Il piatto del Nazareno

20 Gen 2015

Marco Travaglio

Mentre il Piatto del Nazareno si gonfia ogni giorno di nuove pietanze – le controriforme elettorale e costituzionale, il mega-condono fiscale, il falso in bilancio copiato da quello di B., i vertici delle Procure-chiave, gli inciuci per issare al Quirinale il consigliori di Craxi nonché candidato del Caimano – saltano fuori (dal piatto) due leader che offrono una zattera a chi non vuol morire nazareno. Entrambi strappano con le precedenti appartenenze all’insegna della legalità. Il primo è un politico, Sergio Cofferati, uscito dal Pd dopo la vergogna delle primarie liguri truccate da extracomunitari cammellati e infiltrati mafiosi, fascisti, alfaniani e scajoliani, uniti ai renzian-burlandiani per continuare a spartirsi la regione: un SuperNazareno locale che diventa partito unico con candidato unico, ben oltre il patto e il piatto romano.

Mentre il Piatto del Nazareno si gonfia ogni giorno di nuove pietanze – le controriforme elettorale e costituzionale, il mega-condono fiscale, il falso in bilancio copiato da quello di B., i vertici delle Procure-chiave, gli inciuci per issare al Quirinale il consigliori di Craxi nonché candidato del Caimano – saltano fuori (dal piatto) due leader che offrono una zattera a chi non vuol morire nazareno. Entrambi strappano con le precedenti appartenenze all’insegna della legalità. Il primo è un politico, Sergio Cofferati, uscito dal Pd dopo la vergogna delle primarie liguri truccate da extracomunitari cammellati e infiltrati mafiosi, fascisti, alfaniani e scajoliani, uniti ai renzian-burlandiani per continuare a spartirsi la regione: un SuperNazareno locale che diventa partito unico con candidato unico, ben oltre il patto e il piatto romano.
Il secondo è un giudice, Piercamillo Davigo, che abbandona dopo oltre 30 anni la corrente conservatrice di Magistratura Indipendente, ormai ridotta a ruota di scorta dei nazareni del Csm, un tempo organo di autogoverno delle toghe e ora organo di controllo del governo sulle toghe. E sta per fondarne una nuova, “Autonomia e indipendenza”, ispirata all’articolo 104 della Costituzione, uno dei più traditi e calpestati dai politici e da una parte degli stessi magistrati: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. La genesi dello strappo la spiega lo stesso Davigo, già membro di punta del pool Mani Pulite, poi giudice d’appello, infine di Cassazione, nell’intervista al Fatto a pag. 7. Ma c’è anche un aspetto politico che un magistrato come lui non può affrontare: la supermaggioranza Renzi-B., complice Napolitano, ha messo le mani sul Csm con tre mosse mai viste nella storia repubblicana.   1) Ha paracadutato il sottosegretario Legnini (Pd) alla vicepresidenza, cioè alla guida operativa del Consiglio. 2) Si è tenuto come sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, il magistrato berlusconiano che da via Arenula seguita a fare il ras di MI, sponsorizzando i suoi fedelissimi, poi regolarmente eletti nel nuovo Csm (Pontecorvo e Forteleoni). 3) Ha assecondato con tutto il peso dei membri laici di destra, di centro e di sinistra e con l’aggiunta del Presidente e del Pg della Cassazione le manovre del Quirinale per orientare le nomine dei capi delle Procure (vedi Palermo), i procedimenti disciplinari e le pratiche di incompatibilità ambientale salvando i magistrati allineati (Bruti Liberati) e colpendo i cani sciolti (Esposito, Di Matteo, Robledo ecc.). Così nel Csm s’è saldata un’inossidabile maggioranza “nazarena” filogovernativa: i 2 capi della Cassazione, gli 8 laici di tutti i partiti e i 4 di MI. Totale: 14 su 27 (il 27° è il capo dello Stato, che di solito non vota, ma fa votare). La prova su strada l’han fatta con la nomina di Franco Lo Voi, il candidato meno esperto e titolato, a procuratore di Palermo, a danno dei due concorrenti molto più meritevoli di lui, Lo Forte e Lari, che l’hanno subito impugnata al Tar. Quando Davigo, noto per l’intransigente indipendenza dalla politica, è stato proposto a presidente di MI, i Ferri-boys l’hanno stoppato, preferendogli Pontecorvo, uno dei protetti del sottosegretario impiccione. La nuova corrente, che ora potrebbe attrarre molti magistrati di vari orientamenti, accomunati dall’insofferenza per il collateralismo politico delle vecchie, si chiama “Autonomia e indipendenza” proprio per questo. E ha già sortito l’effetto di mandare in minoranza i nazareni al Csm, che ora sono 13 a tavola: uno dei quattro di MI, Aldo Morgigni, se n’è andato con Davigo. Chi coltivava il disegno autoritario e velleitario di papparsi l’Italia comprimendo ogni differenza, soffocando ogni dissenso e irregimentando tutto e tutti sotto un sudario di conformismo che non ammette voci stonate, è servito: la pentola a pressione è esplosa. Cofferati nel Pd e Davigo nella magistratura hanno aperto le prime falle nel coperchio, per far uscire la puzza e far entrare un po’ d’aria fresca.

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