Si capisce che è solo una battuta, ma fa molto riflettere sentire Enrico Letta affidare il futuro del suo governo “alla Provvidenza”. Come se fosse definitivamente tra parentesi, in Italia, l’idea che siano solo gli elettori, e nessun altro agente umano o divino, a promuovere e bocciare i governi. Con costernazione anche maggiore si seguono le dicerie e le manovre attorno alla presunta “staffetta” Letta-Renzi, incomprensibile colpetto di teatro che Renzi per primo dovrebbe considerare del tutto estraneo al copione che si è dato (per governare davvero il centrosinistra deve finalmente vincere le elezioni), e smentire in tre parole — “ma siete matti?” — mentre snocciola il suo rosario di tweet. Ma passano i giorni e l’idea che il Pd, compreso il suo segretario nuovo di zecca, spenda le proprie energie in un gioco che ha molto a che fare con il palazzo e poco con la società italiana rimane in piedi, alimenta illazioni e maldicenze, scredita quel percorso alla luce del sole che è la sola vera benzina politica di Matteo Renzi.
Non si capisce se sia la palude politica romana, se sia il giornalismo chiacchierone, se sia la vocazione a farsi del male del Pd: ma è certo che leggendo le cronache politiche di questi giorni le primarie sembrano lontane un secolo.
Francamente a me le primarie sembrano vicinissime e coerenti con quanto avviene, avendo esse incoronato il neo-democristiano 2.0, l’arrampicatore di potere libero da ideologie intorno a cui si è compattato il pd a vocazione “basta che si vinca”. Speriamo che chi lì dentro è di sinistra vada presto a fare il proprio lavoro altrove.
Verrebbe da dire : finalmente ! Che un uomo libero e critico come Serra non si fosse accorto prima che l’ OPA delle primarie ‘ aperte ‘ aveva come disvelato la inesistenza del PD come partito ‘ democratico ‘ ( prima ancora che come partito – diciamo così – ‘ progressista ‘ ) era davvero sorprendente e – conoscendo l’ autonomia di giudizio di Serra – non poteva spiegarsi neanche con questo incredibile ‘ appiattimento sul nuovismo renziano ‘ di cui Repubblica ci offre, ormai da tempo , uno spettacolo, quotidiano, a dir poco avvilente. Non potevamo esserci accorti solo noi, cittadini qualunque, che la base del Pd aveva partecipato alle primarie interne o di circolo in misura bassissima ( 300.000 iscritti appena ) dando a Renzi un successo netto ma contenuto. Non tale, cioè, da maramaldeggiare come si è poi sentito legittimato a fare in forza del plebiscito popolare dell’ 8 dicembre. Non essersi interrogati a fondo sulle ragioni vere di questa discrasia, tra l’ esigua minoranza di iscritti proRenzi e l’ enorme consenso raccolto tra gli elettori ( certamente non del solo PD)ha impedito alla stragrande maggioranza dell’ opinione pubblica di vedere l’ operazione Renzi per quello che realmente era ed è : un passo decisivo verso la privatizzazione oligarchica della democrazia rappresentativa. Da questo pomeriggio, molto probabilmente, avremo alla guida del Paese un ‘ uomo forte e decisionista ‘ che ha rottamato D’ Alema e Veltroni in nome delle stesse nefandezze che lui sta compiendo nella generale indifferenza : intesa ‘ privata ‘ con il caimano per realizzare il programma di smantellamento della Costituzione caro a Licio Gelli e sabotaggio di un governo amico. Cosa c’è di diverso dalla vituperata ‘ bicamerale ‘ di dalemiana memoria e dall’ attacco a Prodi consumato al Lingotto da un cinico Veltroni ?
Giovanni De Stefanis, Leg Napoli