Assalto alla Costituzione. Non hanno tempo da perdere

25 Lug 2013

Stravolgere la Costituzione viene prima di tutto. Persino dell’abolizione del finanziamento ai partiti, su cui pure il governo dei rinvii aveva speso promesse. Così ha deciso ieri la maggioranza in commissione Affari Costituzionali

Altan_costituzioneStravolgere la Costituzione viene prima di tutto. Persino dell’abolizione del finanziamento ai partiti, su cui pure il governo dei rinvii aveva speso promesse. Così ha deciso ieri la maggioranza in commissione Affari Costituzionali, alla Camera, in una seduta di due ore, tesissima: accelerando sul disegno di legge costituzionale 813, quello che vuole lasciare a un comitato di 42 parlamentari mano libera per riscrivere la Carta, e facendo slittare la proposta di legge sui soldi alla politica. Tradotto in date, il ddl costituzionale è stato messo in calendario in aula per lunedì 29 luglio con l’obiettivo, nero su bianco, di approvarlo entro il 1° agosto. “Lavoreremo in commissione giorno e notte, senza interruzioni” ha detto più volte il ministro per le Riforme, Quagliarello. Del testo sul finanziamento, invece, se ne riparlerà dopo: a inizio agosto, formalmente, ma col rischio che slitti a settembre. L’urgenza, per il governo, è approvare in prima lettura il ddl costituzionale già passato a tempo di record in Senato. Il piano è chiaro: approvarlo in via definitiva entro ottobre, per poi varare la riforma della seconda parte della Carta (quattro titoli su cinque) entro 18 mesi, grazie anche allo stravolgimento dell’articolo 138.

LA NORMA prevede infatti un intervallo minimo di tre mesi tra un voto e l’altro delle Camere sui disegni di legge costituzionale: ma il ddl 813 lo abbatte a 45 giorni. Tutto, pur di fare in fretta. E la nuova legge elettorale? Sarà fatta solo dopo la riforma. E allora non stupisce lo strappo di ieri pomeriggio della maggioranza. Nell’ufficio di presidenza della I commissione, M5S e Sel hanno ribadito la loro richiesta: far slittare la discussione a settembre. E non solo: “Non possiamo permettere che il Parlamento si autosospenda, lasciando decidere le modifiche alla Carta a un comitato di 42 persone” ripeteva il capogruppo 5 Stelle, Riccardo Nuti. Ma il presidente della commissione, Sisto (Pdl), ha subito fatto muro per poi invertire i tempi. L’arrivo in aula del testo sui soldi ai partiti, fissato inizialmente per il 26 luglio, è stata rinviato assieme al testo sull’eco-bonus. Tutto posticipato pur di fissare al 29 luglio la discussione sulle riforme. Nuti racconta di un Quagliarello padrone della seduta: “Sisto di fatto si rivolgeva solo a lui, ignorandoci”. Danilo Toninelli , vicepresidente di commissione per M5S, aggiunge: “Ho fatto presente che la commissione aveva dedicato solo 2 ore e 20 al ddl 813. Quagliarello mi ha risposto urlando che spesso lui aveva lasciato i lavori perché nessuno interveniva. Falsità totale”. M5S e Sel hanno anche proposto di votare sul calendario dei lavori, ma Pd e Pdl non avrebbero avuto i numeri. E allora ci si è arrangiati, come spiega Gennaro Migliore, capogruppo di Sel: “C’è stata una forzatura del ministro e Sisto, in maniera sbrigativa, ha assunto un orientamento senza voto”. È finita con Quagliarello a ribadire “la posizione del governo” e la maggioranza ad assicurare che i ddl su Carta e soldi ai partiti andranno avanti “contestualmente”. Ora la commissione lavorerà a tappe forzate, notti comprese, con l’obiettivo di chiudere i lavori per domenica. Sul tavolo 123 emendamenti, 106 di M5S. “Noi ci batteremo in tutti modi, anche con l’ostruzionismo, pur di spostare tutto a settembre” assicura Nuti. Ieri sera, annunciava la presenza a rotazione di tutti i parlamentari 5 Stelle in commissione. Ancora Migliore: “Dobbiamo decidere se partecipare ai lavori, così sembrano una finta. Ci consulteremo coi Cinque Stelle”. Ed è proprio l’ostruzionismo la possibile buccia di banana per il governo. Ieri sera ha parlato anche Letta: “Il sistema è da riformare”. Ma i mal di pancia nel Pd sono molti. “Il rischio di slittare a settembre con il ddl sul finanziamento ai partiti è concreto” notava la renziana Maria Elena Boschi.

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