“Sinistra schiacciata, Matteo punta al partito unico di centro”

13 Nov 2014

Pippo Civati mette piede in direzione già sconsolato. «La situazione è al limite, stiamo correndo su un filo sempre più sottile». Dalla riunione spedisce sms amari: «Renzi sta dicendo di sé quello che diceva di Letta…». E ancora: «A parole inizia a preoccuparsi della spaccatura ».

civatiPippo Civati mette piede in direzione già sconsolato. «La situazione è al limite, stiamo correndo su un filo sempre più sottile». Dalla riunione spedisce sms amari: «Renzi sta dicendo di sé quello che diceva di Letta…». E ancora: «A parole inizia a preoccuparsi della spaccatura ». Si discute di legge elettorale, intanto. E il deputato punta a salvare il salvabile. «Fossimo fuori dal patto del Nazareno, ci sarebbe il Mattarellum. Ma siccome siamo in questo schema, vogliamo capire se è possibile ridurre i danni. Partendo dalla possibilità per i cittadini di scegliere gli eletti, con le preferenze o i collegi».
Ma lei quando decide se restare nel Pd, Civati? Un paio di settimane fa aveva detto: “Entro un mese”.
«Per me la chiarezza va fatta innanzitutto con gli altri che sono a disagio. Ci stiamo confrontando e questo è molto positivo. Oggi sono passato per un saluto alla riunione con Bersani e D’Alema. Vedremo se uno sarà costretto ad andare via per costruire un progetto più ampio, oppure se sarà possibile restare nel Pd, ma con un’agibilità».
Da cosa dipende?
«Sarà possibile discutere, oltre a dover assistere al solito spettacolo? Voglio capire se il Pd è considerato un luogo di confronto, oppure se il nostro spazio si perde nel flusso renziano… Sa, con Renzi non è facile: banalizza le tue proposte, oppure le assume senza riconoscerne la paternità. Dai prossimi passaggi – legge elettorale, riforme, Jobs act, manovra si capirà tutto. Certo, se passa il progetto del partito unico di centro, la risposta su cosa faremo purtroppo già c’è…».
Il partito unico di centro?
«L’Italicum rischia di diventare l’unicum: così nasce il partito unico di centro, una grande forza che domina il sistema. Attorno c’è una destra anti-euro e antitutto. E una sinistra che viene schiacciata e rinuncia ai tratti riformisti».
Pessimista.
«Ecco il quadro: Renzi in mezzo diventa un leader nazional popolare, senza ideologie, che picchia sempre più spesso sulla sinistra. È un crescendo contro i sindacati, gli intellettuali, la vecchia guardia. Un continuo martellare».
Per lei il Pd sta sparendo a causa di Renzi?
«Io sostenevo che le larghe intese ci avrebbero portato fin qui. E infatti si parla di alleanza con Ncd alle Regionali… Pian piano la differenza tra destra e sinistra non c’è più».
Il patto del Nazareno, intanto, regge alla grande.
«Non mi sorprende. D’altra parte il Nazareno è… eterno. Non c’era motivo di pensare che questa intesa non continuasse, nonostante i distinguo. Crollerebbe tutto, altrimenti. Berlusconi fa sponda a Renzi e si vede in mille occasioni: non ricostruisce il centrodestra e si mostra molto più disponibile del passato a mantenere gli accordi».
Potesse modificare l’accordo sulla legge elettorale, cosa cambierebbe?
«Sono liste bloccate, si tratta di fatto di un’elezione indiretta. Senza contare che un capolista può esserlo in dieci collegi: così, alla fine, la segreteria di partito può decidere anche per i secondi classificati ».
A proposito: sul Jobs act la strada resta sbagliata?
«Sì. Se si continua così, alla Camera il dissenso crescerà».

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