LeG, una Liberazione difficile da festeggiare

24 Apr 2013

Carmine Saviano

La storia tradita. Il nuovo governo e la Festa della Liberazione. Una ricorrenza amara. Segnata, per Libertà e Giustizia da “una politica e a dei partiti incapaci di governare e di lavorare con dignità e onore per il bene degli italiani”. In vista delle celebrazioni di domani, LeG lancia un messaggio al centrosinistra. Per dire, “dopo l’orrenda prova data dal Parlamento” durante le elezioni del Capo dello Stato, e dopo la vittoria sul campo di Silvio Berlusconi, che “è difficile festeggiare”.

Ecco il testo firmato da Sandra Bonsanti:

25 aprile 2013: difficile festeggiare, oggi che sentiamo, dentro di noi, la consapevolezza di averla tradita quella giornata del nostro riscatto. Comunque andranno a finire le cose, chiunque saranno i ministri di questo governo, rimane il fatto che una parte, quella che credevamo essere anche la nostra o almeno lo era di tanti italiani, oggi è al governo con italiani avvezzi a irridere la Liberazione (volevano addirittura abolirla come festa di tutti gli italiani o cambiarle il nome), a sostenere che Mussolini e il fascismo non furono poi così male, a stravolgere la nostra Costituzione inseguendo una Repubblica presidenziale che non è la nostra. Scompariranno dal sacro testo le firme di De Nicola, Terracini e De Gasperi, sostituite da quelle di chissà chi, magari di Gaetano Quagliarello e Silvio Berlusconi.

Questa è la posta in gioco.

Questo vuole il Pdl vincitore non delle elezioni, ma del dopo elezioni, e verso questo risultato siamo incamminati, dopo l’orrenda prova che ha dato il Parlamento di non essere in grado di eleggere un Capo dello Stato. A dir la verità si è deciso molto in fretta che nessun altri sarebbe stato eletto se non Giorgio Napolitano.

Oggi è amaro ripensare a tutto questo, a una politica e a dei partiti incapaci di governare e di lavorare con dignità e onore per il bene degli italiani.

Oggi è dunque difficile festeggiare: ci sentiamo tutti un po’ complici del tradimento, anche chi si è opposto in questi anni; anche noi che non abbiamo saputo evitare il ritorno di Berlusconi.

Ripenso a Ennio Flaiano e a quello che scrisse alla figlia appena nata il 25 luglio del ’43: “Un giorno tu ti sorprenderai quando ti racconteranno quello che si è sofferto in ventun anni di miseria morale. Non vorrai crederci e forse ci rimproverai dicendo: perché non l’avete cacciato prima?… non sappiamo quel che l’avvenire ci riserva. Ma una cosa è certa: che Dio s’è svegliato. Il piffero di Manet suona per te e per noi la dolce canzoncina della Libertà. Suonala in eterno, Piffero!”.

E mi viene da piangere.

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