“Se le cose non precipiteranno come immagino non precipitino potremmo avere il modo di fare questa importante modifica costituzionale”. Lo ha detto Silvio Berlusconi, ospite di Omnibus su La7, parlando dell’elezione diretta del capo dello Stato. “Io – ha aggiunto – ho detto chiaro a Renzi basta ai capi di Stato scelti da 4-5 segretari di partito e quasi sempre di notte. E’ arrivato il momento di concedere agli italiani il diritto di essere loro a sceglierli”.
Poche ma eloquenti parole per sancire la fine della democrazia rappresentativa e l’ avvento della cosiddetta democrazia plebiscitaria. Berlusconi (e, purtroppo, anche Renzi con il suo cerchio magico) fotografano l’ attuale, degenerata, situazione dei partiti e, anziché correre ai ripari lavorando seriamente ad una loro regolamentazione ,sì da renderli ciò che i costituenti volevano con l’ art.49, fanno precipitare la situazione in direzione di un sistema oligarchico e, fatalmente, autoritario.
Come è possibile che la grande maggioranza del Paese non se ne avveda ?
Come è possibile che un bene prezioso come la libertà di partecipare ‘ effettivamente ‘ ( non, quindi, con un semplice ‘ mi piace ‘ o con virtuali cinguettii senza senso ) all’ organizzazione politica, economica e sociale del Paese ( art.3, 2°c.,Cost.) sia svenduto così precipitosamente solo perché queste ‘ libere associazioni ‘ che dovrebbero essere i partiti, organizzati con ‘ metodo democratico’ (art.49,Cost.) si sono, negli anni, trasformati – anche per nostra responsabilità – in vere e proprie ‘ caste privilegiate di potenti ‘ ? Come è possibile, insomma, che quel processo di imborghesimento etico e culturale, che la globalizzazione ha così violentemente e cinicamente accelerato, sia arrivato al punto da farci preferire l’ abdicazione a un qualsiasi impegno civile e politico , unico vero antidoto all’ individualismo disperante ? Dobbiamo poter reagire. Dobbiamo poter credere ancora nella possibilità che ci sia spazio per i valori della solidarietà, della gratuità, del disinteresse. E che questo spazio non sia confinato in una testimonianza puramente volontaristica ma assuma tutta la valenza sociale e politica che gli compete.
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli