Piccolo Atlante della Corruzione, l’iniziativa degli studenti romani

29 Apr 2014

L’iniziativa, dal nome “La Repubblica siamo noi”, è stata ideata e coordinata da Beatrice Ravaglioli, una donna tenace e grintosa che fa parte dell’associazione Libertà e Giustizia, che con la collaborazione dell’Associazione nazionale magistrati del Lazio ha messo in piedi un progetto di legalità nei licei della capitale con lo scopo di sensibilizzare i giovani e di fargli compiere un percorso di crescita, supportato dalla grandissima professionalità dei loro insegnanti che, passo dopo passo, hanno accompagnato gli studenti fino alla fine.

Roma-Corruzione1“Un meccanico ha riparato la macchina del medico per ricevere le cure gratuitamente. Ma ha scelto di farlo perché, dice, era l’unico modo”, racconta un giovane studente. C’è incredulità, denuncia e soprattutto c’è rifiuto nei suoi occhi. Un progetto realizzato con un impegno straordinario quello messo a punto dagli alunni del triennio di quattro licei romani e uno di Latina –  Peano, Plinio Seniore, Cornelio Tacito, Tersa Gullace Talotta e del liceo scientifico statale di Minturno Leon Battista Alberti – che ha portato alla nascita di cinque Piccoli Atlanti della Corruzione. Mappe capillari frutto di studi, osservazioni e questionari costruito a colpi di legalità, ogni gruppo di studente nel quartiere in cui vive e studia.
Questo documento è il risultato di un percorso formativo lungo quattro mesi, di una riflessione accurata e sensibile, di un’analisi reale condotta dai giovani e guidata da chi, nella vita, si occupa e combatte contro i reati di concussione e corruzione.
L’iniziativa, dal nome “La Repubblica siamo noi”, è stata ideata e coordinata da Beatrice Ravaglioli, una donna tenace e grintosa che fa parte dell’associazione Libertà e Giustizia, che con la collaborazione dell’Associazione nazionale magistrati del Lazio ha messo in piedi un progetto di legalità nei licei della capitale con lo scopo di sensibilizzare i giovani e di fargli compiere un percorso di crescita, supportato dalla grandissima professionalità dei loro insegnanti che, passo dopo passo, hanno accompagnato gli studenti fino alla fine.
L’obiettivo era quello di studiare i reati partendo dalla percezione che hanno le persone, e analizzando proprio i municipi in cui questi licei hanno sede (I, VII, VIII, IX). Gli alunni hanno così potuto comprendere come le illegalità vengono affrontate e vissute quotidinamente dalla gente che vive attorno a loro. Il “Laboratorio legalità e corruzione” non è stato, quindi, solo uno studio di tipo tecnico o nozionistico, ma un’analisi e una raccolta di dati che parte dai luoghi che gli alunni frequentano, dai contesti che vivono, dalle persone che incontrano o con cui avranno a che fare. Lo studio sul campo consisteva nella somministrazione dei questionari, e, attraverso un’analisi qualitativa, anche di semplici dialoghi con le persone intervistate.
Durante tutta l’iniziativa, gli studenti sono stati seguiti, sia per impostare il lavoro che per avere la conoscenza adatta, da esperti che sono stati un punti di riferimento importante per loro. A questo progetto, infatti, hanno partecipato, con incontri nelle scuole e uno persino nell’aula Occorsio del tribunale di Roma Alberto Vannucci, politologo e docente presso l’università di Pisa, Mario Palazzi sostituto procuratore della Repubblica presso la Procura di Roma e la collega della Procura di Latina Daria Monsurrrò, l’avvocato Guido Lombardi e la giornalista di La Repubblica, Federica Angeli, con cui hanno riflettuto sui fenomeni di corruzione e concussione mostrati e presentati attraverso la stampa.
Il frutto di questo percorso non resterà una semplice avventura dei liceali romani e di Latina.
No. I 5 Piccoli Atlanti della Corruzione saranno distribuiti e quindi conservati come materiale d’archivio, vista l’accuratezza e la precisione con cui gli studenti hanno condotto le analisi, nei tre municipi di Roma interessati, nei sei Comuni coinvolti nella provincia di Latina, nella procura di Roma e di Latina, al Miur e all’Anac.
Il cinismo non appartiene a questi giovani studenti, non sono arrendevoli, non accettano. Guardano con occhi perplessi e stringono i pugni perché sperano e desiderano che quei nomi dietro la cattedra li aiutino a comprendere e a combattere i reati che hanno registrato e di cui hanno sentito parlare con incuria. Perché loro non solo sognano, ma credono fermamente che un mondo migliore sia ancora possibile. Dove la corruzione diventi atteggiamento di pochi ed esca dalla forma mentis degli italiani. Questa è la loro grande vittoria.

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