Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’Appello alla Magistratura, promosso da un nutrito gruppo di docenti di area giuridica dell’Università di Palermo a sostegno del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, a seguito della proposta di trasferimento per incompatibilità ambientale di parte della I Commissione del CSM, e già sottoscritto da docenti di altre aree e altre Università. Lo pubblichiamo anche nella speranza che la sua diffusione susciti numerose altre adesioni del mondo dell’Università e della Scuola.
Da molti anni la città di Palermo cerca, grazie all’impegno delle Istituzioni, di liberarsi dal giogo della mafia. Rilevantissimo è stato il ruolo svolto dalla Magistratura, i cui rappresentanti non hanno esitato ad esporre le proprie vite ai rischi mortali delle aggressioni criminali.Grazie all’impegno di questo potere dello Stato, che ha coordinato l’azione delle altre forze investigative, e della società civile, la collettività ha evitato la capitolazione.
I sottoscritti, appartenenti alla comunità accademica palermitana, sentono il dovere di testimoniare gratitudine ed apprezzamento alla Magistratura della loro città per l’instancabile opera prestata per la tutela della legalità. In particolare, reputano doveroso riconoscere al Procuratore della Repubblica, Francesco Messineo, ed alla sua alta figura morale e professionale, il merito di essere stato inflessibile, lucido ed indipendente custode e tutore dei valori fondativi della legalità, contribuendo a mantenere elevatissimo nei cittadini il senso di fiducia nella Giustizia ed alto il prestigio della Magistratura.
Ecco l’elenco dei docenti di area giuridica dell’Università di Palermo:
Giuseppina Anselmo, Gianfranco Purpura, Mario Serio, Antonio Scaglione, Giuseppe Verde, Luca Nivarra, Guido Smorto, Manfredi Parodi Giusino, Beatrice Pasciuta, Rosalba Alessi, Isabel Ascension Trujillo, Raimondo Santoro, Laura Santoro, Pietro Cerami, Giuseppe Di Chiara, Giuseppe Liotta, Ignazio Giacona, Andrea Piraino, Girolamo Monteleone, Francesco Viola, Carlo Argiroffi, Salvatore Sammartino, Antonello Tancredi, Michele Perrino, Vincenzo Militello, Sergio Agrifoglio, Giuseppe Giaimo, Massimo Starita.
Aderiscono anche docenti di altre Facoltà dell’Università di Palermo:
Francesco Di Quarto (Ingegneria), Miranda Cuffaro (Economia), Pasquale Assennato (Medicina), Antonio Maria Greco (già ordinario nella Facoltà di Scienze), Mario Aricò (già ordinario nella Facoltà di Medicina), Laura Auteri, Antonino Buttitta, Enrica Cancelliere, Paolo Emilio Carapezza, Salvatore Fodale, Franco Lo Piparo, Sandro Mancini, Giuseppe Nicolaci, Salvatore Nicosia, Giusto Picone,Lucia Pizzo Russo, Giovanni Ruffino, Luigi Russo, Renato Tomasino, Salvatore Tedesco, Attilio Carapezza, Silvana Miceli, Gianna Petrone, Vincenzo Guarrasi, Giovanni Saverio Santangelo, Nicola Bonacasa (emerito Accademia dei Lincei), Mario Giacomarra (Preside Facoltà di Lettere), Pietrina Anello, Francesca Di Lorenzo.
e anche i seguenti docenti di altre Università:
Roberta De Monticelli (San Raffaele, Milano), Elisa Romano (Università di Pavia), Carlo Ossola (Collége de France, Paris), Corrado Bologna (Roma Tre), Giacomo Costa (Università di Pisa), Aldo Morace (Sassari), Giuseppe Rando (Messina), Angelo Pupino (Orientale Napoli), Patrizia Bertini Malgarini (LUMSA Roma).
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Ho firmato volentieri l’appello di un gruppo di docenti in difesa del Procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo. L’ho fatto non soltanto perché dopo aver ascoltato, a Palermo, una sua conferenza, e dopo averlo personalmente conosciuto in seguito a quell’occasione, ho concepito una stima intellettuale e personale nei suoi confronti: che mi fa pensare con sconcerto a quanto sia facile per quattro pennivendoli imbevuti di rancore demolire l’immagine di un uomo. (Rassegna stampa sul caso reperibile su Phenomenologylab in coda all’Appello) Ho firmato, dunque, non solo per quella ragione, ma anche per l’apparente totale inconsistenza dell’accusa in base alla quale si decide un trasferimento del Procuratore Messineo. Se c’erano altri motivi, etica e logica vorrebberro che fossero detti chiari in una motivazione. Così come ci si aspetterebbero da un giurista come Fiandaca, francamente, proposizioni cristalline e non mezze allusioni punteggiate da “preferisco tacere”: un linguaggio che non sembra propriamente onorare il principio di responsabilità nell’uso delle parole, ma il principio contrario, quello che strizza l’occhio e dice “m’intenda chi può”. E di strizzatine d’occhio in questa Italia avviata a stravolgere la Costituzione a sua insaputa (se va bene ai saggi e al re) io non ne posso proprio più. Ma qual era, appunto la motivazione del CSM? “Subisce l’influenza…”. Dunque un uomo non ha libero arbitrio né autonomia, non agisce in base al proprio giudizio, ma – come in un esperimento mentale sugli zombie, in auge nella filosofia contemporanea, “subisce l’influenza”. Sono millenni che i deterministi tentano di provare che non disponiamo di libero arbitrio: ma che addirittura questa trovata diventasse un’argomentazione giuridica, questo non era davvero prevedibile. Si abbia la mia solidarietà, Procuratore Messineo. – See more at: http://www.phenomenologylab.eu/index.php/2013/07/appello-magistratura-messineo/#sthash.PxoFIbbU.dpuf
Ho firmato volentieri l’appello di un gruppo di docenti in difesa del Procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo. L’ho fatto non soltanto perché dopo aver ascoltato, a Palermo, una sua conferenza, e dopo averlo personalmente conosciuto in seguito a quell’occasione, ho concepito una stima intellettuale e personale nei suoi confronti: che mi fa pensare con sconcerto a quanto sia facile per quattro pennivendoli imbevuti di rancore demolire l’immagine di un uomo (cf. rassegna stampa sul Phenomenologylab). Ho firmato, dunque, non solo per quella ragione, ma anche per l’apparente totale inconsistenza dell’accusa in base alla quale si decide un trasferimento del Procuratore Messineo. Se c’erano altri motivi, etica e logica vorrebberro che fossero detti chiari in una motivazione. Così come ci si aspetterebbero da un giurista come Fiandaca, francamente, proposizioni cristalline e non mezze allusioni punteggiate da “preferisco tacere”: un linguaggio che non sembra propriamente onorare il principio di responsabilità nell’uso delle parole, ma il principio contrario, quello che strizza l’occhio e dice “m’intenda chi può”. E di strizzatine d’occhio in questa Italia avviata a stravolgere la Costituzione a sua insaputa (se va bene ai saggi e al re) io non ne posso proprio più. Ma qual era, appunto la motivazione del CSM? “Subisce l’influenza…”. Dunque un uomo non ha libero arbitrio né autonomia, non agisce in base al proprio giudizio, ma – come in un esperimento mentale sugli zombie, in auge nella filosofia contemporanea, “subisce l’influenza”. Sono millenni che i deterministi tentano di provare che non disponiamo di libero arbitrio: ma che addirittura questa trovata diventasse un’argomentazione giuridica, questo non era davvero prevedibile. Si abbia la mia solidarietà, Procuratore Messineo.
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