Testimonianza per l’uguaglianza davanti alla legge

15 marzo 2013
12:00 - 13:00

Città: Bologna
Luogo:
Indirizzo: angolo via d'azeglio/farini (catena)

Libertà e Giustizia denuncia la grave irruzione dei parlamentari del Pdl dentro il Tribunale di Milano che rischia di mettere a repentaglio la serenità della Giustizia.

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LeG Bologna

1 commento

  • Il Capo dello Stato che predica l’illegalità

    Al cittadino che esponeva che i comportamenti illeciti e i provvedimenti illegali di pubblici amministratori, ministri e magistrati gli avevano procurato ingenti danni la Presidenza della Repubblica faceva “presente che il Capo dello Stato non interferisce con la funzione giurisdizionale, il cui autonomo ed indipendente esercizio è costituzionalmente riservato alla magistratura” (prot. SGPR 14/05/2007 0054248P ), con ciò dimostrando di non percepire la differenza fra la funzione costituzionalmente riservata al potere esecutivo (art. 97) e al potere giudiziario (art. 101) e la condotta illegale, sanzionabile ai sensi dei codici disciplinare, amministrativo e penale.
    Riporto la lettera di contestazione del cittadino alla sopra citata nota.

    “Egregio Direttore,
    sommessamente, ma energicamente, contesto le Sue affermazioni. Le mie numerose lettere alla Presidenza della Repubblica riguarda­no non la questione del legittimo esercizio della funzione giurisdi­zionale, ma quella, differente, della manifesta violazione della leg­ge da parte dell’organo giurisdizionale di ultima istanza e, quindi, della violazione degli articoli 101 e 111 della Costituzione. Si tratta di un’attività criminosa che vìola i diritti fondamentali dell’uomo, lede gli interessi pubblici, distrugge lo stato di diritto. Ribadisco, perciò, che … non ho chiesto al Presidente Napolitano di interferire con il legittimo esercizio della funzione giurisdizionale, né di intervenire su provvedimenti che definiscono i procedimenti giudiziari. Il Presidente della Repubblica, supremo custode della Costituzione, ha l’obbligo giuridico e morale di im­personare lo Stato così come delineato dalla Carta costituzionale e, quindi, di tutelare l’osservanza della Costituzione nello svolgimento dell’attività degli organi costituzionali. La Presidenza della Repub­blica dimostra di non percepire nella sua pienezza il ruolo che la Costituzione le assegna…”

    E’ destituita di fondamento la tesi che il giudice possa discrezionalmente decidere di applicare o non applicare la legge vigente, di cambiare il nero in bianco e il bianco in nero, di applicare norme inesistenti, ricavate dalla letteratura o dalla lettera della moglie, dell’amante o del compare in affari, e, quindi, di fare commercio della propria funzione.
    Ha scritto il giurista Sergio Chiarloni: “succede così che la giurisprudenza della Cassazione as­somigli ad un supermercato nei cui scaffali i clienti – i litiganti – riescono facilmente a trovare il prodotto che cercano”. Quale interesse spinge il Presidente della Repubblica a difendere una giustizia-farsa che consente di aprire 42 procedimenti penali inutili nei confronti di un amministratore pubblico? Quale cultura inquinata lo induce a considerare espressione di funzione giuridicamente corretta la grave e manifesta violazione di legge che non può non dissimulare un fine illecito?

    La criminalità legalizzata ha impedito la nascita della Repubblica democratica fondata sul lavoro immaginata dai Padri costituenti e favorito l’affermarsi della Repubblica del privilegio e del malaffare, che il Sovrano potrà abbattere soltanto con l’istituzione di un Tribunale del Popolo.

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