Proposta dei saggi. Ma Onida dissente sul percorso: ”Così si può travolgere la Costituzione”

12 Apr 2013

I dieci saggi nominati dal presidente Napolitano hanno presentato le loro relazioni. Il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali ha consegnato un documento che revisiona radicalmente la seconda parte della Costituzione. LeG, senza entrare direttamente nel merito delle singole proposte affrontate ritiene però decisivo il dissenso espresso dal presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida.

I dieci saggi nominati dal presidente Napolitano hanno presentato le loro relazioni. Il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante ha consegnato un  documento che revisiona la seconda parte della Costituzione.

LeG, senza entrare direttamente nel merito delle singole proposte affrontate dai “saggi” ritiene però decisivo il dissenso espresso dal presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida, che riportiamo integralmente:

Riserva di Valerio Onida. Dissente dalla proposta di istituire una commissione redigente mista, costituita su base proporzionale da parlamentari e non parlamentari, per le revisioni costituzionali, che seguirebbero un procedimento speciale in deroga dell’art. 138 Cost. A suo giudizio si rischierebbe così di innescare un processo “costituente” suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione, che è bensì opportuno modificare in punti specifici, attraverso il procedimento di cui all’articolo 138, ma mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e il suo impianto complessivo; e si rischierebbe di favorire progetti di revisione “totale” da votare “in blocco”. Si dovrebbero invece approvare con il procedimento di cui all’art. 138 distinte leggi costituzionali per ognuno degli argomenti affrontati, in modo da consentire che su ciascuna di esse si esprimano prima le Camere e poi gli elettori con il referendum. Una modifica dell’art. 138 – ma a regime, non come deroga una tantum – sarebbe a suo giudizio opportuna per stabilire che le leggi di revisione e le altra leggi costituzionali debbano essere approvate sempre a maggioranza di due terzi nella seconda deliberazione delle Camere, e che possa in ogni caso chiedersi il referendum confermativo.

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