A scuola di laicità

36_20-09-2014Left«C’è solo fame di potere adesso nella politica. Il contrario di quello che sta nel cuore dell’uomo laico. E se pensiamo ai riferimenti ai boy scout o a Comunione e Liberazione oggi si parla sempre di “chiese”». Per Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, «essere laici significa rispetto per i valori degli altri, esporre il proprio pensiero, parlare con la propria vita. Senza imporre agli altri il proprio punto di vista». La giornalista e scrittrice è uno dei docenti della scuola di formazione politica promossa a Ravenna dal 20 al 21 settembre dal locale circolo di LG. Per la prima volta quest’anno “si insegnerà” la laicità (nelle istituzioni di diritto pubblico) con tanto di borse di studio offerte da una banca locale. Tra i temi che saranno affrontati: bioetica, diritto di famiglia, scuola, informazione. Oltre a Sandra Bonsanti, partecipano Chiara Saraceno, Roberta De Monticelli, Carlo Flamigni, Maurizio Viroli, Luca Bottura e quel Roberto Balzani, storico, che sta correndo per le primarie del Pd alla presidenza della regione Emilia Romagna. Non è un caso che si parli di laicità proprio in Romagna, una terra che vanta una forte tradizione mazziniana e repubblicana. «Io parlerò dell’Apologia dell’uomo laico, il libro che Giovanni Ferrara, il mio compagno, scrisse nel 1983, ai tempi del Caf (Craxi, Andreotti e Forlani Ndr)». Un libro introvabile, una piccola bibbia sui valori del laicismo scritta da un uomo a cui il padre, in nome di un antifascismo viscerale, dette tre nomi. Oltre a Giovanni anche Giacomo e Piero, in ricordo di Amendola, Matteotti e Gobetti. Ferrara fu uno degli esponenti più in vista del movimento laico italiano, in cui un partito piccolo come quello di Ugo La Malfa riusciva ad essere determinante. Sempre all’insegna del dialogo. «Oggi quel pensiero manca – continua Bonsanti – ed è una delle caratteristiche più amare della politica attuale, segnata dalla disattenzione e dall’irrisione per chi non segue il pensiero dominante». La stessa riforma del Senato, conclude la scrittrice, «è ciò di più antilaico che si possa immaginare: la ricerca di un potere unico decidente».

1 commento

  • E’ particolarmente significativo che la nostra associazione si interroghi – grazie alla magistrale riflessione del suo presidente onorario e all’ annuale appuntamento con la scuola di formazione politica – su due ‘ valori assoluti ‘ e determinanti per la crescita della nostra fragile democrazia come la dignità e la laicità.
    Significativo perché è opinione diffusa che questi concetti ‘ astratti e indeterminati ‘ ( così come quelli di libertà, di giustizia, di eguaglianza , ecc.), lungi dal costituire occasione di un libero ( cioè franco ) ed aperto ( anche conflittuale ) approfondimento culturale , debbano essere ‘ piegati ‘ – per amor di concretezza – alle sempre più condizionanti , omologanti e de-ideologizzate ‘ esigenze dei tempi ‘. Con il risultato, inevitabile, di perdere la loro valenza profetico-rivoluzionaria e restare – come ben osserva Zagrebelsky – delle ‘ belle parole ‘. Belle e vuote. Belle e facilmente strumentalizzabili.
    ‘ Dignità, responsabilità e giustizia ‘ – scrive Zagrebelsky – si tendono la mano. E’ proprio così. Una dignità , senza un impegno responsabile, attivo e disinteressato, di tutta la persona a favore di livelli sempre più alti di giustizia sociale, non è praticamente concepibile. Così come una laicità sbandierata con arroganza laicista , più che vissuta con la sobrietà etica e la curiosità intellettuale di chi ben sa di non essere depositario della verità, non aiuta certo la democrazia e il pluralismo ma, anzi, può alimentare posizioni ancora più fondamentaliste di quelle tipiche delle chiese cui fa riferimento Sandra Bonsanti.

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