La corruzione che ci circonda

04 Giu 2014

Il testo integrale dell’intervento di Gustavo Zagrebelsky il 2 giugno a Modena. “Mi sono fatto alcune domande su voi, su noi che siamo in questa piazza. Nessuno di voi è venuto qui pensando di trarne un tornaconto. Siete qui per puro interesse civile e per puro impegno civile, non siete venuti qui per farvi vedere, per dire al potente di turno o che si pensa lo possa diventare, io ci sono”. Una lezione di onestà riempie piazza XX Settembre

fotoPalcoModenaMi sono fatto alcune domande su voi, su noi che siamo in questa piazza. Nessuno di voi è venuto qui pensando di trarne un tornaconto. Siete qui per puro interesse civile e per puro impegno civile, non siete venuti qui per farvi vedere, per dire al potente di turno o che si pensa lo possa diventare, io ci sono. Questa è una bella speranza per il nostro paese perchè una delle ragioni della corruzione e della disonestà dilagante è appunto il fatto che nessuno fa più nulla per nulla. Un’altra considerazione. Gli applausi. Vi siete sentiti dire delle cose che dette da qui vi sembrano così chiare che non può che essere così. E’ come se si fosse sollevato un velo e voi abbiate tirato un sospiro di sollievo su qualcosa che ci opprime. Lo diceva Marco Travaglio prima, liberatevi dal conformismo, non abbiate paura delle vostre idee e tanto più le idee sono originali e non conformate all’ideologia corrente tanto più sono una ricchezza della democrazia.
Il nostro Paese sta sprofondando nel conformismo, siamo usciti da una consultazione elettorale che ha dato il risultato a tutti noto, ma la cosa che colpisce è questo saltare sul carro del vincitore. Tacito diceva che una delle abitudini degli italiani è il “ruere in servitium”: pensate che immagine potente, correre ad asservirsi al carro del vincitore. Noi tutti conosciamo persone appartenenti al partito che ha vinto le elezioni che hanno opinioni diverse rispetto ai vertici di questo partito. Ora non si tratta affatto di prendere posizioni che distruggono l’unità del partito, ma di manifestare liberamente le proprie opinioni senza temere di incorrere nell’anatema dei vertici di questo partito. Una vita politica libera si fa attraverso il dibattito libero e queste persone che dopo il risultato elettorale, hanno tirato i remi in barca e le idee che avevano prima, oggi non le professano più danno prova di conformismo.
Noi che come Libertà e Giustizia e come questa piazza non siamo nè mai saremo un partito politico, perchè Libertà e Giustizia è nata come associazione di cultura politica e all’interno ci sono tante opinioni diverse perchè la cultura è confronto tra idee diverse, di maturazione comune. Questo non prendere le distanze nei confronti di chi dedica le sue energie all’attività politica in senso proprio ma per dire che ci deve essere posto sia per la militanza politica attiva nei partiti sia per la cultura politica che deve alimentare la militanza politica. E Libertà e Giustizia nel suo piccolo è ciò che cerca di fare. Siamo una goccia nell’oceano ma siamo pur sempre la più grande associazione di cultura politica non partitica.
La nostra rappresentanza politica è quella che è, Marco Travaglio ci ha bene descritto gli effetti di un malessere che c’è nel nostro paese. Il fatto che nel parlamento ci sia un tipo di rappresentanza politica di quel genere non è episodico, non dipende dalla cattiva volontà di quanti hanno promosso questa classe politica e neppure dalla cattiva volontà degli elettori. La non onestà non è più un fatto individuale volontario/volontaristico da cui ci si possa facilmente allontanare. Non basta fare l’appello alle coscienze oneste. Sarebbe troppo bello se fosse così. La realtà è che nel nostro paese la diffusione della corruzione è diventata il vero humus della nostra vita politica, è diventata una sorta di costituzione materiale. Qualcuno, il cui nome faccio solo in privato, ha detto che nel nostro Paese si fa carriera in politica, nel mondo della finanza e dell’impresa, solo se si è ricattabili. Questo meccanismo della costituzione materiale, basato sulla corruzione, si fonda su uno scambio. Paul Ginsborg parlava di clientelismo, un sistema in cui i deboli, cioè quelli che hanno bisogno, di lavoro e protezione, gli umili della società, promettono fedeltà ai potenti in cambio di protezione.
E’ un meccanismo  omnipervasivo che raggiunge il culmine nei casi della criminalità organizzata mafiosa, ma che possiamo constatare nella nostra vita quotidiana.
Questo meccanismo funziona nelle società diseguali, in cui c’è qualcuno che conta e che può, e qualcuno che non può e per avere qualcosa deve vendere la sua fedeltà, l’unica cosa che può dare in cambio. Recepire le indicazioni. Questo vale per la mafia, vale per il voto di scambio, vale per quel fenomeno per cui ci sono nel nostro paese dei detentori di voti, migliaia e migliaia di voti. Quando Marco Travaglio racconta dei casi di pregiudicati o galeotti che ottengono 40 mila preferenze non è perché gli elettori sono stupidi: sanno perfettamente quello che fanno, ma devono restituire fedeltà. E’ un meccanismo oggettivo quello dentro il quale ci troviamo. Facciamoci un esame di coscienza e chiediamoci se anche noi non ne siamo invischiati in qualche misura.

Questo meccanismo fedeltà-protezione si basa sulla violazione della legge. Se vivessimo in un Paese in cui i diritti venissero garantiti come diritti e non come favori, saremmo un paese di uomini e donne liberi. Ecco libertà e onestà. Ecco perché dobbiamo chiedere che i diritti siano garantiti dal diritto, e non ci sia bisogno di prostituirsi per ottenere un diritto, ottenendolo come favore.
Veniamo all’autocoscenza: siamo sicuri di essere immuni dalla tentazione di entrare in questo circolo, che è come un polipo che afferra e si espande? E’ davvero un meccanismo omnipervasivo. Qualche tempo fa mi ha telefonato un collega di Sassari che mi ha detto: “C’è una commissione a Cagliari che deve attribuire un posto di ricercatore e i candidati sono tutti raccomandati tranne mia figlia. Sono venuto a sapere che in commissione c’è un professore di Libertà e Giustizia…”. Io ero molto in difficoltà, ma capite la capacità diffusiva di questa forma di corruzione, perché lì si trattava di ristabilire la par condicio tra candidati. Questo per dire quanto sia difficile sgretolare questo meccanismo, che si basa sulla violazione della legge. Siamo sicuri di esserne immuni? Ad esempio, immaginate di avere un figlio con una grave malattia e che debba sottoporsi a un esame clinico, ma per ottenere una Tac deve aspettare sei mesi. Se conosceste il primario del reparto, vi asterreste dal chiedergli il favore di far passare vostro figlio davanti a un altro? Io per mia fortuna non mi sono mai trovato in questa condizione, ma se mi ci trovassi? È piccola corruzione, ma è corruzione, perché se la cartella clinica di vostro figlio viene messa in cima alla pila, qualcuno che avrebbe avuto diritto viene posposto. Questo discorso si ricollega al problema del buon funzionamento della Pubblica amministrazione: se i servizi funzionassero bene non servirebbe adottare meccanismi di questo genere. Viviamo in un Paese che deve affrontare il problema della disonestà e onestà non in termini morali, perchè la disonestà ormai è diventata un sistema. Non si tratta più di moralismo ma delle coordinate fondamentali del nostro vivere civile. Se non ci risolleviamo da questo, avremo un Paese sempre più clientelarizzato, dove i talenti non emergeranno perché emergeranno i raccomandati, che disgusterà sempre di più i nostri figli e nipoti che vogliono fare ma trovano le porte sbarrate da chi ha gli appoggi migliori.
È una questione di sopravvivenza e di rinascita civile del nostro Paese. Ora, continuiamo a farci questo esame di coscienza: non siamo forse noi, in qualche misura, conniventi con questo sistema? Quante volte abbiamo visto vicino a noi accadere cose che rientrano in questo meccanismo e abbiamo taciuto? Qualche tempo fa, si sono aperti un trentina di procedimenti penali a carico di colleghi universitari per manipolazione dei concorsi universitari. Noi non sapevamo, noi non conoscevamo i singoli episodi e per non siamo stati parte attiva del meccanismo, ma dobbiamo riconoscere che abbiamo taciuto, dobbiamo riconoscere la nostra correità.

PROPOSTA: Libertà e Giustizia è una associazione policentrica che si basa su circoli, che sono associazioni nella associazione, radicati sul territorio e che sono in contatto con la vita politica. Non sarebbe il caso che i circoli, quelli che già esistono e quelli che si formeranno, si attrezzassero per monitorare questi episodi, avendo come alleati la stampa libera e la magistratura autonoma? Potrebbe essere questa una nuova sfida per Libertà e Giustizia, controllare la diffusione di questa piovra che ci invischia tutti, cominciando dal basso, perché dall’alto non ci verrà nulla di buono, perché in alto si procede con quel meccanismo che dobbiamo combattere.

 

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.