L’Italia nonostante Andreotti

03 Mag 2013

Non è stato uno statista. Solo il più abile manovratore del nostro Paese. Furbo, arguto, spietato. Ha tirato su generazioni di politici fedeli allo scudo crociato ed è sopravissuto alla Dc, a Aldo Moro che scrisse di lui parole tremende dal carcere delle Brigate rosse, alla prima e alla seconda Repubblica. E’ stato l’amico e il sostenitore di Sindona, Calvi, Gelli e Salvo Lima e fino alla fine degli anni ottanta della mafia vincente.

Dalle sue stanze ha potuto guardare fino alla fine il Tevere e la Roma dei Papi. La morte gli ha sempre fatto molta paura e cercava di allontanarne lo spettro con gesti e parole di scaramanzia.
E’ stato il politico forse più potente della nostra storia repubblicana, ma anche un uomo debole: i patti, le alleanze, gli accordi che prendeva con tutti, dalla mafia alla malavita, dalla P2 ai servizi segreti di altri paesi, prima lo affascinavano, lo tenevano prigioniero nel suo mondo di ombre, poi lo terrorizzavano e allora cercava di disfarsene. Un Giuda, un traditore, lo definivano i fascisti che pensavano di averlo alleato ai tempi delle stragi e delle uccisioni di magistrati servitori dello Stato.
Non è stato uno statista. Solo il più abile manovratore del nostro Paese. Furbo, arguto, spietato. Ha tirato su generazioni di politici fedeli allo scudo crociato ed è sopravissuto alla Dc, a Aldo Moro che scrisse di lui parole tremende dal carcere delle Brigate rosse, alla prima e alla seconda Repubblica. E’ stato l’amico e il sostenitore di Sindona, Calvi, Gelli e Salvo Lima e fino alla fine degli anni ottanta della mafia vincente.
Lo chiamavano i suoi colleghi di partito “la prima lettera dell’alfabeto”.
Lo temevano.
Lui non aveva bisogno di dare ordini: aveva accanto a sé gli uomini che lo capivano e eseguivano. La loro fedeltà era assoluta.
Non ha contribuito a rendere grande il nostro Paese: l’Italia è stata una democrazia nonostante Andreotti e i suoi amici e alleati.
Nonostante la sua sete di potere.
Nonostante le sue minacce ho potuto scrivere sempre quello che sapevo e che pensavo di lui: è l’unico merito che oggi gli riconosco.

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