Nel Pd documento anti-Convenzione: ascoltare Zagrebelsky

20 Mag 2013

La vera riforma prioritaria è la legge elettorale, insiste il Pd, e si associa anche il presidente del Senato Grasso: «Da politico non suggerisco niente a nessuno. Ma da cittadino dico che è una delle prime cose che andrebbero fatte». Ma dal centrodestra ecco che, nella logica di piazzare la modifica del Porcellum in coda alle altre riforme, Maurizio Gasparri rimette in pista il presidenzialismo: «Bisogna lanciare subito una grande campagna per la repubblica presidenziale, la vera risposta alla crisi del sistema». I tempi sarebbero maturi per farlo, secondo il vicepresidente del Senato, mentre per quanto riguarda la legge elettorale si tratta di un «tema successivo, connesso alla scelta costituzionale». E così, di fronte ad un confronto nella maggioranza che somiglia sempre più ad un dialogo fra sordi, tocca al vertice di mercoledì sciogliere l’insidiosa questione: sterilizzare subito gli effetti peggiori del Porcellum, come chiede anche il premier Letta, o come vorrebbero i falchi del Pdl prima affrontare le altre riforme istituzionali? A rendere il clima ancora più difficile sta per arrivare anche la mossa dei grillini che hanno annunciato una proposta per l’ineleggibilità di Berlusconi. Martedì prossimo infatti è prevista al Senato l’elezione del presidente della Giunta per le elezioni e l’immunità, poltrona che spetta all’opposizione. Potrebbe ritrovarsi presto ad affrontare tanto la legge presentata dai grillini che una possibile decadenza di Berlusconi, se la Cassazione dovesse confermare l’interdizione dai pubblici uffici della sentenza Mediaset. Che farebbe a quel punto il Pd? Il capo dei senatori Zanda si è già pronunciato a favore, sia pure a titolo personale, però Guglielmo Epifani spiega che sulla ineleggibilità di Berlusconi «deciderà chi deve decidere, non siamo al sì o al no, la questione è più complessa».
La partita sulle riforme si intreccia dunque inevitabilmente a quella del Cavaliere sul fronte giustizia, e resta in salita. Il ministro Dario Franceschini avverte ancora una volta che «non è possibile pensare di tornare a votare col Porcellum, e non possiamo aspettare il pronunciamento della Consulta: bisogna intervenire presto, anche con modifiche limitate ma essenziali». Lo dice anche il capogruppo dei democratici alla Camera, che replica a Gasparri sul presidenzialismo: «A differenza di quello che pensa il vicepresidente del Senato noi diamo risposte concrete come ha fatto il governo con i provvedimenti sui costi della politica». L’unica priorità resta quella di cambiare subito la legge elettorale, «il resto lo discuteremo in Parlamento ».
Ma da un gruppo di deputati del Pd arriva l’alt alla Convenzione con gli esperti esterni: per cambiare la Costituzione basta l’articolo 138. Citando Zagrebelsky (che in un’intervista a Repubblica ha denunciato il rischio di umiliazione del Parlamento) e altri costituzionalisti (come Onida, Rodotà, Pace) i “ribelli» chiedono al Pd di respingere l’iniziativa. «Non è immaginabile — scrivono Sandra Zampa, Pippo Civati, Felice Casson, Antonio Decaro e altri — che si proceda a dar vita a una Convenzione esterna al Parlamento ed estranea alla Carta costituzionale stessa in questa importante e delicata materia».

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