Amnistia o amnesia?

09 Ott 2013

Assai più serio e rispettoso del destino dei carcerati e della vita dei cittadini appare – anziché adottare misure estemporanee e di breve respiro quali quelle oggetto del recente “monito” – avviare un programma di riforme delle norme e delle strutture preposte all’espiazione delle pene, tali da dare risposte durature ed effettive al problema delle carceri, e dissipare le ombre che la singolare tempistica del “monito” getta sull’intera vicenda. Leggi anche No all’abolizione dell’ergastolo per i mafiosi delle stragi del ’93. Leggi anche “Antonio, direttore di carcere con piscina” di Nando dalla Chiesa. Leggi anche “Dalla politica un piano serio per la giustizia” di Sergio Materia.

carcereCon sorprendente mancanza di tempismo è tornata alla ribalta ieri, veicolata al massimo livello, l’idea di affrontare il grave problema della condizione delle carceri in Italia con provvedimenti che cancellano i reati e\o le pene. Con l’immediata conseguenza che la condizione personale del condannato più famoso d’Italia, che era da poco tornata sullo sfondo del dibattito politico, con sollievo generale, è invece riemersa prepotentemente alla ribalta.
E condiziona inevitabilmente la discussione intorno ad un tema – la condizione appunto delle carceri italiane – che merita certamente  autentica e non strumentale attenzione. Non sembra di poter condividere, tuttavia, né la scelta temporale né il merito dei rimedi proposti: come non ricordare, infatti,  l’infausto precedente del governo Prodi nel 2006, i cui provvedimenti di clemenza – oltre a porre nel nulla il lavoro di anni di inquirenti e tribunali – lasciarono invariato il problema delle carceri?
Già allora si disse che si tratta di un problema che va affrontato mediante strumenti articolati e diversi, quali la depenalizzazione dei reati bagatellari, la predisposizione di rimedi alternativi al carcere per i reati minori, la costruzione di nuove carceri; senza di che si ritorna rapidamente nella situazione di sovraffollamento e inumanità che oggi viene lamentata.
Ma vi è di peggio: amnistia e indulto sono provvedimenti che, qualora destinati anche agli autori di gravi reati, feriscono profondamente le vittime degli episodi per cui vi sono state le condanne e si possono inoltre tradurre – come  è puntualmente avvenuto nel 2006 – nella ripetizione dei reati medesimi, con grave danno per la collettività.
Assai più serio e rispettoso del destino dei carcerati e della vita dei cittadini appare dunque – anziché adottare misure estemporanee e di breve respiro quali quelle oggetto del recente “monito” – avviare un programma di riforme  delle norme  e delle strutture preposte all’espiazione delle pene, tali da dare risposte durature ed effettive al problema delle carceri, e dissipare le ombre che la singolare tempistica del “monito” getta sull’intera vicenda.

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