La filibusta ha origini antiche

28 Lug 2014

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Quindi, alla Ministra Boschi occorre rammentare che in tutti i “paesi democratici” sono messi limiti al potere della maggioranza (sia dalla costituzione che dai regolamenti di decisione tra l’altro accettati da tutti, maggioranza e minoranza). Solo nelle democrazie dove vige il potere incontrastato della maggioranza, alla minoranza si impone di subir tacendo. Leggi anche “Ostruzionismo, un valore nella storia” e “Lo strapotere del capo del governo”

boschi2La Ministra Boschi non cessa di stupire con le sue esternazioni giornaliere. L’ultima è questa: “In nessun Paese democratico una minoranza può con l’ostruzionismo bloccare il Paese e impedire alla maggioranza di portare avanti gli impegni presi con i cittadini”. Che assurda affermazione! La filibusta ha origini antiche (la usarono i Romani in Senato nelle fasi terminali della libertà repubblicana, per esempio Catone, resistere al potere debordante e plebiscitario dei potenti) e venne rimessa in onore quando nacque il sistema parlamentare, e quindi nei due paesi dove il governo rappresentativo ebbe più celere affermazione, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Lo stesso Thomas Jefferson scrisse sul governo della temporalità nelle assemblee deliberative. Prima di lui Condorcet, autore di una costituzione democratica di cui i giacobini bloccarono la discussion in Assemblea Nazionale, comprese molto acutamente che in un Sistema nel quale la regolamentazione del tempo è un fattore così decisivo visto che non si dà alcuna autorità superiore a quella generata dal suffragio, la sovversione dei limiti temporali ovvero la filibusta o l’ostruzionismo sarebbe stato uno nuovo fronte politico di contestazione, perchè uno strumento di difesa e offesa nelle mani della minoranza quando questa sapeva di non avere a sua disposizione altre armi per essere ascolatata se non il tempo. E che dire della procedura della maggioranza qualificata? Non è anch’essa una regola che assegna un certo potere alla minoranza? Ovviamente si tratta di procedure da usare con cautela, ma sono cruciali entrambe nei loro rispettivi dominii, perchè denotano strategie difensive rispetto al potere della maggioranza, che anche alla maggioranza di oggi conviene di tutelare mettendo in conto che può essere minoranza domani. Nei “paesi democratici”, dunque, le minoranze sono tutelate in due modi: 1) con i diritti costituzionalizzati che tengono il potere politico o della maggioranza fuori da alcune sfere, quelle nelle quali la libertà individuale di scelta è in questione; 2) con procedure di limitazione del potere della maggioranza nella sfera dove il potere politico è libero di operare e che non mirano a sovvertire il metodo di maggioranza ma di mettere degli ostacoli, come il tempo di discussione e decisione o la scelta in alcuni casi (come la revisione della costituzione) di avere maggioranze più ampie. Quindi, alla Ministra Boschi occorre rammentare che in tutti i “paesi democratici” sono messi limiti al potere della maggioranza (sia dalla costituzione che dai regolamenti di decisione tra l’altro accettati da tutti, maggioranza e minoranza). Solo nelle democrazie dove vige il potere incontrastato della maggioranza, alla minoranza si impone di subir tacendo.

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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