Costituzione, Letta verso la miniriforma

18 Nov 2013

Un disegno di legge del governo per uscire dalle riforme. Non sulla legge elettorale, però, anche se nei giorni scorsi il premier Letta aveva accennato a un intervento del governo sul Porcellum per uscire dallo stallo in Senato. La materia su cui l’esecutivo interverrà già nei prossimi giorni sono le riforme costituzionali. Con un ddl che ha due obiettivi: la fine del bicameralismo paritario e la riduzione dei parlamentari. Leggi l’intervista al ministro Quagliariello sull’Avvenire.

quagliarielloUn disegno di legge del governo per uscire dalle riforme. Non sulla legge elettorale, però, anche se nei giorni scorsi il premier Letta aveva accennato a un intervento del governo sul Porcellum per uscire dallo stallo in Senato.
La materia su cui l’esecutivo interverrà già nei prossimi giorni sono le riforme costituzionali. Con un ddl che ha due obiettivi: la fine del bicameralismo paritario e la riduzione dei parlamentari. Un intervento dunque più ridotto sulla Costituzione, rispetto alla bozza presentata dai saggi e dal percorso che è stato ipotizzato a inizio legislatura con la Bicamerale dei 40 e le modifiche al 138. Un intervento che però tocca due punti su cui il consenso delle forse politiche è praticamente umanime almeno nelle intenzioni. Con il ddl, si limiterà alla sola camera il potere di dare fiducia ai governi, mentre il senato si trasformerà in una Camera delle Regioni.
Per ora è solo una bozza di cui stanno discutendo il premier Letta e i ministri Quagliariello e Franceschini. Il ministro delle Riforme, parlando ieri con Avvenire, è stato però molto esplicito: “presenterò nei prossimi giorni un ddl per superare il bicameralismo perfetto e semplificare il progetto legislativo”. All’Unità spiega che il suo ddl: “Conterrà con tutta probabilità anche la riduzione dei parlamentari e non mira a sostituire il percorso della Bicamerale, che noi intendiamo portare a compimento. Ma ad anticipare alcuni punti che possono anticipare il dibattito sulla legge elettorale”. In sostanza, il ddl avrebbe un percorso immediato, e confluirebbe poi nei lavori della Bicamerale come un “semilavorato”.
Tolto il potere di dare la fiducia al Senato, superare il Porcellum diventerebbe più semplice, perché per avere stabilità di governo basterebbe la maggioranza in una sola camera. E tornerebbe in campo l’ipotesi di un ritorno al doppio turno di coalizione, ipotizzata dai saggi del governo guidati Quagliariello e Violante, che finora Pdl, Lega hanno bloccato con la seguente motivazione: “Ci sarebbe il forte rischio di avere due maggioranze diverse nelle due camere”. Sia il leghista Calderoli che il forzista Donato Bruno, infatti, hanno spiegato che con una sola Camera “il doppio turno si potrebbe prendere in considerazione”. Diverso il caso dei grillini, che pure la settimana scorsa in Senato hanno votato al doppio turno, e che restano contrari a ogni ipotesi di dialogo con le altre forze.
L’altro obiettivo del Ddl è costruire un paracadute nel caso in cui, con lo strappo di Berlusconi, a dicembre il ddl che istituisce la Bicamerale non ottenga i due terzi dei voti alla Camera. Senza quetsi numeri (almeno 420 deputati) tutto il meccanismo è destinato a saltare e il rischio che il Cavaliere possa affossare tutto è più che concreto. Il ministro Quagliariello, conti alla mano, sostiene che “è possibile” arrivare a 420 anche senza Forza Italia. E sugli ex-colleghi aggiunge: “Sono sicuro che FI non cambierà idea sul cammino delle riforme che ha già votato per tre volte. In quel caso dovrebbe spiegarlo al Paese”.
Nel dettaglio, stando all’impianto della bozza dei saggi su questi punti, il ddl dovrebbe ridurre i componenti della Canmera a 480 e i senatori a 200 (eletti direttamente dal popolo insieme ai consigli regionali”. Al Senato reterebbe un potere di richiamo sulle leggi ordinarie e una competenza limitata alle leggi costituzionali, elettorali e alle norme che riguardano gli assetti istituzionali di Regioni ed enti locali.
E’ molto probabile dunque che il ddl Quagliariello veda la luce prima della metà di dicembre, quando la Camera darà l’ultimo voto sulla riforma del 138 (i primi 3 passaggi ci sono già stati).
“Auspico che il governo si muova rapidamente prima di dicembre”, spiega Luciano Violante. “L’empasse sulle riforme in Senato è determinato dal fatto che con tre poli è molto difficile trovare una legge elettorale che garantisca una maggioranza alla Camera e al Senato. Con uno stralcio delle riforme su bicameralismo e riduzione dei parlamentari, invece, c’è la possibilità di fare presto una buona legge elettorale. Conclude Violanter: ” Il governo potrebbe mandare subito il ddl al Senato, mentre la legge elettorale potrebbe spostarsi alla Camera”. Per vedere la luce, le modifiche costituzionali avrebbero bisogno di almeno 6 mesi. Una road map relativamente breve che potrebbe mettere in sicurezza questo pacchetto di riforme anche in caso di fallimento della Bicamerale.
Di tutto questo dossier, Letta e Quagliariello dovranno parlare con Renzi. La settimana prossima il ministro delle Riforme dovrebbe vedere il sindaco di Firenze. Sulla carta, il percorso di cui si ragiona a Plazzo Chigi dovrebbe trovare il gradimento del Sindaco. In particolare la possibilità di lavorare in tempi più brevi a una legge elettorale che garantisca a chi vince la maggioranza necessaria per governare.

 

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