Un nostro socio romano iscritto anche al Pd, ha scritto a Dario Franceschini quanto segue:
“Caro on. Dario Franceschini, come iscritto al PD (circolo Roma Eur, tess. N… ) la proposta di legge con liste bloccate e una soglia del 35% per disporre del premio di maggioranza non va bene. Le preferenze sono una scappatoia già bocciata dai cittadini. Il doppio turno di collegio uninominale e una soglia prossima al 50% per poter disporre del premio di maggioranza danno spazio ai partiti minori senza concedere loro potere di veto e ai cittadini restituiscono il potere di scelta. Tutto il resto è berlusconismo puro: cioè diamo una parvenza di elezioni alle scelte di uomini e donne cortigiani che hanno fatto i partiti maggiori. Auguri. Giorgio”
Questa la risposta del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo nel governo Renzi:
“Comprendiamo le sue preoccupazioni, speriamo che la legge elettorale venga modificata per il meglio al Senato”.
Stendiamo un velo pietoso sulla risposta del Ministro, perché ci si potrebbe chiedere ma il pessimo risultato della nuova legge elettorale approvata alla Camera sarà dipeso anche da Lui o no?
Inviterei a distinguere attentamente tra preferenze e preferenza.
L’espressione di più preferenze sulla scheda elettorale ha portato a storture che gli Italiani hanno sottolineato col risultato del referendum menzionato.
Ma una e una sola preferenza espressa sulla scheda elettorale è condizione necessaria perché si realizzi il rapporto “diretto” tra elettore ed eletto, così come previsto dagli articoli 56 e 58 della nostra Costituzione.
Non è convincente nemmeno la giustificazione: ma noi facciamo le primarie per far scegliere i nostri candidati.
Le primarie sono un fatto riservato a una minoranza di iscritti o simpatizzanti del partito e la grande massa degli elettori rimane comunque esclusa dal rapporto diretto con gli eletti.
Sconcertante la risposta di Franceschini. La traduco così: siamo nelle mani del Signore. Non mi pare che necessiti di ulteriori commenti.