La lotta per la legalità unisca tutti i democratici

13 Mar 2013

Il centrosinistra, invece di dividersi tra chi è più o meno di sinistra, capisca che la battaglia per la legalità, centrale anche sotto il profilo economico, è in grado di unire tutti i democratici. La lotta contro i disonesti, per questo, non può essere pavidamente delegata solo ai magistrati. Leggi l’articolo di Elisabetta Rubini “La portata eversiva dell’invasione del Tribunale”.

Per difendere Berlusconi dai processi i suoi uomini le avevano tentate tutte. Avevano usato i poteri di governo e la maggioranza parlamentare di cui disponevano per confezionare leggi che salvassero il capo. Avevano ridimensionato i reati di cui era accusato  come è accaduto per il falso in bilancio, accorciato i termini di prescrizione, tentato di predisporre scudi giudiziari per il presidente del consiglio. E tanto altro ancora.
Questa lunga, indecente, battaglia era stata condotta in passato attraverso l’uso distorto e strumentale delle istituzioni e della legge, ma nel loro formale rispetto. Anche i tanti rinvii per legittimo impedimento erano ottenuti nei casi previsti.
Nonostante tutto questo, però, i nodi per Berlusconi stanno venendo al pettine e i processi stanno arrivando a sentenza l’uno dopo l’altro. Siamo ben lontani da sentenze definitive di condanna e dunque dalla esecuzione delle relative pene, ma pur sempre di sentenze si tratta. La prima, pesante condanna è già arrivata ed altre sono possibili nei prossimi tempi.
Berlusconi e i suoi, allora, abbandonano il doppiopetto e passano all’attacco diretto e frontale delle istituzioni. Mentre il capo è in ospedale, i suoi presidiano il Tribunale di Milano, arrivano quasi alla intimidazione fisica raggiungendo la porta dell’ufficio di Ilda Boccassini, strumentalizzano senza vergogna il ricordo di Falcone e Borsellino.
Se qualcuno aveva ancora bisogno di una prova della vera natura del berlusconismo, è arrivata.
E’ il tentativo di porsi sopra la legge nell’interesse di un imputato ma, prima ancora, è una dichiarazione esplicita di ostile estraneità alle istituzioni e alla democrazia nonostante il canto protervo e insieme patetico (come il ricovero di Berlusconi in ospedale) dell’inno di Mameli.
E’ la dimostrazione, superflua, che in tutti questi anni le istituzioni sono state occupate da un grumo di improbabili statisti che avevano come principale obiettivo l’impunità del capo ad ogni costo e la tutela dei suoi interessi.
La corruzione di parlamentari per mantenere il potere nel 2008, in particolare, è di  insopportabile gravità per la diretta lesione della sovranità popolare espressa dal risultato elettorale.
E’ possibile che alla ripresa dei processi accada qualcosa di ancora più grave , perché è certo che né i magistrati del pubblico ministero né i giudici arretreranno di un millimetro rispetto ai loro doveri.  Sono doveri di imparzialità e di rispetto dei diritti dell’imputato, naturalmente. Ma comprendono il dovere di difendere il processo da attacchi e intimidazioni, per raggiungere un risultato che sia di giustizia.
Per questo, la “tranquillità del diritto”, di cui Gustavo Zagrebelsky ha scritto recentemente, solo in astratto è in pericolo. Si può star certi che i magistrati di Milano, come quelli di Napoli, manterranno nervi saldi e testa fredda nel giudicare l’imputato dimenticando, in camera di consiglio, il nome dell’imputato, le ricadute politiche e le intimidazioni subite.
Avremmo preferito che Berlusconi fosse sconfitto dal disprezzo popolare e dalla buona politica. Così non è stato e non sarà, per tante ragioni che non vale ripetere.
E allora può accadere davvero che la fine politica di Berlusconi avvenga per via giudiziaria. Sarebbe una conclusione molto amara, perché vorrebbe dire  che la società italiana e la classe politica sono per il futuro a forte rischio di incursioni di  nuovi avventurieri.
Ma sarebbe anche, in fondo, una conclusione consolante: la prova che le istituzioni repubblicane sono in grado di reggere urti violentissimi.
Intanto, la politica non chiuda gli occhi ancora una volta. Un accordo con Berlusconi sul nome del prossimo Presidente della Repubblica sarebbe, alla luce di quello  che accade, una coltellata alle spalle della democrazia e dei cittadini onesti. Le istituzioni non sono di proprietà di nessuno, questo è vero, ma chi le attacca si pone al di fuori e lì va tenuto.
E il centrosinistra, invece di dividersi tra chi è più o meno di sinistra, cerchi finalmente di capire che la battaglia per la legalità, centrale anche sotto il profilo economico, è in grado di unire tutti i democratici.
La lotta contro i disonesti, per questo, non può essere pavidamente delegata solo ai magistrati.

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