Il lunedì dei saggi: ci ascoltiamo tanto

04 Lug 2013

Il Corriere della Sera che non aveva ripreso il testo dell'”Appello ai saggi: vogliamo sapere” inviato lunedì scorso a tutte le redazioni, pubblica oggi la risposta di alcuni saggi.

ROMA — La colonnina di mercurio ha sfondato quota trenta gradi. E l’estate sarà lunga. E pure bollente. «Ad agosto andremo un po’ in vacanza anche noi, come tutti… Ma lei vuole sapere che cosa succede alle riunioni dei Saggi? Vuole sapere se sono riunioni inutili?». Adesso che i lavori della commissione sulle riforme sembrano nascosti dietro una coltre di mistero, al punto che una pattuglia capitanata da Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà ha scritto un appello dal titolo «Vogliamo sapere», adesso tra i Saggi c’è chi invita a chiudere i libri di diritto costituzionale e ad ascoltare la voce del cuore.
«In queste nostre riunioni sta accadendo qualcosa di molto importante. Un qualcosa che, almeno a me, sta dando una sensazione umana bellissima», sussurra la voce di Beniamino Caravita di Toritto, costituzionalista, professore alla Sapienza di Roma, uno dei trentacinque Saggi, appunto. Sta succedendo», prosegue il suo racconto, «che noi tutti si sta costruendo un linguaggio comune». Ed è inutile soffermarsi troppo su presidenzialismo, semipresidenzialismo, parlamentarismo o legge elettorale. La parola magica, giura Caravita, è «ascolto. Io ascolto Onida, Onida ascolta me, io e lui ascoltiamo il professor Mirabelli, tutti noi ascoltiamo la bravissima collega Carlassare…». Lorenza Carlassare, per esempio, aveva detto che la commissione era inutile e che lei si sarebbe dimessa. «E invece no, ci ascoltiamo a vicenda e discutiamo. Anche per ore. E non c’è nulla di più bello. Pensi che ci siamo dati la regola di non scrivere, per ora, documenti. Ascoltiamo…».
Un altro saggio, il professor Francesco D’Onofrio, nel lungo cammino che l’ha portato dalla Dc di De Mita all’Udc di Casini non ha mai perso la voglia di dire quello che pensa e di pensare quello che dice. «Mi stupisco che uno con la bravura di Zagrebelsky firmi un appello in cui chiede la verità sui nostri lavori… Ma mica abbiamo un potere di deliberare? Quello spetta al Parlamento». E poi, sempre D’Onofrio, «tengo a precisare che per il collega Zagrebelsky ho il massimo rispetto. Lo sa che è diventato professore grazie a me? Sa, le università italiane sono lottizzate… E io, che nel 1975 stavo nella commissione e me lo trovai davanti, di fronte a questo collega bravissimo rinunciai a indicare un candidato “mio”».
Si vedono ogni lunedì, i saggi. Parlano e si ascoltano. E c’è anche un gruppo di «redattori» che prende appunti. Un lavoro che, in autunno, sarà sottoposto a governo e Parlamento. «Poi se il Parlamento vuole farne tesoro, bene. Se non vuole, pazienza», scandisce D’Onofrio. E non c’è una verità acquisita, non c’è direzione predefinita sul presidenzialismo o sul suo contrario, per ora. Come non c’è la pretesa, nell’animo di ogni singolo Saggio, di voler scrivere la storia. «Io mi ritengo molto fortunato a fare parte di questo gruppo», scandisce Caravita. «Però, sapendo che fuori sono rimasti colleghi illustri, non posso mica dire che io, che sto qua dentro un po’ per caso e un po’ per fortuna, sto scrivendo la storia…».
Osserva Cesare Mirabelli, ex presidente della Consulta: «La commissione valuta, dibatte e discute. Diciamo che ascoltarci è piacevole, anche se spesso gli interventi sono molto lunghi. Di un argomento singolo ciascuno espone le proprie idee. Così abbiamo la possibilità di verificare eventuali punti di criticità. E quando uno si trova di fronte alla bellezza di un confronto così, io, per esempio, dico “evviva”».
Per chi volesse entrare nello specifico di un tema trattato nel chiuso delle riunioni dei Saggi, basta chiedere a D’Onofrio. «Per esempio, l’altra volta abbiamo discusso di Province. Ma non così, a caso, dell’abolizione delle Province. Io ho fatto una distinzione tra l’ambito provinciale e la Provincia come ente elettivo. Perché “ambito” è un conto ed “ente elettivo” un altro, capisce?». Ed è probabilmente un tema che ha già un suo fascino. Un fascino che, tra noci di cocco sgranocchiate in riva al mare e bibite ghiacciate sorseggiate in spiaggia, neanche l’estate potrà offuscare. Forse.

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