La vera ferita

30 Ago 2013

Ezio Mauro

Silvio Berlusconi è davvero un “soggetto speciale” come dicono i suoi uomini chiedendo alle istituzioni e alla politica di salvarlo dalla condanna definitiva proprio per l’eccezionalità della sua storia: e infatti la Corte di Cassazione ieri lo ha confermato, scrivendo nelle motivazioni della sentenza che è “pacifica e diretta” la responsabilità del Cavaliere “nell’ideazione, nella creazione e nello sviluppo” del “gioco di specchi sistematico che rifletteva una serie di passaggi senza giustificazione commerciale” dei diritti cinematografici, con un continuo aumento dei prezzi che truffava il fisco italiano mentre andava ad “alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere”. Cioè fondi neri di un leader politico, da usare chissà come.
Qui sta la “specialità” di Berlusconi. Che invece di spiegare agli italiani come tutto questo sia potuto succedere, ieri ha parlato di “sentenza allucinante e fondata sul nulla”, nonostante tre gradi di giudizio abbiano confermato il meccanismo criminale che lo ha visto per anni dominus indiscusso, mentre frodava fisco, azienda e azionisti di minoranza, oltre agli italiani cui aveva raccontato la favola del libero mercato. Ora il quadro è chiaro e soprattutto è definitivo. La politica, ovviamente, non c’entra nulla, trattandosi di una truffa perpetrata a lungo, poi svelata, quindi provata e infine sanzionata secondo il codice penale. Ieri affacciandosi dalle sue televisioni Berlusconi ha detto che ogni tentativo di eliminarlo attraverso la sentenza sarebbe “una ferita per la democrazia”.
Ma il leader del Pdl dovrebbe rendersi conto, leggendo le motivazioni, che lui solo è l’autore della sua sventura, fabbricata con le sue stesse mani nei giorni dell’onnipotenza, inseguendo un potere improprio perché il potere legittimo non gli bastava.
Applicare la legge, perseguire i reati, pronunciare le sentenze ed eseguire le condanne fa parte in Occidente del normale funzionamento della democrazia che riconosce la separazione dei poteri e la loro libera autonomia. La vera “ferita” è una sola, l’eccezione al diritto e all’uguaglianza in nome della forza, del ricatto, della casta. O della paura.

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