2 giugno: con una domanda dal fondo del cuore

03 Giu 2013

Questo avrei voluto dire a tutti coloro che a Bologna chiedevano aiuto e ascoltavano le parole commosse di chi conosce davvero lo Stato e intende salvaguardare l’impianto originale della repubblica democratica. Dir loro: possiamo stare tranquilli perché il Presidente non permetterà mai che la Carta venga stravolta. Non apporrà la sua firma a un testo che annulli la storia migliore del nostro Paese. Guarda i video di Radio Radicale e le foto della manifestazione

Peccato che non ci siano anche loro a vedere come può essere e come si può costruire una società in pace con se stessa, una società laica che manifesta davanti a una Chiesa guidata da un parroco pacificatore, che anche lui si chiama Stefano, e ci ha accolto dandoci tutto lo spazio necessario, che ci dividiamo noi di “non è cosa vostra” insieme a un banchetto di scout che vendono i biscotti per beneficienza.
Peccato che non ci siano a vedere l’affetto con cui la gente per strada ferma Rodotà e Zagrebelsky solo per ringraziarli e stringere la mano e spesso aggiungere: non ci lasciate soli…
Peccato che non ci siano a vivere questo due giugno di democrazia e pacificazione con sindacati, partigiani, costituzionalisti e studiosi di giustizia, legalità, corruzione…
Peccato che chiusi nel loro mondo fatto di dichiarazioni appese al nulla, di una politica sempre più chiusa in interessi di casta, non sappiano che la vera pacificazione è possibile, è alla portata dei cittadini che cercano un presente dignitoso anche per chi sta nella disperazione basandosi su una Costituzione che continua a essere la nostra sola garanzia contro il sopruso e il salto nel buio.
Peccato… non c’è soddisfazione nel constatare la lontananza dei capi partito della maggioranza. In fondo lo sappiamo, che molti di loro ci guardano con fastidio, forse perché non chiediamo mai nulla per noi e tutto per tutti.
E forse hanno anche paura, per l’avventatezza con la quale hanno deciso di imboccare, senza garanzie, senza non possumus, senza un progetto complessivo, il viaggio all’interno delle istituzioni che vogliono smantellare.
Hanno svegliato il can che dorme e ora ne temono il morso: il regime presidenziale foriero di meno libertà, più ingiustizia, più corruzione.
Forse è preoccupato anche il capo dello Stato. Ma se potessi inviargli un messaggio, con la certezza di non essere fraintesa, gli chiederei da semplice cittadina: Presidente, perché lei vuole restare neutrale in questa disputa sul presidenzialismo? Questo tipo di riforma cambia veramente tutto l’impianto delle istituzioni, non solo il modo di elezione del Capo dello Stato.
Non crede che i cittadini si sentirebbero rassicurati se sapessero che la Costituzione è nella mani di chi ha giurato di difenderla?
Questo avrei voluto dire a tutti coloro che a Bologna chiedevano aiuto e ascoltavano le parole commosse di chi conosce davvero lo Stato e intende salvaguardare l’impianto originale della repubblica democratica. Dir loro: possiamo stare tranquilli perché il Presidente non permetterà mai che la Carta venga stravolta. Non apporrà la sua firma a un testo che annulli la storia migliore del nostro Paese.
Mi faccio coraggio allora e col cuore gonfio del sole di Bologna, del sorriso di don Stefano e dei giovani che hanno riempito la piazza per ascoltare Zagrebelsky, Rodotà e Saviano, gli chiedo di non essere solo uno “spettatore”: non è distruggendo tutto che si trova la pace.

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