Consulta, Carlassare: “No ai politici alla Corte. Sennò diamo ragione a Berlusconi”

17 Set 2014

“La Consulta interviene a difesa dei diritti, è la nostra ultima spiaggia, da tanti anni. E così, con nomine di profilo meno alto e con caratteri più marcatamente politici, si rischia di dare ragione a Berlusconi quando diceva che la Consulta è un organo politicizzato“.

Carlassare-Modena“La Consulta interviene a difesa dei diritti, è la nostra ultima spiaggia, da tanti anni. E così, con nomine di profilo meno alto e con caratteri più marcatamente politici, si rischia di dare ragione a Berlusconi quando diceva che la Consulta è un organo politicizzato“. A dirlo è Lorenza Carlassare, giurista e costituzionalista, professore emerito di diritto costituzionale all’università di Padova, che vede l’elezione dei nuovi giudici costituzionali e dei membri laici del Csm non solo spartita con un accordo tra i partiti (è più o meno sempre successo), ma puntando per giunta su personalità che per anni e fino a oggi hanno fatto i politici. Fino a Donato Bruno, icona del circolo berlusconiano, e Giovanni Legnini che da sottosegretario all’Economia del governo Renzi (e uomo del Pd) prende armi e bagagli e si trasferisce al Csm dove quasi certamente farà il vicepresidente: “La nomina o l’elezione di politici di professione temo faccia scadere l’immagine della Corte”. Per non parlare di figure come Luigi Vitali (candidato di Forza Italia a uno degli ultimi posti nel consiglio superiore della magistratura) che ha pure due procedimenti in corso. Eppure il fatto che siano eletti dal Parlamento non significa che l’accordo sia necessariamente al ribasso.

Professoressa Carlassare, i nuovi membri della Consulta saranno politici che nella vita hanno fatto praticamente solo quello.
E’ normale che il Parlamento in seduta comune elegga alla Corte costituzionale personalità politicamente orientate, ma non persone conosciute soltanto, o prevalentemente, per la loro attività politica; la Corte non è, non deve essere e non deve apparire un organo politico. I padri costituenti, cercando una composizione equilibrata, hanno trovato una soluzione soddisfacente: oltre ai 5 eletti dal Parlamento, cinque giudici sono eletti dai magistrati e cinque sono nominati dal Capo dello Stato che è (e deve essere) un organo sopra le parti. La nomina o l’elezione di politici di professione temo faccia scadere l’immagine della Corte. Così come la fa scadere l’eventuale ‘non eccellenza’ nella qualità di coloro che vengono chiamati a farne parte. L’elevata professionalità, così come le qualità morali, garantisce anche l’indipendenza delle decisioni: è meno facile che simili persone siano influenzate da motivi contingenti o di convenienza politica.

Ma in passato ci sono stati giuristi di cui era comunque nota l’area “di provenienza”, no?
Questo è certo, il fatto che si tratti di persone politicamente orientate è già implicito nella loro elezione parlamentare. Ma la loro posizione politica non deve essere, né apparire la ragione unica o prevalente della scelta. Non si dovrebbe dare l’impressione che la Corte costituzionale sia un organo politico. La nomina di politici di professione temo ne faccia scadere l’immagine, dovrebbero essere ‘giuristi di area’ come Gaetano Silvestri, eletto nel 2005, costituzionalista illustre, già rettore dell’università di Messina uno dei giudici che oggi si va a sostituire. O come Ugo De Siervo, un altro costituzionalista di alto profilo eletto nel 2002. E prima di loro Valerio Onida o Carlo Mezzanotte; ma penso anche a giuristi di discipline diverse dal diritto costituzionale, a Francesco Paolo Casanova, un romanista eccellente, a Ettore Gallo, un maestro della procedura penale. Eletto dal Parlamento era anche Leopoldo Elia uno dei massimi costituzionalisti italiani: è vero che fu anche senatore democratico cristiano, ma solo a partire dal 1987, due anni dopo la sua scadenza da giudice costituzionale (1985). Il fatto che a votare sia il Parlamento in seduta comune non deve significare che le nomine siano squisitamente politiche come in questo caso. E di certo non mancano oggi, nelle diverse aree politiche, personalità idonee di alto profilo che potrebbero essere scelte senza pescare necessariamente dalla politica.

In questo caso i candidati di Pd e Forza Italia sono personalità che nella loro vita hanno fatto quasi solo i politici.
Io credo che non giovi. Anche perché la gente conosce poco il funzionamento delle istituzioni, si forma idee distorte in base a impressioni di superficie, a notizie sporadiche senza una conoscenza seria della Costituzione che, del resto, lo Stato non favorisce: è più agevole governare un gregge ignorante che un popolo di cittadini informati e critici! Poco sa anche della Corte costituzionale, che ha un compito delicato e difficile essenziale per la vita democratica del Paese: ha annullato leggi discriminatorie in nome dell’eguaglianza fra le persone sia nel lavoro, che nella vita politica, sociale, nella famiglia. E leggi che limitavano libertà fondamentali, dalla libertà personale alla libertà di associazione, di pensiero e d’informazione: sono state fondamentali alcune sentenze sulla radiotelevisione. Pensando a cose recenti, ricordo la sentenza sulla rappresentanza sindacale in fabbrica, la sentenza sul Porcellum o quella sulla fecondazione eterologa. Insomma, la Consulta interviene a difesa dei diritti, è la nostra ultima spiaggia, da tanti anni. E così, con nomine di profilo meno alto e con caratteri più marcatamente politici, si rischia di dare ragione a Berlusconi quando diceva che la Consulta è un organo politicizzato.

Non le sembra che in questo caso, anche vedendo l’elezione dei membri laici, ci sia stata una penetrazione di Berlusconi nelle istituzioni che non era mai riuscito a raggiungere quando era presidente del Consiglio?
Diciamo così: anche in altri casi le nomine non erano state proprio all’altezza. Ma almeno si dovrebbe cercare di non far arrivare alla Corte personalità che sono conosciute solo per il fatto di essere politici.

Dall’altra parte il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, uomo del Pd, sarà probabilmente il prossimo vicepresidente del Csm.
Anche qui la politica dimostra la sua arroganza: non si può pensare che dal governo ci si trasferisca direttamente a un organo che deve essere indipendente dalla politica perché la sua funzione costituzionale è proprio quella di garantire l’indipendenza della magistratura dalla politica.

E dopo la Alberti Casellati l’altro candidato di Forza Italia è Luigi Vitali, che ha due procedimenti in corso.
Ecco, ci sono due profili essenziali da considerare: uno, questo, è l’integrità morale della persona e la sua affidabilità in un organismo di garanzia. E poi c’è quello politico. Come già dicevo, non si può far passare l’idea che la Corte costituzionale sia un organo politico.

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