L’Italia nascosta sotto il manto della democrazia

07 Ott 2013

Sandra Bonsanti racconta in un affascinante “dietro le quinte” i misteri della Repubblica nel suo nuovo libro “Il gioco grande del potere” (Chiarelettere editore, pagg. 256, euro 12,90). “Un perverso intreccio di potere e interessi ha insidiato la democrazia dagli anni Settanta a oggi facendo perdere la visione d’insieme della società come idea di bene comune”. Oggi alle 12.45 la presidente di LeG è intervistata da Concita De Gregorio su Rai 3 nella trasmissione “Pane Quotidiano”.

Sandra_Bonsanti_stampa_esteraIl drago cambia pelle, ma resta sempre il drago. La metafora del drammaturgo Schwarz è ancora vivissima, così come i moniti a riconoscerlo in ogni sua storica metamorfosi e a non deporre mai le armi nella lotta contro di lui. Sandra Bonsanti c’è. E c’era anche 40 anni fa, giornalista impegnata a far luce sui misteri più oscuri del nostro Paese, a smascherare il circolo vizioso del potere asservito al denaro, del denaro che serve ad accrescere il potere. Nel suo mestiere quotidiano ha raccontato per lunghi anni i cento volti del drago, e i suoi colpi di coda: Piazza Fontana, Sindona, Gladio, la P2, Calvi sotto il Blackfriars bridge, i 55 giorni di Moro, Licio Gelli, le stragi di mafia. Sandra Bonsanti c’era e ha visto con i propri occhi, annotato ogni fatto, ogni emozione sui suoi taccuini, pubblicato i suoi resoconti sulle maggiori testate italiane rischiando anche in prima persona. E oggi che i volti sono cambiati ma la guerra fra Stato e Antistato è ancora più violenta, eccola rispolverare gli appunti, rileggere fatti e misfatti e raccontare in un affascinante “dietro le quinte” i misteri della Repubblica nel suo nuovo libro “Il gioco grande del potere” (Chiarelettere editore, pagg. 256, euro 12,90). «Un perverso intreccio di potere e interessi – dice la Bonsanti – ha insidiato la democrazia dagli anni Settanta a oggi facendo perdere la visione d’insieme della società come idea di bene comune. Eppure c’è chi, anche in buona fede, è convinto che sia meglio non sapere come sono andate le cose. Costoro chiedono semplicemente di partecipare al “gioco”, il “gioco grande del potere”, per dirla con le parole di Giovanni Falcone». L’idea del libro è nata da una relazione sulla P2 che la Bonsanti era impegnata a preparare nell’ambito del suo attuale impegno politico, che la vede dal 2003 alla guida di Libertà e Giustizia. «Nel cercare materiali per la relazione – spiega – sono andata a rileggere i miei vecchi taccuini pieni di appunti scritti spesso in gran fretta, e nell’ampliare la ricostruzione di quegli anni mi sono accorta di quanto il nostro presente affondi le sue radici nella storia di quel periodo». Nei taccuini un fiume di appunti privati, tutto ciò che al tempo non aveva trovato spazio negli articoli, ma che oggi contribuisce a scrivere una storia fatta anche di lettere private, oscuri avvertimenti, frasi a doppio senso. Così come di confidenze intime, sfoghi e pareri a microfono spento di parte amica. La politica italiana che emerge dalle pagine del libro è una ragnatela di rapporti e dinamiche estremamente complessa, dove niente è quel che sembra. «Saper distinguere il vero dal falso, evitare trappole e mistificazioni diventa un po’ uno stile di vita – dice la giornalista – il non fidarsi, l’andare a controllare le fonti, il non dare niente per scontato. E cercare di capire i motivi reali che stanno dietro certe prese di posizione. Ad esempio, la “strategia” di attaccare i magistrati dicendo che sono di parte e addossandogli tutte le colpe fu inaugurata nell’ottanta da Bettino Craxi durante il dibattito su Calvi». In questi 40 anni è cambiato il quadro internazionale, e di conseguenza il ruolo dell’Italia, che in passato aveva condizionato scelte che solo apparentemente erano di politica interna. La costante è il malaffare in politica, un fil rouge di cui il racconto della Bonsanti indaga le responsabilità. «Per noi italiani – dice – la libertà è abbastanza giovane; certamente la classe politica che ha gestito il potere, a partire dalla Dc, ma anche parte dell’opposizione una responsabilità ce l’hanno, ed è quella di non aver capito o voluto capire che la democrazia andava difesa, che la Costituzione andava spiegata e attuata. Colpe che la classe politica si tira dietro; poi un po’ è anche colpa di noi giornalisti, e di noi tutti se il nostro Paese ha fondamenta così fragili. Di recente parlando con i giovani mi sono chiesta perché la Costituzione non è stata insegnata. Credo di poter dire che i nemici della Costituzione sono presenti da sempre nella nostra storia, Stato e Antistato sono nati insieme. Per fortuna c’è stata anche un’Italia che ha resistito». Nel libro la Bonsanti sottolinea che «C’è un’Italia che non è mai stata sul mercato, la cui semplice esistenza ha impedito che la democrazia venisse sacrificata sull’altare del potere occulto». E nomina «Pochi maestri, ma grandi maestri». Fra questi Calamandrei, Salvatorelli, Jemolo, Carlo Levi, Spadolini, Tina Anselmi, Ugo La Malfa, Dalla Chiesa, Pertini, Occorsio e tanti altri ai quali è dedicato il volume. E oggi? «Trovo che in questa fase così difficile della democrazia – conclude la scrittrice – gli intellettuali, categoria spesso vituperata, contro cui si scagliava Craxi, abbiano retto denunciando le storture del berlusconismo. Per il resto, serve la scuola del passato per cercare di capire una situazione assai complessa: si stanno scontrando due crisi, una economica e una istituzionale. La seconda forse ce la potevamo risparmiare o avrebbe potuto essere meno grave, ma quando avvengono questi incroci anche gli sbocchi sono molto rischiosi». Il punto di riferimento lo fissa Gustavo Zagrebelsky nellapostfazione al libro: «Si dirà, dove trovare le ragioni della riscossa democratica? La risposta è chiara: nella Costituzione».

Leggi l’articolo sul Tirreno

Guarda il video della trasmissione di Concita De Gregori su Rai 3 “Pane Quotidiano”

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