Due sistemi diversi, che errore E non basta nasconderne uno

11 Set 2014

Enzo Cheli, professore di diritto costituzionale e vicepresidente emerito della Corte costituzionale, rimane dubbioso sulla correttezza giuridica del listino «eventuale», che i partiti possono usare o meno, previsto nella legge elettorale per presentare alcuni candidati. Ed averlo «nascosto» dalla scheda non cambia nulla. Leggi anche “Ecco il Toscanellum” di Fabio Evangelisti

Scheda elettoraleEnzo Cheli, professore di diritto costituzionale e vicepresidente emerito della Corte costituzionale, rimane dubbioso sulla correttezza giuridica del listino «eventuale», che i partiti possono usare o meno, previsto nella legge elettorale per presentare alcuni candidati. Ed averlo «nascosto» dalla scheda non cambia nulla. «Questo non supera la questione».
E quale è il vulnus, secondo lei?
«Il problema è che attraverso il listino si creano due condizioni diverse: ci sono gli elettori che votano per i partiti senza listino e che hanno una capacità più vasta, una potenzialità più ampia di scelta di chi vota partiti che useranno il listino».
Una disparità tra elettori, insomma…
«Esatto. E questo viola un principio essenziale delle leggi elettorali, quello di parità di trattamento che non può essere toccata. Con il listino, di fatto si vanno a creare due sistemi elettorali: uno principale ed uno opzionale. Peraltro, questa diversità di trattamento è tutta nelle mani dei partiti, che possono scegliere se usare o meno il listino “bloccato”. Non è un problema facilmente risolvibile».
La risposta però è che gli elettori hanno comunque la possibilità di scelta dei loro candidati, con le preferenze, reintrodotte.
«Ma è proprio lì il punto: gli elettori che esercitano la preferenza non hanno lo stesso “peso”. Per chi vota partiti che non utilizzano il listino, questa possibilità è piena. Se invece ci sono candidati nel listino “bloccato” (i prima ad essere eletti dopo l’assegnazioni dei seggi spettanti ndr ) la volontà del partito è superiore a quella degli elettori. La nuova legge elettorale toscana diventa così un sistema elettorale a due velocità: una a conduzione partitica, una a conduzione del cittadino elettorale. Si va contro un principio di uguaglianza».
Pd e Forza Italia difendono la loro scelta dicendo: nel ‘ 95, la legge elettorale prevedeva il listino. E nessuno ha fatto rilievi di costituzionalità.
«Certo: perché il listino non era una opzione, ma una previsione di legge. Superato l’elenco del listino, valevano le preferenze. Dopo la riforma presentata ieri in Consiglio regionale, c’è una specie di manopola in mano ai partiti, che decidono se lasciare un voto preferenziale completamente libero o usare il listino».
E soprattutto per partiti che andranno ad eleggere solo 1, 2, 3 consiglieri, la manopola è completamente nelle mani del partito. Ma in qualche modo la lista «bloccata» è anche nell’Italicum .
«Anche quello è un compromesso tra posizioni: ma non ha scelta opzionale. Vale per tutti, perché la legge deve essere uguale per tutti».
La convince il doppio turno per l’elezione del presidente?
«Sì, è la scelta più positiva ed una strada che apre verso la soluzione anche sul piano nazionale, quasi una linea obbligata a mio parere».
E le preferenze?
«Rimango molto perplesso. Penso che gli argomenti che portarono ad abolirle siano ancora tutte valide, ancora di più in una situazione di disfacimento dei partiti tradizionali. Si rischiano un competizione impropria e molti pericoli di corruzione».

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