Emergenza democrazia

29 Mar 2013

Certo, di un governo c’è sempre più bisogno. Ma è necessario che nasca con trasparenza. Senza rattoppi e compromessi tutti al ribasso. Soprattutto, senza ricatti. Altrimenti, questo marasma risulterà insopportabile. E la strada di nuove elezioni, anche sotto la calura estiva, sarà una scelta obbligata.

E’ una crisi senza precedenti. La più drammatica nella storia della nostra Repubblica. Il capo dello Stato ha preso in mano i fili di un’iniziativa d’emergenza, in modo insolito ma solenne. Però, nemmeno Giorgio Napolitano ha la bacchetta magica. Le  nuove consultazioni sono in corso al Quirinale, mentre scriviamo. Si alternano spigoli e chiusure, ipotesi e subordinate, tentativi di bluff. Andiamo su e giù per le montagne russe. In una crisi eccezionale,  di sistema. Che richiede coraggio, ma anche la necessaria dose di pragmatismo se non si vuole affondare in una rovinosa palude.

Per primi dovrebbero venire i fatti e le cifre. Fatti e cifre che ci dicono come la condizione economica del Paese si avviti in una spirale sempre più perversa. Tutti gli indicatori segnalano il peggio: meno produttività, meno occupazione, previsioni del prodotto interno lordo, il Pil, ancora più negative che in passato, e così seguitando. Soltanto lo spread è in crescita. Il compito di un governo, qualsiasi governo, dovrebbe essere rivolto anzitutto all’emergenza economica, alla ricerca delle misure più urgenti, e più condivise, che possono allontanarci dal baratro. L’opera è ardua, ma indifferibile. Presuppone che tutte le forze in campo cedano qualcosa del proprio per dare al Paese quello di cui ha bisogno. Nello stesso tempo, bisogna mettere mano alle riforme che, in questa fase, sono più urgenti e, per così dire, più “concrete”. Anche qui, niente sotterfugi, arabeschi, minuetti. Evitiamo di parlare ancora di “doppio binario”, di una Convenzione incaricata di redigere una bozza di riforma costituzionale. Non vogliamo penalizzare la “buona volontà” di Bersani.. Ma questa proposta si è rivelata, allo stesso tempo, debole e opaca. Se voleva aprire la strada a una qualche forma di desistenza da parte del Pdl, si è rivelata ben presto fallimentare. In cambio, ha suscitato le legittime preoccupazioni di chi non accetta manovre poco chiare, concessioni di credito ingiustificate, quando si tratta della Costituzione. Facciamo, dunque, quello che è, al momento, più urgente e più realistico. Cambiamo, piuttosto, l’orrenda legge elettorale. La riforma non ci assicura, per se stessa, la governabilità, ma cancella quanto meno le storture del Porcellum. Si può, nel contempo,  fare un pezzetto di riforme costituzionali, come l’abolizione delle Province e la riduzione dei parlamentari. E’ già molto, nelle presenti condizioni, perché si sa che si tratta pur sempre di un governo d’emergenza, a termine. Dietro al quale si profila ancora il ritorno alle urne, quando le condizioni saranno meno drammatiche.

E’ più idoneo, a questo fine, un esecutivo politico o un governo “di scopo”, “del Presidente”? Saranno i fatti a decidere. Sappiamo che, in ogni caso, tanto nella prima quanto nella seconda ipotesi, gli ostacoli sono molti. Bersani si è scontrato, da una parte, contro il diniego irridente del Movimento 5Stelle, dall’altra, con le proposte “indecenti” di Berlusconi. Beppe Grillo ha perseguito la linea del rifiuto, del dileggio, dello schiaffo. Poi, a sorpresa, ha messo sul tavolo una mezza apertura, non si sa se quanto convinta: questa posizione potrebbe cambiare se, uscito di scena Bersani, si profilasse una convincente soluzione “similtecnica”, intorno a una personalità al di fuori dei partiti. Berlusconi, ringalluzzito dai sondaggi, ha, a sua volta, alzato il tiro: o accordo sul Quirinale o si torna alle urne. Il Cavaliere pretende la scelta del successore di Napolitano,  non si accontenta di scegliere tra i petali di una rosa offerta del Pd. Non basta: dichiara di poter accettare solo l’ipotesi di un governo di larghe intese, presieduto da un esponente del Partito democratico, ma con al suo interno anche esponenti di provenienza Pdl. Sul Pd si riversano, a questo punto, i maggiori problemi. Se risulta sbarrata la strada del “cambiamento”, da percorrere grazie a un punto d’incontro con i grillini, che fare? Di governissimo col centrodestra nemmeno a parlarne. E’ possibile qualche escamotage, che garantisca la “non ostilità” del Pdl, senza perdere per questo la ragion d’essere del partito e la fiducia del proprio elettorato? Domande difficili, su cui vacilla l’iniziale unità interna.

Certo, di un governo c’è sempre più bisogno. Ma è necessario che nasca con trasparenza. Senza rattoppi e compromessi tutti al ribasso. Soprattutto, senza ricatti. Altrimenti, questo marasma risulterà insopportabile. E la strada di nuove elezioni, anche sotto la calura estiva, sarà una scelta obbligata.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.