“Renzi è solo un insicuro e non ci rottamerà”

Stefano RodotàDice il presidente del Consiglio con le mani in tasca di aver “giurato sulla Costituzione, non sui professoroni”. E dunque abbiamo interpellato Stefano Rodotà, uno dei professoroni firmatari dell’appello di Libertà e giustizia, eloquentemente intitolato “Verso una svolta autoritaria”.
Professor Rodotà, si sente un po’ professorone?
Sono un vecchio signore che qualche libro l’ha letto e un po’ conosce la storia . Questi modi hanno un retrogusto amaro. “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”: ecco, non siamo a questo, ma il rispetto per le persone e per le idee male non fa. C’è, dietro l’atteggiamento sprezzante di Renzi, una profonda insicurezza. Altrimenti il confronto non gli farebbe paura. Potrebbe parlare con dei buoni consiglieri e poi argomentare: il confronto andrebbe a beneficio di tutti. Direttamente s’interviene su un terzo della Costituzione, indirettamente su tutto il sistema delle garanzie. Per i cittadini esprimere la propria opinione è un diritto, per chi si occupa di questi temi intervenire è un dovere.
La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”.
Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la critica perché si disturba il manovratore. Non è la prima volta: quando c’era stata una presa di posizione, molto moderata, sulla legge elettorale aveva parlato di “un manipolo di studiosi” con un tono di sostanziale disprezzo. Però non gli riesce di rottamare la cultura critica: è un pezzo della democrazia. Le reazioni che ci sono state a questo appello dimostrano che la nostra non è una posizione minoritaria: è una rottamazione difficile.
“Ho giurato sulla Carta, non su Zagrebelsky e Rodotà”: significa “non mi curo di loro” oppure “non sono i depositari della verità costituzionale”?
Che Renzi pensi che noi non siamo i depositari della verità è assolutamente legittimo. Però non può nemmeno dire: “Ho giurato sulla Costituzione e dunque sono io il depositario della verità”. La storia è piena di spergiuri. Se ritiene che il terreno proprio sia la Carta, allora discuta.
Ci vuol tempo a fare discussioni. E ora è in voga il mito della velocità, la politica futurista.
I tempi della democrazia sono anche quelli della discussione. Proprio perché la democrazia è in grande sofferenza, si dovrebbero costruire ponti verso i cittadini. Non si è sentita una parola, in questo senso. Ho avuto la fortuna di essere amico di Lelio Basso, cui si deve anche l’articolo 49 della Costituzione sui partiti politici: Basso ha sempre detto “dobbiamo discutere”. E su quel tema una discussione ci fu, eccome. Non a caso c’è, in quell’articolo, la mano di un grande giurista, che non aveva paura né del confronto né di avere con sé il meglio della cultura giuridica. Questo c’è dietro un’impresa costituzionale, non la fretta, non i consiglieri interessati o i saggi improvvisati.
“Non ci sto a fare le riforme a metà. O si fanno le riforme, o me ne vado”.
Il premier dimostra di non avere orizzonti ampi. Alza i toni, urla e dice “me ne vado”. Ma chi si alza e se ne va, svela insicurezza.
Un aut aut minaccioso.
Mettiamo insieme la debolezza di Renzi e la scelta di Berlusconi come suo alleato, con cui pensa di potere fare questo tratto di strada. Il Pd può accettare a capo chino questa strada? Nessuno si pone il problema. Dicono: “Sta piovendo, cosa ci possiamo fare?” Almeno potrebbero comprare un ombrello!
Ci mette la faccia, ripete spesso.
Può voler dire “mi assumo la responsabilità”. Ma non può significare “da questo momento in poi detto le regole, i tempi, i modi e poiché la faccia ce la metto io mi dovete seguire”. La democrazia non funziona così. E poi anche noi, i firmatari del famigerato appello, ci abbiamo messo la faccia. Nel dialogo, siamo in condizioni di assoluta parità. Se vuole affermare una posizione di supremazia, sbaglia.
Non è il primo politico che usa toni da uomo della provvidenza.
Sono sempre molto diffidente, quando si afferma “dopo di me il diluvio”. In questi anni la politica italiana, ancor prima di Renzi, è stata condotta all’insegna dell’emergenza. Non si va alle elezioni, c’è bisogno del governo Monti e via dicendo: i progetti che c’erano dietro questa logica sono falliti.
Una circostanza è stata quasi ignorata: si vogliono fare le riforme durante un mandato in cui il Parlamento è fortemente delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. La non elettività del Senato, poi, diminuisce il potere dei cittadini di esprimersi: un “restringimento” democratico di cui si parla molto poco.
Per questo era indispensabile la nostra presa di posizione. Il discorso sulla delegittimazione politica del Parlamento non nasce come argomento contro Renzi. Alcune persone – Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare e mi permetta: anche il sottoscritto – vanno ripetendo questo concetto da tempo. Il cuore della sentenza è la mancanza di rappresentatività del Parlamento. Ora bisognerebbe dire: ci sono mille ragioni, emergenza, fretta, i segnali da dare al mondo intero, per cui il Paese ha bisogno di riforme. Non è solo necessario coinvolgere un’ampia maggioranza, ma anche consentire a quel Parlamento scarsamente rappresentativo di essere coinvolto il più possibile. E aprire alla discussione pubblica: non dico che questo compensa il deficit di legittimazione, ma almeno tutti coloro che non sono rappresentati possono avere diritto di parola. Mi pare evidente che ci sia l’intenzione di far approvare le modifiche costituzionali con la maggioranza dei due terzi, in modo da impedire un possibile referendum: è un pessimo segnale. Il fatto che un Parlamento con questo grave deficit voglia mettere mano così pesantemente alla Carta, è un azzardo costituzionale: non può essere ignorato.
Si pensa di abolire il Senato come se si dovesse cambiare il senso unico di una strada di Firenze. Una pericolosa semplificazione: mancanza di strumenti o di cultura istituzionale?
C’è stata una regressione culturale profonda. È questo tipo di semplificazioni che introduce elementi autoritari. Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti?

10 commenti

  • Dobbiamo scendere in piazza contro la riforma costituzionale del senato,contro la riforma presidenziale della costituzione,che è la riforma della p2, scendiamo in piazza insieme ad altre associazioni

  • Credo che bisogni dare uno sguardo alla storia recente per stabilire i fatti che oggi verificano l’evoluzione di un progetto orientato a stravolgere la nostra Costituzione: Deriva dei diritti costituzionali all’indirizzo di una deriva autoritaria. Un ventennio berlusconiano in cui si è tentato, a piccoli passi, di accentrare i poteri verso un’unica persona, Berlusconi, contrastato, a spada tratta, dal vecchio PD che del “berlusconismo” ha fatta la propria arma. Oggi è il PD stesso, il nuovo PD, capeggiato da un vecchio becero comunista che siede al Quirinale, a reclamare un sistema pseudo democratico e tentare di riportare in auge quel Triunvirato che Roma ha posto in essere ab illo tempore : “ Marco Antonio, Marco Emilio Lèpido e Cesare Ottaviano”,nell’ordine “Giorgio Napolitano, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il trauma della nostra Carta Costituzionale è evidente, lasciare ancora spazio a Renzi significa garantire a Berlusconi il potere a vita e la sua vita è lunga, egli compra anche il tempo. Lei, professore Rodotà, politico di vecchio stampo, quando la politica era anche cultura, ha il dovere civile e democratico di usare tutte le persuasioni necessarie affinché non si materializzi l’irreversibile caduta dei valori democratici pensati e scritti dai Padri fondatori della Costituzione italiana.

  • Pingback: STEFANO RODOTA’ : RENZI E’ SOLO UN INSICURO E NON CI ROTTAMERA’ – Silvia Truzzi – 1 aprile 2014 » Circolo di Roma

  • adesso vi mettere pure a fare trattati di psicologia… “è un insicuro”… è questa l’ultima che vi siete inventati? Pensate sia argomento valido per convincere qualcuno delle vostre ragioni?

    Ma vi rendete conto che ormai siete al ridicolo?

    per non parlare del fatto che avete accettato le firme di Grillo e Casaleggio sotto il vostro appello… che poteva essere pure rispettabile, ma ora, con le loro firme, no.

    Ormai fate pensare a personaggi del teatro dell’assurdo.

  • Illustri professori, eminenti Cittadini che vi ergete a difesa della Costituzione, siate anche propositivi visto che anche Voi affermate di desiderare aggiornamenti!

    Redigete progetti di legge e riforme secondo il vostro Alto Pensiero in conformità all’art 71, fateli sottoscrivere da 60 mila elettori, inseriteli in un contenitore e poi lanciate la Petizione Popolare (art. 50) per realizzare, una volta nella storia, la Sovranità Popolare e imporre al Parlamento la Volontà del Sovrano Delegante e l’approvazione dell’insieme!

    Solo così nessuno potrà accusarvi di conservatorismo!

    Non abbiate paura di volare! La Vostra e nostra Costituzione non va solo “laudata”, va soprattutto esercitata!

    Non abbiate paura di volare!

  • Ha ragione il Prof.Rodotà,il Parlamento in atto,dopo la sentenza della Consulta sulla “porcata” elettorale voluta da Berlusconi,non è leggittimato a legiferare,specie in materia di riforme costituzionali. Perciò il caro Renzuccio dovrebbe promuovere con urgenza una nuova legge elettorale in regola con la democrazia rappresentativa e con essa indire subito le elezioni politiche per il rinnovo delle due camere,magari affidando ai nuovi eletti,fin dal bando elettorale,compiti costituenti. In modo da rendere consapevoli e responsabili gli elettori e gli eletti.

  • Mi piace l’idea espressa dal prof. Rodotà che il PD, per arginare la pioggia, potrebbe al meno comprarsi un ombrello e… aprirlo, invece di andare a capo scoperto!

  • Non c’è granchè da aggiungere a questa più che esauriente ricostruzione del perché stiamo davvero correndo il rischio di una svolta autoritaria. Mi limiterei ad aggiungere che assieme ai miti della ‘ governabilità ‘ e della ‘ flessibilità ‘ – sul cui altare si stanno sacrificando diritti fondamentali – è il mito della ‘ partecipazione diretta ‘ dei cittadini che offende le coscienze autenticamente democratiche di questo Paese. Basti pensare al recente sondaggio sulla ‘ tangibilità ‘ della Costituzione, curato da Ilvo Diamanti per Repubblica. Cosa significa, per esempio, in termini di conoscenza e di assunzione di responsabilità – ingredienti essenziali perché si possa parlare di ‘ partecipazione ‘ ai sensi dell’ art.49 della Costituzione – il dato del 65% di cittadini per i quali ” LA COSTITUZIONE VA MANTENUTA NEI SUOI PRINCIPI FONDAMENTALI, MA PUO’ ESSERE RIVISTA PER AUMENTARE L’ EFFICIENZA DELLE ISTITUZIONI ” ? Qualcuno si è forse preso la briga di accertare se quel 65% conosce i principi fondamentali della nostra Costituzione e se, per caso, sa che un certo tipo di efficienza fa a pugni con quei principi ? Così come a pugni farebbe l’ elezione diretta del Presidente della Repubblica ( 73% di favorevoli) o il rafforzamento dei poteri del Capo del Governo (un più modesto 47% di favorevoli) ? Se, anche alla luce del successo di Grillo, Renzi vuole caratterizzare il suo stile di governo all’ insegna del rapporto diretto, possibilmente non mediato, con la gente ( via sondaggi, SMS , twitter, ‘ mi piace ‘, e così via ), sarebbe importante che i media aiutassero, almeno, a de-codificare tutto questo consenso. Altrimenti l’ accusa di populismo e di plebiscitarismo non potranno che accompagnare l’ esperienza politica di Renzi. E , per rispondere al quesito finale del prof. Rodotà, direi : ” Ci mancherebbe altro che stessimo zitti “. Sarebbe un bel tradimento per chi ha lottato per la nostra libertà e per quei padri costituenti che hanno saputo sperimentare la buona politica , lasciandoci la preziosa eredità di questa formidabile Carta.
    Giovanni De Stefanis, Leg Napoli

  • Dobbiamo scendere in piazza a fianco di Libertà e Giustizia,contro la svolta autoritaria,contro la riforma costituzionale del senato,contro la riforma presidenziale della costituzione,che è la riforma della p2, scendiamo in piazza insieme ad altre associazioni come Libera di Don Ciotti,come le scolaresche delle scuole di Roma,come la Fiom ecc.ecc.

  • Pingback: “Riforme per il potere, non per la democrazia”- Gustavo Zagrebelsky – 2 aprile 2014 » Circolo di Roma

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