Legalità e territorio

11 Feb 2014

Sabato 8 febbraio si è svolto a Forte dei Marmi un convegno dal titolo “Legalità e Territorio – Non basta commuoversi, è tempo di muoversi” organizzato da LeG Versilia con la coordinatrice Sabrina Mattei e l’Associazione Libera. Dai beni confiscati alle mafie ai mali dei sistemi finanziari e bancari, ai costi sociali della corruzione.

mafieSabato 8 febbraio si è svolto a Forte dei Marmi un convegno dal titolo “Legalità e Territorio – Non basta commuoversi, è tempo di muoversi” organizzato da LeG Versilia con la coordinatrice Sabrina Mattei e l’Associazione Libera.

In mattinata relazione di Andrea Biondi del Centro Documentazione Cultura della Legalità della Regione Toscana. Tema: i beni confiscati alle mafie. Analisi delle tipologie di beni (prevalentemente beni immobili o aziende); questioni legate al procedimento successivo alla confisca per la consegna all’ente designato(i comuni, in prevalenza) per l’uso pubblico. Biondi ha parlato della lunghezza dei tempi (anche 7/8 anni) prima che il bene possa effettivamente essere utilizzato e dei problemi connessi alle varie specie di beni (gli immobili non di rado sono abusivi in tutto o in parte e hanno necessità di interventi). Tutto questo e altro ancora è documentato dall'”Osservatorio sui beni confiscati alla criminalità organizzata in Toscana” gestito dalla Regione attraverso il Centro di cui sopra.

Di seguito, intervento di Massimo Ronchieri di Banca Etica che ha, più che illustrato, denunciato i mali del sistema bancario e finanziario rispetto al quale Banca Etica (una banca a tutti gli effetti, sia per la raccolta del risparmio che per gli impieghi) è una eccezione nel senso che attua la massima trasparenza soprattutto quanto alla provenienza del denaro depositato e rappresenta un esempio vivente di “Utopia Realizzata”: una vera banca, di piccole ma non piccolissime dimensioni e con sportelli presenti in molte parti del territorio nazionale, ma la cui attività non consente sotto alcun aspetto il “lavaggio” di denaro di provenienza sospetta.

Ha poi preso la parola il prof. Alberto Vannucci dell’Università di Pisa sui “Costi economici e sociali della corruzione”. Sul primo punto il prof. Vannucci ha chiarito che la cifra di 60 miliardi di euro all’anno indicata dalla Corte dei Conti e ripresa dai media non ha il minimo fondamento. In realtà non è possibile alcun calcolo, proprio perché si tratta di attività occulte e sottratte al controllo pubblico. Certo i costi sociali sono altissimi (intesa la corruzione in senso ampio) per la sottrazione di risorse finanziarie allo stato con conseguenze sugli impieghi a fini di utilità pubblica; in termini di salute, per i danni da inquinamento (per esempio: il caso ILVA e quello della Terra dei fuochi). Vannucci ha citato, a proposito di costi sociali, alcuni casi di vittime della corruzione, e ha concluso ricordando i pubblici ufficiali che nonostante tutto hanno fatto il proprio dovere contro la corruzione pagando di persona.

Poi, l’intervento di don Andrea Bigalli di Libera, soprattutto sulle cause morali e politiche che alimentano la corruzione e l’illegalità.

Nel pomeriggio, fuori programma (era lì casualmente) intervento del dott. Giovanni Balestri, geologo, consulente della Procura della Repubblica di Napoli nelle indagini dei rifiuti sversati e interrati nell’hinterland napoletano e casertano. Indicazioni di ordine scientifico sulle conseguenze sull’ambiente e sull’inqunamento degli alimenti (frutta, verdura, prodotti caseari) e denuncia delle enormi difficoltà in cui i processi si svolgono per le interminabili lungaggini e le procedure incredibilmente complicate. Nonostante questo e, ha detto Balestri, quasi con un miracolo, di recente il boss Bidognetti è stato condannato a 20 anni di reclusione per disastro ambientale, grazie al lavoro di ricerca della Procura e dello stesso dott. Balestri.

Di seguito, molto coinvolgente l’intervento del giovane Dario Riccobono di Addiopizzo, associazione anti racket nata a Palermo nel 2004 e, dice Riccobono, molto fortunata rispetto ad iniziative analoghe, nel senso che i soci sono ormai centinaia. Non si tratta solo di attività di sensibilizzazione e denuncia ma di vera opposizione: il commeciante che appone l’adesivo di Addiopizzo sulla vetrina non riceve richieste di pizzo. A dimostrazione che superando l’isolamento (quello che consentì l’omicidio di Libero Grassi) e facendo rete i commecianti possono resistere.

Hanno poi parlato i due rappresentati della Fondazione Antonino Caponnetto di Firenze, con interventi molto documentati sulle modalità ed entità delle inflitrazioni criminali nella economia toscana. Nonostante la gravità della situazione, però, né le amministrazioni pubbliche locali (sia pure con non poche eccezioni) né l’opinione pubblica sembrano intenzionati a reagire. Uno dei relatori (Salvatore Calleri e Renato Scalia) ha definito questo atteggiamento come “auto omertà”. Si preferisce non  vedere, non approfondire, fingere che tutto vada bene e che la Toscana sia terra tranquilla al riparo da pericoli di infiltrazioni. Eppure molte imprese sono ormai in mano alle cosche, cui specie in Versilia si aggiunge da qualche tempo la mafia russa in grado di riciclare capitali imponenti.

Infine, intervento di Gabriele Santoni, attuale assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Pisa, per Avviso Pubblico, associazione che riunisce amministratori pubblici in una rete nazionale di documentazione, denuncia e reazione alle inflitrazioni criminali. Molti dati di fatto, molte interessanti riflessioni con la consapevolezza e la concretezza di chi fa politica (Santoni) con l’esperienza concreta di pubblica amministrazione.

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