Bologna in piazza per difendere la Carta

02 Giu 2013

«Il porcellum oggi è una pistola sul tavolo del governo visto che c’è qualcuno che, nel momento in cui dovesse staccare la spina, andrebbe in condizione favorevole e dunque ha un potere di ricatto permanente sul governo attuale». Lo ha detto Stefano Rodotà dal palco della manifestazione a difesa della Costituzione ‘Non è cosa vostra’, organizzata dall’associazione Libertà e Giustizia in piazza Santo Stefano a Bologna.

Fra i promotori sul palco: Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Susanna Camusso, Nando Dalla Chiesa, Maurizio Landini. «Da anni, ormai, sotto la maschera della ricerca di efficienza – si legge nel manifesto scritto dal giurista Zagrebelsky – si tenta di cambiare il senso della Costituzione: da strumento di democrazia a garanzia di oligarchie. Non dobbiamo perdere di vista questo, che è il punto essenziale». Un centinaio le associazioni aderenti, fra le quali Cgil, Libera e Anpi.

«Si, è vero la Costituzione non è cosa nostra. Noi che siamo in Parlamento non ne possiamo disporre a colpi di maggioranza. La Costituzione è di tutti. Oggi a Bologna, nel giorno della festa della Repubblica, lo abbiamo gridato in tanti – giuristi, associazioni, testimoni – con la forza delle argomentazioni giuridiche, politiche, culturali. Per noi Repubblica e Costituzione stanno insieme in un legame storico ma soprattutto civile e popolare inscindibile, che è parte essenziale della nostra identità di italiani. Peccato che in contemporanea abbiamo registrato la sordità del governo che ieri con il presidente del consiglio Letta e oggi con il vice presidente Alfano ci annunciano accordi già pronti sulla elezione diretta del Capo dello Stato». Lo afferma Rosi Bindi del Pd. «Forse – continua Bindi – il governo potrebbe concentrarsi di più su altri accordi di maggioranza, per risolvere i drammi economici e sociali del Paese, senza entrare così pesantemente sul dibattito di revisione costituzionale. In particolare sorprende che il presidente Letta abbia assicurato il superamento della modalità di elezione del Capo dello Stato motivando questa scelta come garanzia per non rivivere mai più l’esperienza della faticosa rielezione del presidente Napolitano. Davvero non si può accusare la Costituzione di essere superata e inefficace per coprire gli errori dei partiti e soprattutto della classe dirigente del PD».

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