Gratteri: perché Di Matteo è a rischio

18 Nov 2013

Secondo Gratteri, Di Matteo è realmente a rischio sia per l’indagine che sta conducendo a Palermo sia perché Riina è rimasto uno dei pochi capimafia ad avere ascolto in Cosa Nostra essendo uno dei pochi ad aver resistito al regime del 41bis senza lasciarsi sfuggire nulla.

nicola gratteriIl clima che si respira alla Feltrinelli di Bari incute terrore: auto e camionette della Polizia all’esterno, all’interno della sede di via Melo i poliziotti sono dislocati ovunque. Al centro il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri e il giornalista Antonio Nicaso presentano il loro libro “Acqua santissima” che ricostruisce il rapporto tra ‘ndrangheta e Chiesa, difficile oggi, sostiene Gratteri, perché Papa Francesco “ha messo in discussione il potere economico della Chiesa”.

Il magistrato calabrese non si sofferma solo sul libro ma, sollecitato dai presenti, parla soprattutto delle riforme necessarie per combattere le mafie. Secondo la ricostruzione del quotidiano la Repubblica, Riina qualche giorno fa è riuscito a emanare un ordine dal carcere milanese di Opera in cui è recluso in regime di 41bis: “Di Matteo deve morire”. Secondo Gratteri, Di Matteo è realmente a rischio sia per l’indagine che sta conducendo a Palermo sia perché Riina è rimasto uno dei pochi capimafia ad avere ascolto in Cosa Nostra essendo uno dei pochi ad aver resistito al regime del 41bis senza lasciarsi sfuggire nulla. Il problema, secondo il magistrato calabrese, è proprio il 41bis che definisce solo “uno slogan pubblicitario”: i detenuti sono troppi e andrebbero concentrati in quattro carceri specializzate per evitare che negli spostamenti da una parte all’altra degli istituti penitenziari, i detenuti del 41bis passino attraverso zone di media sicurezza e abbiano la possibilità di comunicare con i loro compagni in cella, come sarebbe accaduto con Riina. Oggi, riferisce Gratteri, le uniche due strutture idonee per questi detenuti sono quella di Nuoro e il carcere non ancora pronto di Sassari che ne dovrebbe ospitare 94, tra cui, stando ad indiscrezioni giornalistiche, proprio Riina.

Non va tutto male, per fortuna, nel nostro sistema penitenziario. “Funziona bene il gruppo specializzato della Polizia addetto ai 41 bis” afferma Nicola Gratteri, si tratta del GOM, gruppo operativo mobile, istituito nel 1997 e composto da 700 unità con personale non fisso. Al fine di aumentare i livelli di sicurezza, il personale del GOM non è mai stanziale nella sede dove presta servizio e ruota ogni 4 mesi nei reparti operativi dislocati nei diversi istituti penitenziari del territorio. “La Dia invece è una struttura che non serve quasi a niente, perché fa le stesse cose che fa la sezione misure di prevenzione della Questura, le stesse cose che fanno Carabinieri e Finanza su delega della Questura: si risparmierebbero milioni di euro eliminandola” rivela Gratteri che fa una proposta: confrontare in rapporto qualità-prezzo dieci Carabinieri e dieci ispettori della Dia e valutare il risultato. Ma non è la sola proposta di tagli alla giustizia che fa Gratteri: “Pensate a Molise, Abruzzo e Marche: tre regioni con tre Procure Generali con un procuratore e un sostituto ciascuna, si potrebbero accorpare così come le Corti d’Appello di molte regioni”. E aggiunge “Dobbiamo toglierci dalla testa che dobbiamo vivere con l’indotto della Pubblica Amministrazione, bisogna tornare a lavorare”.

Un solo settore è quello dove si dovrebbero aumentare le risorse e non tagliarle: la scuola. “E’ stata trasformata negli ultimi anni in un progettificio” afferma il magistrato calabrese “dovrebbe essere a tempo pieno perché mai come in quest’epoca è necessaria la socialità.” Proprio nelle zone altamente a rischio criminalità, un presidio scolastico aperto anche il pomeriggio non solo darebbe un segnale della presenza dello Stato ma sottrarrebbe bambini e ragazzi per qualche ora in più al modello educativo criminale fornito dalla strada o dalla famiglia, senza che si debba “appaltare” necessariamente questo compito alle parrocchie e agli oratori.

* L’autore è socio di LeG Bari e giornalista free-lance

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