Pd: tessere, congresso e primarie al veleno

07 Nov 2013

In questi giorni il dibattito politico locale è incentrato sui congressi di circolo del PD in vista dell’assise provinciale. In verità a leggere giornali, blog, e social network, il tema più gettonato non è il confronto politico tra le tesi dei vari candidati alle segreterie locali o nazionali, ma il tesseramento last-minute a quel partito e al supposto mercimonio dei voti congressuali a favore di questo o quel gruppo interno degno della migliore tradizione partitocratica della Prima Repubblica.

pdprimarieIn questi giorni il dibattito politico locale è incentrato sui congressi di circolo del PD in vista dell’ assise provinciale. In verità a leggere giornali, blog, e social network, il tema più gettonato non è il confronto politico tra le tesi dei vari candidati alle segreterie locali o nazionali, ma il tesseramento last-minute a quel partito e al supposto mercimonio dei voti congressuali a favore di questo o quel gruppo interno degno della migliore tradizione partitocratica della Prima Repubblica.

Tralascio i commenti, le denunce  e quant’altro che riempiono  i media da Torino a Roma, è un fatto però, non contestato, che a fronte di una limitata partecipazione degli iscritti al dibattito politico, vi è un afflusso notevolmente maggiore  al  voto, anche con code  ai seggi trasformando le assise in un votificio.

Con questa mia vorrei  sottolineare un fatto politico, diretta conseguenza di tutto ciò, che avrà sicuri riflessi sulla scelta dei candidati a sindaco delle amministrative della prossima primavera e che è stato trascurato nei commenti, ma che trascurabile non è.

Lo Statuto e i regolamenti  del PD, partito che sino ad oggi  governa  la maggioranza dei comuni della Zona Ovest di Torino, prevede che la scelta dei candidati sindaci avvenga tramite il sistema delle primarie di coalizione.

Ora è evidente da quanto emerge dalle cronache , che in quel partito esistono  i padroni delle tessere  e dei voti in grado di  orientare  un certo numero di elettori delle primarie, tali per cui, in un momento di diffusa e forte disaffezione verso la politica  con relativamente basse percentuali di votanti,  è molto facile orientare il risultato, il tutto a prescindere dalla qualità dei candidati e dalla loro proposta politica. In questo modo si premia  la fedeltà verso i potentati locali a scapito della libera concorrenza e della meritocrazia.

E’ evidente che, in caso di primarie di coalizione, per i candidati, in particolare quelli che non dispongono di  “consenso organizzato”, le primarie rappresentano una corsa ad handicap, come quelle dei cavalli al galoppo, quindi sostanzialmente falsate e inique.

Non solo, ma tramite le primarie di coalizione, viziate da questi fattori di handicap, si contraddice lo spirito della legge elettorale per i sindaci.

Questa legge, rispetto a quanto avveniva con quella precedente, prevede che  non sia eletto sindaco il candidato frutto di accordi di coalizione a posteriori fra i partiti, in base alle preferenze raccolte, ma direttamente dai cittadini a prescindere dalle preferenze , che per il candidato sindaco non ci sono e quindi, per realtà comunali medio-grandi indipendenti dal voto organizzato  e libere dal condizionamento dei padroni delle tessere/voti

Con le primarie di coalizione  caratterizzate da candidati dei  gruppi di potere personale, si torna quindi , di fatto, alla  vecchia legge, che aveva fortemente  ridimensionato il loro potere di condizionamento   a favore della libera espressione e valutazione del cittadino. E’ un ritorno, anche a livello locale ai soliti giri oligarchici (neppure intesi nel senso greco del termine: i migliori ) della politica.

Quindi l’ aver evidenziato pubblicamente in occasione dei congressi di circolo, non solo  fatti moralmente inaccettabili, ma la predominanza del voto organizzato sul voto libero,  indebolisce, se non annulla, ogni ipotesi di primarie di coalizione ( a meno che gli altri competitor della coalizione non siano masochisti o di prendere atto che esse sono il frutto già di un accordo tra i candidati e quindi di essere davanti a finti momenti di partecipazione democratica).

Tutto ciò non può che  tradursi in due sostanziali richieste: la prima che le primarie sono un valore se sono regolamentate per legge  individuando,  in particolare gli aventi diritto a far parte dell’ elettorato attivo; la seconda necessità, ormai inderogabile, di dare, per legge, piena attuazione all’ art. 49 della Costituzione , quello che  prevede il diritto alla libera associazione in  partiti, atteso da oltre sessant’ anni, ma mai attuato.

Esiste anche una terza ipotesi, a dir il vero molto ottimista, che le primarie locali di coalizione vedano un’altissima partecipazione dei cittadini, tale da rendere ininfluenti i padroni delle tessere. Ma  i tempi non mi paiono i più propizi e certo  le vicende di cronaca non incentivano i cittadini onesti all’ impegno.  E, a pensar male , c’è da domandarsi se  tutto ciò non sia voluto?

Valter Morizio è coordinatore del circolo di Rivoli

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