Salvaguardare il lavoro

16 Set 2013

Massimo Marnetto

La chiusura degli stabilimenti che la famiglia Riva ha posto in atto al Nord, per vendicarsi delle azioni giudiziarie subite al Sud sono una serrata-rappresaglia, che ha il preciso scopo di spostare la responsabilità della crisi aziendale dai titolari ai giudici.

IlvaAtto voluto, non atto dovuto.
La chiusura degli stabilimenti che la famiglia Riva ha posto in atto al Nord, per vendicarsi delle azioni giudiziarie subite al Sud sono una serrata-rappresaglia, che ha il preciso scopo di spostare la responsabilità della crisi aziendale dai titolari ai giudici.
Si tratta di un atto di gravità primaria, perché direttamente in conflitto con la Costituzione.
Che nel proclamare la libertà dell’iniziativa economica, precisa all’art. 41 che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Come cittadini, chiediamo che la famiglia Riva revochi immediatamente tutte le iniziative incostituzionali poste in essere contro i lavoratori e l’intero comparto produttivo che dipende dalle forniture di acciaio.
In caso contrario, si proceda al commissariamento di tutti gli stabilimenti, per l’evidente, superiore interesse nazionale della produzione di un prodotto strategico come l’acciaio.
Ai lavoratori coinvolti va tutta la nostra solidarietà.
Ma anche l’invito a non seguire le false indicazioni dei miliardari disonesti, che quando vengono colpiti dalla legge per i danni che i loro gravi reati hanno prodotto, si spacciano per vittime  e incolpano i giudici.

Chiediamo anche alla politica che migliori la normativa sui sequestri giudiziali dei beni delle società, per ridurre al minimo gli effetti sulla produzione e salvaguardare il lavoro.
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