Un partito nuovo, non nuovi inciuci

05 Apr 2013

Il settimanale Left, domani in edicola con L’Unità, intervista Sandra Bonsanti sull’attualità politica. “Non basta un ricambio nei dirigenti e nei parlamentari. Serve di più: un partito nuovo, il partito del domani, anche se temo torni la politica delle grandi intese nascoste. Mentre il Paese chiede ben altro”.

«Il cambiamento? Noi lo chiediamo da vent’anni», Sandra Bonsanti, giornalista, scrittrice, è la presidente di Libertà e Giustizia, l’associazione il cui obiettivo dichiarato è diventare «l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica». Nulla di più attuale, nel momento in cui i partiti sono al loro minimo storico e le istituzioni si arrovellano in una crisi di difficile soluzione. «Ma non basta un ricambio nei dirigenti e nei parlamentari. Serve di più: un partito nuovo, il partito del domani».
Come sarà fatto questo “partito nuovo”?
Di certo non avrà i fondi che i partiti hanno avuto fino ad oggi: i rimborsi verranno cancellati. Il problema è come si farà politica senza i soldi per tenere in piedi queste macchine, oggi tese ad assicurare posti e a perpetrare il potere. Ma a questo problema nessuno si è dedicato, anche nel Pd. Certo, i democratici hanno molti volti nuovi, ma dietro questi volti non ci sono più le radici nel territorio. Siamo sulle sabbie mobili: da una parte la necessità di una politica totalmente nuova, dall’altra la vecchia politica che non ha le basi per poter esistere domani.
In questo momento cosa vince nei partiti. Il rinnovamento o lo conservazione?
C’è un’immagine, una fotografia, che parla più di tante altre di questo “sconto di civiltà”: l’incontro tra Ugo Sposetti e Denis Verdini, a Roma, a due passi dal Parlamento. È una scena piombata nell’attualità, che chiede un rinnovamento, come un proiettile. Come mai erano così intenti a parlare tra di loro? Temo torni la politica delle grandi intese nascoste. Mentre il Paese chiede ben altro.
Cosa dovrebbe contraddistinguere una politica rinnovata?
Dovrà sostituire alla fedeltà la competenza. Immagino una politica al servizio della comunità e non dei gruppi di potere dentro i partiti. Una politica basata sul volontariato, sull’associazionismo e sulla conoscenza dei problemi. Che non si risolve in un concorso a titoli, nella semplice meritocrazia. Nasce con lo stare nei panni delle persone, nella capacità di custodire e trasmettere i propri ideali.
Bersani, però, alla difesa della “ditta” ha dedicato gran parte delle sua azione nel partito.
È vero, ma è rimasto impigliato nel meccanismo delle primarie, e forse ha inteso il cambiamento solo come meccanismo, prigioniero com’era della nomenclatura, delle grandi assemblee dove tutti parlano: vecchie liturgie, rispettose delle regole ma un po’ inutili.
Che idea si è fatta del M5s?
Hanno molti punti oscuri, a partire dalla loro idea di democrazia e dal carente pluralismo interno. Ma non mi piace il rimprovero un po’ “snob” che molti fanno ai loro eletti, accusati di non esser preparati. La stessa critica non fu rivolta ad esempio a quelli del Pdl. Cioè che mi chiedo è: per produrre un cambiamento era necessario Grillo e l’astensionismo? O sarebbe bastato dare un attento ascolto a ciò che la società civile andava dicendo da anni? Eppure nessuno ci ha prestato orecchio. Anzi, siamo stati indicati come gente che disturba, addirittura antipolitica.
Antipolitica?
Sì, quando Gustavo Zagrebelsky chiese a Napolitano se non fosse meglio ritirare il ricorso alla Consulta sul caso dei pm di Palermo, ci furono articoli, anche sull’Unità, in cui venivamo accusati di antipolitica.
Che ne pensa della scelta di Napolitano, dei suoi saggi?
Non è incostituzionale, niente lo vieta, anche se nulla nella Carta lo suggerisce. In questo periodo d’altronde c’è poco di normale: siamo dinanzi a un governo in carica per l’ordinaria amministrazione che viene resuscitato, a un presidente del Consiglio incaricato e poi congelato, tutto singolare e fuori dalla normale dialettica istituzionale. Però, mi chiedo, come mai in così tanti giorni c’è stato solo un capo del governo incaricato. Perché il Quirinale non ha fatto un secondo, un terzo tentativo?
Perché, appunto?
Ho paura che sia in campo la richiesta di uno scambio tra la tranquillità giudiziaria di Berlusconi e la disponibilità ad affrontare in maniera “regolare” la situazione politica. Spero che il Pd non dia ascolto a queste voci, anche se quando vedo Sposetti con Verdini mi viene un brivido sulla schiena.
Niente larghe intese, per lei, insomma.
Io non mi sarei scandalizzata tanto se in fase così difficile si fosse creato un governo con tutti dentro. Avviene in altri Paesi. Ma da noi no, è impossibile.
La sua associazione ha criticato la mancanza di trasparenza in questa fase politica.
È fondamentale che tutto si faccia alla luce del sole. I saggi ci hanno spiegato che hanno un obbligo di riservatezza. Bene, almeno ci dicano di cosa parlano. Perché se si parla dei problemi di Berlusconi sono sicura che persone come Onida non accetterebbero neppure di iniziare la discussione.
Qual è il primo provvedimento che il Parlamento dovrebbe assumere, secondo voi?
La legge elettorale. Basta abolire questa, e ben venga anche il Mattarellum, l’abbiamo chiesto già 4 anni fa. Poi, avrei detto fino a poco tempo fa, il conflitto d’interessi. Ma senz’altro oggi l’economia viene prima di tutto.
Si parla ancora una volta di modifica della Costituzione.
È un rischio che è in campo. Anzi, è stata messa nel piatto della trattativa, e questo mi indigna particolarmente. Anche perché sappiamo che all’ultimo miglio la destra chiederà il presidenzialismo, che in Italia è un’opzione troppo rischiosa.
Nel piatto della trattativa c’è anche il prossimo presidente della Repubblica.
Il Presidente lo elegge il Parlamento, non i partiti. E può non essere votato da tutti. Anche se eletto da una parte, l’inquilino del Quirinale ha l’eguale dovere di essere un presidente di tutti.
Crede che Berlusconi sia ancora un pericolo?
Sono stata eletta in parlamento solo una volta, nel 1994, insieme ad alcuni colleghi come Miriam Mafai e Corrado Stajano. Il nostro obiettivo era fare una legge sul conflitto d’interessi e l’informazione, per libertà di tutti. Mi sentii rispondere che non capivo nulla di politica, che il conflitto d’interessi era un problema di Berlusconi e conveniva lasciarglielo. In un famoso intervento parlamentare, nel 2002, rivolgendosi ai banchi del centrodestra l’on. Violante lo disse chiaramente: “Nel ‘94 non abbiamo fatto il conflitto di interessi, di cosa vi lamentate?”. Se Berlusconi è ancora lì, ci sarà pure un motivo. Noi, dal nostro canto, continuiamo le battaglie che ci contraddistinguono. Come la manifestazione a piazza Fontana, a Milano, luogo simbolo della giustizia negata, contro il blitz dei parlamentari Pdl al palazzo di giustizia.
Napolitano, quei parlamentari, li ha ricevuti il giorno dopo al Quirinale…
Avrebbe potuto evitare.

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