paesi forti in avanzo. Vi hanno accennato con cautela Vitor Constancio e Benoît Coeuré della Bce, lo ha spiegato con energia un autorevole osservatore esterno, il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney. Inoltre, acquista forza l’idea che le riforme importanti siano quelle che in Grecia finora mancano, far funzionare la burocrazia e la giustizia, far pagare le tasse, togliere i vincoli di cui profittano le clientele; mentre il salasso dell’austerità dura, meno servizi pubblici e meno soldi in busta paga, di per sé non cura nessun male. Gioverà a Renzi se saprà far seguire altri fatti alle parole. Ma prima che la Grecia spinga a rinnovare l’Europa, occorre che Tsipras mostri di saper rinnovare la Grecia. Un conto è bloccare le privatizzazioni losche e clientelari, un conto è bloccare ogni privatizzazione per ideologia massimalista, quando un Paese in debito estero deve per forza vendere a stranieri. Né la riforma dello Stato può consistere nel riassumere gli impiegati licenziati. Non si può chiedere indulgenza senza impegnarsi a che gli errori non si ripetano. Come altrove, poco giova indignarsi contro austerità, neoliberismo o globalizzazione se poi l’unica proposta è tornare indietro. 

(La Stampa)

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