Volendo riformare la Costituzione, è opportuno porsi la seguente domanda: perchè ci proponiamo di attuare questa riforma? Da quale esigenza siamo mossi e per ottenere che cosa? Questo livello preliminare di chiarezza sulle intenzioni è importante perchè consente di affrontare in maniera non aprossimativa il problema, ovvero di dargli organicità e coerenza. Indubbiamente, sono due le esigenze che giustificano una riforma la legge fondamentale della nostra repubblica: rendere il sistema politico più trasparente e accountable (rispondente ai cittadini), e renderlo più funzionale. La prima esigenza detta la legittimità delle regole e procedure democratiche nell’era del costituzionalismo: neutralizzare e impedire l’arbitrio, e per questo rendere il potere dello Stato più efficacemente esposto al controllo dei cittadini e sapientemente bilanciato nei poteri che lo compongono, in modo che non ci sia accumulo in nessuno di essi. Se questa è l’esigenza, l’elezione indiretta (la nomina da parte degli organismi di governo locale o regionale) del Senato della Repubblica va nella direzione contraria. Perchè l’elezione indiretta dei componenti di un organo deliberativo (o che partecipa comunque alle decisioni sulle leggi nazionali) è opaca rispetto all’elezione per suffragio dei cittadini. Al contrario, attribuisce un enorme potere discrezionale ad alcuni grandi elettori (sì eletti per suffragio universale, ma per funzioni e scopi diversi come l’amministrazione di un territorio regionale) che in questo modo acquisterebbero un potere superiore a quello di tutti gli altri cittadini, in violazione al principio di eguaglianza politica. Il metodo dell’elezione indiretta ebbe successo nel XIX secolo come argine alla democrazia e all’incalzante espansione del suffragio diretto e segreto. Liberali come Benjamin Constant lo difesero pensando proprio a come contenere la trasformazione in senso democratico del governo rappresentativo. Tuttavia, l’evoluzione della storia politica occidentale è andata in una direzione contraria; anche perchè è diventato in poco tempo un fatto provato che questo metodo di nomina serviva a generare e proteggere un’oligarchia social-politica, una classe di notabili sensibili. A riprova di ciò potrebbe essere utile ricordare che il Senato degli Stati Uniti fu nella prima fase della storia della federazione americana composto da nominati dagli Stati e diventò un istituto così corrotto e piegato agli interessi non controllabili dei potentati locali da indurre il legislatore a riformarlo instituendo l’elezione diretta dei suoi membri.
La seconda esigenza di riforma è dettata dalla volontà di rendere le istituzioni più funzionali alle esigenze della società. Un argomento che viene usato per perorare la causa di un Senato nominato è infatti la speditezza del lavoro legislativo. Chi difende questa tesi sostiene che per avere un sistema deliberativo democratico non è necessario che tutti i passaggi o i suoi elementi siano deliberativi e democratici. Ciò è senza dubbio vero. Tuttavia questo pluralismo è giustificato in relazione a policies o dominii decisionali amministrativi non a politics o dominii legislativi. Si tratta dunque di evitare di cadere nel funzionalismo a-normativo per cui ogni processo può essere considerato come un’efficace strategia che contribuisce al funzionamento del sistema, e quindi buona in quanto capace di far questo. Se questo è il criterio, allora perchè scegliere la democrazia? Occorre pertanto valutare quando istituti non-deliberativi, debolmente deliberativi, o anche antideliberativi, rafforzano nondimeno il sistema democratico e quando ciò non accade. Ma per fare questa valutazione occorre avere come idea regolativa o norma fondamentale l’accountability democratica, non la funzionalità (tra l’altro presunta più che provata) dei processi. La funzione decisionale ed epistemica o di problem-solving deve essere, in questo caso soprattutto, situata all’interno di criteri generali normativi come l’eguaglianza politica, e il principio di trasparenza e di controllo, condizioni non garantite dall’elezione indiretta di un corpo politico come il Senato della Repubblica.
Se lo scopo è di rendere il sistema delle istituzioni più, non meno, coerente con i principi democratici (la prima parte della Costituzione come nostra guida) allora non si comprende perchè dobbiamo prendere la strada della non elegittibilità dei Senatori, perchè arretrare da un sistema democratico di elezione diretta a uno meno democratico di nomina. Ecco quindi che la questione “perchè ci proponiamo questa riforma” diventa cruciale, un canovaccio interpretativo delle proposte e una guida di selezione delle stesse. Sarebbe dunque il caso di ripensare la proposta di un Senato di nominati da enti territoriali e di non scegliere di restringere il potere del suffragio. Oltretutto se riflettiamo sull’accusa di autoreferenzialità rivolta alla classe politica e che probabilmente induce i cittadini a evadere il loro compito sovrano, allora sembra irragionevole e disfunzionale andare nella direzione di costituzionalizzare la formazione di livelli gerarchici di cittadinanza elettorale. Si dovrebbe prestare attenzione al sentimento profondo che esiste nel paese di sfiducia nelle istituzioni, nei politici, nei partiti e nel sistema, e che si è aggravato con gli anni. Dato il quale sentimento, sembra illogico pensare di allontanare la classe politica dai cittadini ancora di più di quanto giá non lo sia oggi. Questa preoccupazione va ad aggiungersi a quella che è stata messa in luce abbondantemente in questi ultimi mesi sul rischio di sbilanciamento dei poteri a favore dell’esecutivo e della maggioranza parlamentare che un sistema monocamerale comporterebbe, con l’evidente necessità di dover rivedere l’intero sistema dei pesi e contrappesi.
Un cittadino semplice pensa che il “Monocameralismo Secco” sarebbe una soluzione funzionale e sufficientemente bilanciata perchè:
1) due camere non hanno per nulla impedito alcun misfatto della malapolitica-
2) la QUALITA’ delle leggi prodotte non dipende dal numero delle camere, ma SOLO dalla qualità delle delle Persone che le elaborano e discutono-
3) la seconda lettura se qualche volta ha migliorato una legge, almeno altrettante l’ha peggiorata, ma sempre allungando i tempi in modo irrazionale e dannoso-
4) la produzione legislativa nel monocameralismo avrebbe comunque almeno 5 livelli di passaggi/controlli: la commissione parlamentare, l’aula, la Presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale, l’opinione pubblica col referendum (da rendere più agile)
5) dare un maggior peso alla conferenza “Stato-Regioni” sarebbe sufficiente a garantire il giusto rapporto tra livelli istituzionali-
6) il monocameralismo secco comporterebbe importanti riduzioni di spesa liberando palazzi e uffici e azzerando servizi-
7) il rapporto 1/100mila tra parlamentari e cittadini è considerato generalmente equilibrato-
8) si conserverebbero i Senatori a Vita, di nomina presidenziale aumentabili a 10/15/20 per dare lustro alla Camera e giusto riconoscimento a “Persone Eccellenti”, avrebbero un settore di prestigio, molto vicino alla Presidenza della camera-
9) col monocameralismo si ridurrebbe di una maglia pesante, la catena del potere che schiaccia il cittadino.
Il senato deve essere elettivo perchè è una delle maglie attraverso cui il potere può e deve essere controllato dai cittadini.
Se così non fosse “il potere”, ottenuto il consenso popolare, plebiscitario ,attraverso il convicimento dei cittadini ad opera di media servili, poterebbe operare indisturbato verso qualsiasi deriva,dove non sarebberro più i cittadini al centro della politica, dell’ economia cosi come lo sono ora nella nostra costituzione,ma ciò che conterebbe sarebbe solo il mercato,niente altro, solo il mercato.
Caro Muratori,
forse che finora il Senato non è stato elettivo? E come mai siamo arrivati a questo livello di degrado?
E’ evidente quanto non dipenda dal numero delle camere, ne da quello dei parlamentari la “Qualità della Democrazia” che ne discende! Essa dipende solo dalla “Qualità Media” delle persone che occupano quelle o quella camera!
E certamente finchè ci saranno persone come Razzi e Scilipoti, Cuffaro e Cosentino e ne staranno fuori Persone come i proff. Settis e Rodotà, NON AVREMO SCAMPO!
Certamente non è proponibile il Senato desiderato da Renzi in concomitanza con la nuova legge elettorale: ci avvicineremmo pericolosamente alla maggioranza/dittatura del “Partito Unico” eletto da una piccola, minima, percentuale di elettori.
Sig. Barbieri le cose non sono sempre andate così male come vanno oggi.Il nostro sistema costituzionale dalla fine della guerra fino agli anni 70/80 ha permesso grandi progressi al nostro paese,permettendo a grandi masse di partecipare alla vita politica.Sono d’accordo sul fatto che è la qualità di politici che fà la qualità della politica, sul perchè si è arrivati a questo punto la mia opinione è che “i poteri forti” da decenni stiano combattendo una guerra,una guerra vera, contro quelle conquiste sociali ottenute dai cittadini di quel mondo che chiamiano occidentale,che si fondavano essenzialmente su di un controllo della politica sull’economia,è evidente che i ruoli si stanno invertendo con un
continuo logoramento delle istituzioni democratiche e del loro potere di controllo a vantaggio dei grandi gruppi finanziari che possono fare e disfare la fortuna di paesi interi con pochi clik di computer.
La proposta di modificare il nostro assetto costituzionale abolendo una camera legislativa come il senato è ,unitamente ad una legge elettorale che pone la camera sotto lo stretto controllo del governo parte dello stesso progetto di riduzione degli spazi rappresentativi della cittadianza che con “pari dignità” ,democraticamente ha il diritto di partecipare alle scelte politiche ,economiche del paese.Come illustri costituzionalisti hanno affermato il bicameralismo perfetto si può superare ,ma rimanendo ben saldi tutti gli strumenti di equilibrio fra i poteri che una democrazia deve avere per potersi dire tale.
Nel caso l’equilibrio istituzionale venisse alterato a favore di una delle sue componenti a discapito delle altre ,allora non potermmo dirci una Democrazia .
Sig. Muratori,
dal 48 in avanti ogni Parlamento è stato peggio del precedente e fino agli anni 70/80 non ha permesso “grandi progressi”, ma solo grande sviluppo di qualità molto bassa. Forse lei è troppo giovane e non ricorda…
Purtroppo i partiti non hanno mai selezionato persone di alto rigore morale e culturale, a parte il PCI fino a Berlinguer, ma solo quelle più adatte alla conquista e gestione del potere in modo privatistico. E i mafiosi sono entrati ben presto in parlamento. E questo ci ha portato nelle mani dei “poteri forti”, assieme all’accumularsi del debito che viene da lontano.
E se il prof. Rodotà già nel 1985 suggeriva una modifica del bicameralismo perfetto in presenza di una legge elettorale proporzionale, oggi sarà meglio impedire l’approvazione dell’”Italicum”, correggere opportunamente quella legge e passare al monocameralismo secco.
Correggere quella legge elettorale affidandola a quei professori la cui storia garantisce delle loro qualità: rigore morale e culturale, competenze, indipendenza e soprattutto attenzione alla qualità della democrazia, al rispetto dei principi fondamentali della Costituzione ancora attuali. Ma pronti alle opportune correzioni e aggiornamenti.
Superiamo quelle “forme” apparentemente importanti, ma che non garantiscono nulla, per strutture più efficaci e di migliore qualità, magari a partire proprio da una legge elettorale che imponga personale senza frequentazioni oblique o scheletri nell’armadio.
Sig Barbieri ,definire una doppia lettura dei testi di legge da parte di due camere ,prima di una approvazione definitiva ,una”forma apparentemente importante” da superare,lo ritengo un pò azzardato.La “velocità” d’azione in ogni campo in cui si operi è posssibile causa di errori.Se si deve rendere il processo legislativo più efficente sono da modificare i regolamenti interni alle due camere ,l’abolizione di una di queste non è la soluzione al problema.Una dimostrazione di ciò è proprio il crescere del debito pubblico,che non viene poi da così lontano,fino al 1980 il rapporto debito/ pil era al 55%,poi è arrivato il “decisionismo “lo ricorda ? Le parole d’ordine erano :il governo deve poter fare…..,il parlamemto ci ostacola nell’azione…ecc,siamo cosi arrivati all’oggi.
Le parole che oggi si sentono non mi sembrano poi così nuove come ci vogliono far credere.
Saluti.
Dall’ 80 ad oggi abbiamo avuto 2 camere e la doppia lettura, che non hanno impedito nulla: ne la crescita del debito, ne le leggi ad personam, ne tutti i misfatti perpetrati dalla “casta”.
Lo stesso Rodotà già nell’85 suggeriva modifiche perchè era anacronistico avere 2 camere fotocopia: bastava l’originale!
Il problema è la Legge Elettorale che è una brutta copia del porcellum.
Come ho già scritto, ciò che fa la differenza è la qualità delle Persone!
Poi ognuno può restare affezionato a “impalcature apparentemente importanti”, e ce ne sono molti, non è reato! Se poi entrambe fossero piene di Persone di qualità non perderebbero molto tempo a timbrare reciprocamente i lavori!
Intanto ho inviato all’A,N,P,I, Nazionale questa mail in riferimento alla manifestazione indetta per ieri a Roma:
la spezia 30/04/14
Davvero “Riuscita Manifestazione”? Ha forse cambiato i disegni del Presidente del Consiglio? O affossato la nuova legge elettorale? Non mi pare, purtroppo!
Ci vuole altro, caro Presidente Smuraglia, non può bastare una manifestazione in un teatro, anche se pieno, e tanto meno una generica mobilitazione. Non può limitarsi ad indire eventi che il “potere” ha dimostrato mille e mille volte di ignorare politicamente e di affidare al controllo dei manganelli dei celerini, se del caso, continuando senza alcuna esitazione a perseguire i propri disegni colpevoli.
Non possiamo dimenticare che i Partigiani, della cui epopea siamo custodi orgogliosi, per arrivare alla Liberazione non si limitarono alla Resistenza, ma sferrarono mille e mille attacchi, dei cui costi in vite portiamo segni indelebili nell’anima.
E non possiamo ignorare che i Padri Costituenti hanno lasciato ai Cittadini nella Carta, la possibilità di intervenire DIRETTAMENTE qual’ora i delegati al Parlamento si fossero rivelati nel tempo incapaci, indegni o complici.
L’hanno fatto con gli articoli di Democrazia Diretta Propositiva 71 e 50, che non hanno prodotto nulla finora in virtù dell’arroganza della casta e della “distrazione” della Cittadinanza e delle sue migliori espressioni che non hanno colto e valorizzato questo strumento di efficacia assoluta.
Quindi è maturo, e da molto, il tempo non di inutili riti usurati dalla propria inefficacia, ma dell’ESERCIZIO REALE DELLA COSTITUZIONE da parte del Popolo Sovrano, enunciato troppo spesso richiamato solo astrattamente, per ottenere riforme, per riaffermare la Sovranità Popolare, per ritrovare la Dignità di Cittadinanza, per abbattere l’arroganza della casta e di ogni altra lobby e blindare la Carta da ogni attacco lesivo del suo spirito originario e autentico, ma non dagli opportuni aggiornamenti.
Questo DEVE essere il programma dell’A.N.P.I. in accordo e sinergia con tutto l’associazionismo democratico, ricordando che la Costituzione è il “luogo” dove tutta la Cittadinanza si riconosce, fattore assoluto di aggregazione derivante dalla stessa origine di quei Padri Illustri che abitavano un “arco” che andava dai monarchici ai comunisti.
Chi più dell’A.N.P.I. può avvertire, l’onore e l’onere di attivare questo processo risolutivo in accordo coi migliori custodi delle cultura Costituzionale e Democraticha del Paese, i proff. Settis, Rodotà, Zagrebelsky e “fratelli”?
Paolo Barbieri, cittadino semplice e “Partigiano” della Costituzione.