Il lavoro: una questione imprescindibile

18 Mar 2013

La settima edizione della scuola di formazione politica di Pavia tenuta da LeG si è svolta il 16 e 17 marzo: due giorni dedicati al diritto del lavoro e dei lavoratori. La competenza dei relatori e l’attualità del tema hanno reso le due giornate particolarmente interessanti, soprattutto agli occhi vivaci dei giovani, le cui presenze hanno arricchito la scuola più che negli anni passati. Guarda le foto, iscriviti al secondo modulo

La scuola di formazione politica di Pavia tenuta da Libertà e Giustizia è giunta alla settima edizione. Il primo modulo della scuola, che si è tenuto presso il Collegio Ghislieri di Pavia sabato 16 e domenica 17, è stato aperto con un intervento del prof. Salvatore Veca, che ha espresso, dando avvio ai lavori della scuola, grande soddisfazione per il risultato raggiunto e per l’impegno dell’associazione nell’approfondimento delle più attuali tematiche politiche e sociali. Un programma ambizioso, quello della scuola, quest’anno: affrontare il tema del lavoro come questione sociale, avvalendosi della ormai consueta scansione in due moduli. Il primo (16/17 marzo) per affrontare il tema della ricerca giuridica del diritto al lavoro e per confrontare, sulla base di un’analisi delle trasformazioni del “lavoro che cambia”, proposte e provvedimenti possibili. Il secondo (6/7 aprile) per approfondire le politiche pubbliche e sociali del lavoro, estendendo in conclusione lo sguardo sulla crisi dell’occupazione allo scenario europeo e mondiale.
La competenza dei relatori e l’attualità del tema hanno reso le due giornate particolarmente interessanti, soprattutto agli occhi vivaci dei giovani, le cui presenze hanno arricchito la scuola più che negli anni passati.
In mattinata, il prof. Ernesto Bettinelli, ordinario di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Pavia, ci ha guidati in un accattivante viaggio nei percorsi giuridici delle nostra Carta Costituzionale, illustrando il significato del lavoro come fondamento costituzionale della sovranità e raccontando il percorso genetico dell’art. 1 della Costituzione, risultato non già di un compromesso tra forze politiche, ma scelta consapevole del legislatore costituente. Si tratta di un precetto significante, del quale i prof. Bettinelli e Veca hanno colto le sfumature giuridiche e politiche, richiamando i grandi del pensiero politico e filosofico. Il lavoro, nella trattazione del prof. Bettinelli, attraversa l’intero testo costituzionale, in un legame inscindibile con la dignità di tutti i consociati. La relazione tra occupazione e democrazia, la portata del deficit di rappresentanza che il problema dell’occupazione può cagionare sono emersi, grazie anche alla preziosa “guida” dei relatori, nel vivace dibattito degli allievi della scuola.

Nel pomeriggio, il prof. Gian Primo Cella, esperto di sociologia economica del lavoro, ha esposto le problematiche connesse al significato sociale del lavoro, inteso come veicolo di inserimento del lavoratore in un contesto di relazioni, focalizzandosi sul problema dell’esatta rappresentazione del lavoro, sulla necessità di coglierne l’esatto valore sociale. Una trattazione complessa ma strettamente connessa alla questione della dignità del lavoro e al valore del lavoro come forma di riconoscimento sociale.
Il prof. Tiziano Treu, ordinario presso l’Università Cattolica di Milano e più volte Ministro del Lavoro, ha illustrato le difficoltà del giurista del lavoro nell’orientarsi in un diverso contesto economico-politico, dovendosi ora focalizzare l’attenzione del giuslavorista non solo ed esclusivamente sulle tematiche dei diritti del lavoratore e dei rapporti contrattuali con il datore di lavoro, ma essendosi aperta la prospettiva del giuslavorista sulle dinamiche del mercato del lavoro, e dunque sul problema della creazione di nuova occupazione. Emerge allora una prospettiva nuova, particolarmente accattivante per i giovani futuri giuristi: ripensare il diritto del lavoro e la scienza del diritto, mettendo in discussione la trattazione “monolitica” fondata sul modello del contratto classico della subordinazione a tempo indeterminato.
Il dibattito è stato, grazie anche alla sintonia tra i relatori, che hanno dato vita negli anni ad una lunga collaborazione, particolarmente fecondo: le questioni della tutela dei lavoratori “atipici” e le problematiche connesse al welfare si sono così intrecciate con il giudizio sulla Riforma Fornero, con la costante attenzione dei relatori alla ricostruzione del contesto economico internazionale, che inevitabilmente condiziona il futuro del diritto del lavoro e le scelte di politica legislativa. Emerge ancora il problema della certezza del diritto e della capacità della legislazione di dare risposte, attraverso le ricette della flessibilità, nelle sue molteplici accezioni o, viceversa, percorrendo la più difficile strada, che a noi di LeG sempre quella più compatibile costituzionalmente, delle maggiori tutele a favore del lavoratore, che soffre lo squilibrio contrattuale, accentuato dalla tempesta della crisi economica.

In serata, la sociologa Francesca Zajczyk, docente presso l’Università Milano Bicocca, ha illustrato il problema della collocazione della donna nel mondo del lavoro. Sono state indagate le complesse cause sociali della disoccupazione femminile, ricorrendo alla scienza statistica ma soprattutto a studi di psicologia sociale. Durante il dibattito sono emerse le sfumature culturali di un deficit tutto italiano: il lavoro femminile, che rappresenterebbe un fattore di crescita economica ma anche demografica, fatica ad emergere in ambito aziendale e nell’ambito di realtà lavorative in cui la flessibilità dei tempi di lavoro poco si concilia con la maternità e la cura della famiglia. La speranza di cambiamento ha tuttavia accompagnato la trattazione della relatrice, che ha portato molteplici esempi di modelli virtuosi e segnali di cambiamento importanti, seguiti anche a specifici interventi del legislatore: la norma giuridica non è sufficiente di per sé a cambiare la realtà sociale, eppure essa può fornire impulsi di cambiamento irrinunciabili e fondamentali affinché si possa cogliere la fondamentale occasione di fare largo alle donne nel mondo del lavoro, lasciando spazio alla loro professionalità e alla loro competenza.
Una giornata, quella di sabato, ricca di stimoli e di occasioni di riflessione per gli allievi della scuola di Pavia, messi di fronte alla crisi del mercato del lavoro e del welfare, ma soprattutto alla crisi del legislatore e del giurista del lavoro.

La trattazione del lavoro come questione sociale è proseguita nella mattinata di domenica, con gli interventi del prof. Scarpelli, docente ordinario di diritto del lavoro presso l’Università di Milano- Bicocca, e del prof. Stefano Bollani, ordinario di diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Pavia.
Il prof. Scarpelli ha esposto con chiarezza l’evoluzione della scienza del diritto del lavoro nel contesto giuridico italiano, segnalando le nuove sfide con le quali il giuslavorista deve confrontarsi, in un contesto legislativo caotico aggravato dalla crisi della contrattazione collettiva e dalla frammentazione del mondo sindacale.
Il prof. Bollani ha evidenziato gli aspetti critici della nostra legislazione lavoristica e le sue insufficienze, inquadrando con limpidezza il ruolo del legislatore comunitario e lo sviluppo del dibattito europeo sui temi dell’occupazione e del mercato del lavoro.
Il bilancio su questo primo modulo della Scuola di Pavia non può che essere più che positivo: la competenza e la professionalità dei relatori, la curiosità degli allievi e la complessità delle tematiche affrontate hanno arricchito i presenti, stimolato riflessioni ed interrogativi.
L’appuntamento è ora il 6/7 aprile 2013 con il secondo modulo della Scuola di Pavia, dedicato alle politiche economiche e sociali del lavoro, con la presenza di relatori d’eccezione, quali Chiara Saraceno e Stefano Rodotà.

* Studentessa di giurisprudenza all’Università di Pavia e allo IUSS di Pavia. Socia di LeG

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