Inaccettabile balbettio contro i forconi

15 Dic 2013

La settimana di “protesta” organizzata dal sedicente “Comitato di coordinamento nazionale per il 9 dicembre” – meglio nota come “rivolta dei forconi” – non può che lasciare inquieto e preoccupato ogni sincero democratico circa la futura tenuta delle istituzioni repubblicane.

forconiLa settimana di “protesta” organizzata dal sedicente “Comitato di coordinamento nazionale per il 9 dicembre” – meglio nota come “rivolta dei forconi” – non può che lasciare inquieto e preoccupato ogni sincero democratico circa la futura tenuta delle istituzioni repubblicane. Inquietudine e preoccupazione che derivano da una molteplicità di ragioni e constatazioni.

In primo luogo, dagli obiettivi dichiarati della protesta, ridotti all’urlo “tutti i politici a casa!” che, se realizzato, significherebbe il baratro istituzionale e il rischio di soluzioni autoritarie (peraltro evocate); in secondo luogo, dalla presenza cospicua nelle azioni di protesta di movimenti neofascisti e di dichiarazioni chiaramente riconducibili a quell’area ideologica; in terzo luogo, dalle forme spesso intimidatorie e violente, ampiamente documentate, con cui si è svolta la protesta, nonostante le assicurazioni in senso contrario del Comitato 9 dicembre.

Non si vogliono disconoscere le ragioni sociali, la povertà e l’impoverimento di significativi strati della popolazione, che probabilmente hanno coagulato molte adesioni individuali e spontanee intorno al progetto di “fermare l’Italia”. Ma forse occorrerà interrogarsi a fondo non solo sui motivi di diffusa esasperazione e profondo rancore nei confronti del “Palazzo” che hanno dato forza alla protesta, ma anche sulle intenzioni e le risorse organizzative non trascurabili di coloro i quali l’hanno promossa e pianificata. Sono domande che al momento non trovano risposte chiare.

Desta inoltre preoccupazione l’atteggiamento spesso passivo, che a molti è apparso come compiacenza e consenso, da parte delle forze di polizia che avrebbero dovuto contrastare gli atti illegali di quei manifestanti che si comportavano come veri e propri squadristi. Infine, inquieta il balbettio degli esponenti del governo, dai quali ancora si attende un’analisi e una valutazione articolata di quanto è accaduto e potrà di nuovo accadere. Invece, quasi si preferisse troncare e sopire, non si è andati oltre scarne, imbelli e generiche dichiarazioni. In questo modo si alimentano dubbi e sospetti che una democrazia, in quanto potere pubblico in pubblico, dovrebbe al contrario dissipare al più presto.

* L’autore è professore associato presso la Facoltà di Scienze politiche e delle Relazioni internazionali dell’Università della Valle d’Aosta

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