La bella magia del mistero dai Rosacroce a Wikileaks

27 Giu 2013

Parte della lectio tenuta da Umberto Eco alla Milanesiana. “Finita l’epoca del riserbo sopravvive invece da millenni l’idea del segreto misterico — ovvero ermetico e occultistico… E il tracollo di un servizio segreto è quando si aprono gli archivi governativi o qualcuno come Wikileaks riesce a violarli”.

IL SEGRETO è un’informazione che non viene rivelata ovvero che non deve o non dovrebbe essere rivelata, perché – se lo fosse – recherebbe nocumento a chi la rivela e talora persino a chi la riceve. In tal senso si parla di segreti di stato, segreti d’ufficio, segreto bancario, segreto militare, segreto industriale, tra cui per esempio il segreto custodito ad Atlanta circa la formula della Coca Cola. Tali segreti vengono spesso violati per ingiunzione di forze inquirenti, per apertura di archivi di stato, per imprudenza, per tradimento, e in particolare per spionaggio. […]
Tenere un segreto può essere dovuto a riserbo, e fa parte del riserbo anche il segreto personale che talora scompare con la morte del suo possessore. Il riserbo non riguarda solo atti inconfessabili, perché qualcuno può legittimamente desiderare di non rendere note le proprie malattie, le proprie tendenze sessuali, le proprie ossessioni. […] Questo diritto al riserbo viene a perdere sempre più valore nella nostra società massmediatica e informatica, dove la rinuncia alla riservatezza prende la forma dell’esibizionismo.
Scompare quella valvola di sfogo, in gran parte benefica, che era il pettegolezzo. Il pettegolezzo classico, quello che si faceva nel villaggio, in portineria o all’osteria, era un elemento di coesione sociale perché gli spettegolanti non di rado invece di godere delle sventure degli spettegolati ne provavano o esibivano compassione. Esso però funzionava se le vittime non erano presenti e non sapevano di essere tali (o salvavano la faccia facendo finta di non saperlo). […]
Ora la televisione ha ideato trasmissioni in cui chiunque può diventare vittima famosa presentandosi a spettegolare su se stesso. E sono apparse sul video persone che discutevano con il coniuge dei loro reciproci tradimenti, o inscenavano casi di divorzio in cui venivano impietosamente analizzate le loro incapacità sessuali. […]
Finita l’epoca del riserbo sopravvive invece da millenni l’idea del segreto misterico — ovvero ermetico e occultistico. […] In un periodo di crisi del razionalismo classico nel corso del II secolo d. C. il mondo pagano tende sempre più a identificare la verità col segreto, ovvero con ciò che viene detto in modo oscuro. Una sapienza, per essere veramente segreta, doveva essere esotica. In particolare l’Oriente era antico e parlava lingue ignote, e dunque doveva contenere una parcella di quel segreto che solo la divinità conosce. […] Inizia qui a svilupparsi una persuasione che avrà grande fortuna presso i vari circoli occultistici, sino ad oggi, che la verità è un segreto che era posseduto dagli antichi custodi di una tradizione che si è ormai perduta. […]
Sulla fortuna di ogni dottrina che si presenti come segreta valga la storia dei Rosacroce. Nel 1614 appare un manifesto, la Fama Fraternitatis seguito nel 1615 da un secondo testo la Confessio fraternitatis Rosae crucis. Ad eruditos Europae.
Tra metafore alchemiche e invocazioni più o meno messianiche, i manifesti insistono sul carattere segreto della confraternita e sul fatto che i loro membri non possono palesare la propria natura. Tuttavia lanciano un appello finale a tutti i dotti d’Europa, affinché prendano contatto con gli adepti della società.
Quasi immediatamente, da ogni parte d’Europa si iniziano a scrivere appelli ai Rosacroce. Nessuno afferma di conoscerli, nessuno si dice Rosacroce, ma tutti in qualche modo cercano di far capire che si trovano in assoluta sintonia con quel programma. […] Così che chi afferma di essere Rosacroce (in quanto mancherebbe al fondamentale vincolo di riservatezza che lega gli adepti) non lo è. […] Di conseguenza, non solo non esistono prove storiche dell’esistenza dei Rosacroce originari e l’Amorc, l’Anticus et mysticus Ordo rosae crucis di cui potete ancora oggi visitare il tempio para-egizio in San José, California, afferma che i testi originari che legittimano l’ordine certamente ci sono, ma per ovvie ragioni rimarranno segreti e rinchiusi in archivi inaccessibili. […]
Simmel ricordava che la caratteristica tipica delle società segrete è l’invisibilità — e a ben pensarci si sono sempre volute invisibili associazioni segrete come quelle dei Carbonari. Che poi molti dei Carbonari finissero sulla ghigliottina o davanti a un plotone di esecuzione non dipende tanto dal fatto che il loro segreto fosse trapelato, quanto dal fatto che, se il fine di una associazione segreta è ordire una sommossa, il segreto cessa di essere tale quando la sommossa esplode. Ovvero, ci sono dei segreti, come quello di un gruppo che voglia ordire un’Opa per la conquista di un pacchetto azionario, che cessano di essere segreti quando la scalata riesce o platealmente fallisce. Le ragioni della grande popolarità dei Rosacroce è che essi annunciavano un segreto ma di tutto parlavano, ovviamente, meno che della natura del segreto. […]
Così accade con la massoneria detta scozzese che, in conflitto con la Gran Loggia Londinese, aveva scelto simboli e riti che potessero rendere evidente il loro richiamo alla tradizione templare e rosicruciana. Così i gradi di iniziazione (che dovevano corrispondere a gradi di conoscenza del segreto e che originariamente erano tre) si moltiplicavano sino al numero di 33. Ora l’autore di una delle definizioni più belle del segreto Massonico è Giacomo Casanova. «Coloro che entrano nella Massoneria solo per carpirne il segreto possono ritrovarsi delusi: può infatti accadere loro di vivere per cinquant’anni come Maestri Massoni senza riuscirvi. Il mistero della Massoneria è per sua natura inviolabile: (Il Massone), quando lo ha conosciuto, si guarda bene dal far parte della scoperta a chicchessia… Il mistero rimarrà sempre tale. Ciò che avviene nella Loggia deve rimanere segreto, ma chi è così indiscreto e poco scrupoloso da rivelarlo non rivela l’essenziale: come potrebbe, se non lo conosce? Conoscendolo, non lo rivelerebbe ». Quindi il segreto iniziatico è un segreto-mistero che non si può trasmettere, che non si può insegnare; lo si dovrebbe comprendere, a poco a poco lungo il processo di maturazione. È un segreto quindi che non si riesce a svelare e che non si può tradire. […] Dal 700 in avanti come conseguenza dell’occultamento del segreto e dell’invisibilità della società segreta ecco il mito dei Superiori Sconosciuti, che dirigevano il destino del mondo. Nel 1789 il Marchese de Luchet (nel suo Essai sur la secte des illuminés) avvertiva: «Si è formata in seno alle tenebre più dense una società di nuovi esseri che si conoscono senza essersi mai visti… Questa società adotta del regime gesuitico l’obbedienza cieca, della massoneria le prove e le cerimonie esteriori, dei Templari le evocazioni sotterranee e l’incredibile audacia». […]
All’idea di gruppi segreti che occultamente dominano lo sviluppo degli eventi mondiali si continua a pensare ancora oggi e basta andare su Internet per vedere le varie discussioni sulla Trilaterale o sul Gruppo Bilderberg, come se fosse un mistero che politici, industriali e banchieri si incontrano quando desiderano senza bisogno di pubblici convegni per decidere sulle loro strategie economiche. […] Dove la sindrome del complotto si è sviluppata con maggiore fantasia è sul caso della distruzione delle Twin Towers, complotto variamente attribuito a piani segreti di Bush, agli ebrei e via dicendo, individuando formule segrete che spiegherebbero tutto.
Su Internet troverete che New York City ha 11 lettere, Afghanistan ha 11 lettere, Ramsin Yuseb, il terrorista che aveva minacciato di distruggere le Torri, ha undici lettere, Gorge W. Bush ha 11 lettere, le due torri gemelle formavano un 11, New York è l’undicesimo stato degli Usa, il primo aereo schiantatosi contro le torri era il volo numero 11, questo volo portava 92 passeggeri e 9+2 fa 11, il volo 77 che si è pure schiantato contro le torri portava 65 passeggeri e 6+5=11, la data 9111 è uguale al numero d’emergenza americano, 911, la cui somma interna dà 11. Il totale delle vittime di tutti gli aerei dirottati è stato di 254, la cui somma interna dà 11, l’undici settembre è il giorno 254 del calendario annuale e la somma interna di 254 fa 11.
In realtà New York ha 11 lettere se si aggiunge City, l’Afghanistan ha 11 lettere ma i dirottatori non erano afgani
bensì venivano dall’Arabia Saudita, dall’Egitto, dal Libano e dagli Emirati Arabi, Ramsin Yuseb ha 11 lettere, ma se invece di Yuseb si fosse traslitterato Yussef il gioco non avrebbe funzionato, George W. Bush ha 11 lettere solo se si mette la “middle initial”, le torri gemelle disegnano un 11 ma anche un 2 in numeri romani, il volo 77 non ha colpito una delle torri bensì il Pentagono e non portava 65 bensì 59 passeggeri, il totale delle vittime non è stato di 254 bensì 265, e così via […].
Eppure la gente è avida di segreti, e chi è ritenuto possedere un segreto non ancora svelato acquista sempre una forma di potere, perché chissà cosa potrebbe un giorno svelare. È sempre stato un principio delle polizie e dei servizi segreti di mezzo mondo che si diventa tanto più potenti quante più cose si sanno, o si fa mostra di sapere. Non importa che le cose siano vere. L’importante è far credere di possedere un segreto. E il tracollo di un servizio segreto è quando si aprono gli archivi governativi o qualcuno come Wikileaks riesce a violarli. Allora si scopre che i rapporti segreti dei servizi e delle ambasciate erano di solito composti da faldoni in cui erano stati trascritti dei ritagli stampa, che circolavano liberamente prima che spioni e agenti li facessero diventare rivelazioni riservate. […]
Come si fa a mantenere il potere che deriva dal possesso di un segreto evitando che il preteso segreto diventi pubblico? Bisogna millantare un segreto vuoto. Avere un segreto e non rivelarlo non significa mentire, caso mai è una forma estrema di riserbo. Ma dire di avere un segreto mentre questo non esiste è mentire circa il segreto. Simmel aveva ricordato che questo già avviene coi bambini, dove «è sovente motivo di orgoglio e di vanterie il fatto che uno possa dire all’altro “io so una cosa che tu non sai”».
Lo pseudo segreto dei bambini ha effetto solo su un altro bambino, ma lo pseudo segreto di molti gruppi iniziatici (o di molti servizi segreti) ha effetto sugli adulti desiderosi di penetrare segreti e dunque sempre pronti ad ammettere che ve ne siano.

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